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Il primo titolo tra i pro lo ha vinto in doppio accanto a Jannik Sinner. Ma oggi il 19enne triestino cerca di farsi largo anche in singolare, forte di un fisico da bombardiere, di un'educazione importante ricevuta da una famiglia di sportivi e di una mentalità da professionista completo
di Cristian Sonzogni | 02 aprile 2021
Con tutta l'abbondanza di questi tempi, in Italia rischiano di passare inosservati alcuni risultati che in altri periodi sarebbero stati oro colato. Per esempio, la scorsa settimana nel 15 mila dollari sulla terra della croata Opatija, che in italiano sarebbe Abbazia, abbiamo avuto una finale tutta tricolore.
Da una parte Giovanni Fonio, che non è più un Next Gen ma in fondo è appena uscito dal gruppo degli Under 21; dall'altra Giacomo Dambrosi (tutto attaccato, senza apostrofi), che invece di anni ne ha soltanto 19, e che nelle ultime settimane ha saputo dare un'accelerata importante ai suoi risultati e alle sue ambizioni.
Per la cronaca, ha vinto Fonio, ma per una volta parliamo dello sconfitto. Un ragazzone sul metro e 95, che ha tennis e mezzi atletici tali per poter davvero diventare un altro componente della nostra pattuglia dei top 100.
Nato a Trieste il 20 agosto del 2001, Giacomo ha conquistato i suoi primi successi da professionista in doppio, accanto a Jannik Sinner, suo compagno di allenamenti per un periodo nel Team Piatti di Bordighera. Nel 2018, a Santa Cristina di Val Gardena (sulla terra), Jannik e 'Jack' hanno conquistato il titolo al loro secondo torneo insieme.
Poi i due hanno giocato un altro paio di eventi del circuito insieme, prima che le loro strade si separassero: con la vittoria di Bergamo nel 2019, Sinner prese la strada che adesso lo ha portato a diventare protagonista assoluto nel Tour maggiore.
Ma non è che Dambrosi si sia perso, al contrario. Dambrosi ha semplicemente fatto un altro percorso, perché non tutti sono fenomeni di precocità e non tutti possono bruciare le tappe. Così il friulano ha cominciato a frequentare il circuito minore, senza peraltro riuscire a ottenere subito risultati importanti.
Anche l'arrivo della pandemia sembrava aver contribuito a ritardare i progressi del 19enne azzurro, invece da inizio 2021 le cose sono cambiate in maniera radicale: prima una semifinale a Nur Sultan, con alcune vittorie pesanti su bombardieri molto insidiosi sul veloce, per esempio il finlandese Virtanen.
Poi la finale ad Abbazia, stavolta su terra. Come sulla terra era arrivata in precedenza, proprio nella sua Trieste, una bella prestazione contro Carlos Alcaraz nelle qualificazioni del Challenger di casa. A rimarcare che il ragazzo si sa adattare un po' a tutte le superfici, malgrado un fisico strutturalmente più adatto all'uno-due da hard-court.
Dopo le esperienze a Vicenza e a Bordighera, Giacomo si è allenato nel Centro Tecnico di Tirrenia e oggi è Mosè Navarra a guidarlo, dall'alto di un'esperienza che potrà essere determinante nei prossimi anni per fare in modo che il triestino arrivi a esplorare i propri limiti.
In famiglia Dambrosi lo sport è una costante, anche se il tennis è stata una scoperta recente, grazie al percorso di Giacomo. Nonno Narciso è stato portiere della Triestina negli anni Sessanta, ma da piccolo 'Jack' aveva la passione per il basket, suggerita in qualche modo da una statura che avrebbe aiutato il suo percorso nella pallacanestro.
Invece, per nostra fortuna, il piccolo Dambrosi scelse il tennis, e proprio grazie alle sue caratteristiche da pivot, oggi si trova in dote un servizio già importante, che lo aiuta parecchio soprattutto sulle superfici veloci. Parliamo già del triestino più forte degli ultimi 10-15 anni, ma questo non basta. Qui si tratterà di provare a prendersi un posto fra i top 100 che da qualche tempo Giacomo sta dimostrando di poter sognare con ambizioni più che legittime.
La carriera da Juniores, dove non ha avuto acuti particolari e che non lo ha mai visto entrare fra i top 100, è stata abbandonata prima del limite, un po' sulla falsariga dell'esperienza di Sinner. L'obiettivo non era fare punti tra i giovani, ma fare esperienza fra i più grandi.
Proprio questo percorso, adesso, sta cominciando a dare i primi frutti, e Dambrosi si prepara a dare la caccia al suo primo titolo Itf. Un obiettivo intermedio, che però potrebbe essere una prima pietra nella costruzione dell'ennesimo talento made in Italy di questa età dell'oro che non accenna ad esaurirsi.
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