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Campioni next gen

Cobolli visto da... Cobolli. Ecco il sesto uomo di Davis

Convocato da Volandri come sparring per fare esperienza, il giovane romano trova un'ulteriore conferma della sua crescita. Il padre e coach Stefano ci racconta come hanno vissuto la prima esperienza Slam e come programmano il futuro

28 febbraio 2022

Flavio Cobolli Challenger Biella

Il servizio di Flavio Cobolli (foto Eletto)

Flavio Cobolli è il nuovo che avanza. Romano, classe 2002, nel 2021 ha guadagnato oltre 600 posizioni in classifica, complici l’esordio nel circuito maggiore (a Parma) e due finali a livello Challenger. Capitan Volandri lo ha chiamato con il resto della squadra per fargli vivere l’esperienza Davis a Bratislava il prossimo 4 e 5 marzo. Papà Stefano (ex numero 27 ATP) lo allena da sempre e lo conosce come nessun altro. Proprio a lui, al coach, abbiamo fatto qualche domanda.

Come avete approcciato alla pre-season che vi ha portato a giocare le prime qualificazioni ad un torneo dello Slam?

“Come da programma abbiamo svolto la preparazione invernale sui campi del Tennis Club Parioli di Roma, dove ormai facciamo base da settembre. Dopo l’ultimo torneo a Forlì della seconda settimana di dicembre, ci siamo allenati per una ventina di giorni e siamo partiti per l’Australia. Rientrati da Melbourne abbiamo scelto di concentrarsi sulla parte fisica, optando per eventi indoor e non per la terra sudamericana al fine di fare ulteriori esperienze su questo tipo di superficie. L’off-season è stata dura, devo ammetterlo. Abbiamo anche avuto un incontro a Tirrenia con Danilo Pizzorno, con il quale ci siamo dedicati 48 ore alle videoanalisi, individuando alcuni aspetti tecnici da sistemare: su tutti servizio, dritto e rovescio in back”.

Flavio Cobolli esulta (foto Marta Magni/MEF Tennis Events)

Nel 2020 eravate stati in Australia da under 18, questa volta da “grandi”. Cosa è cambiato?

“Fortunatamente non è cambiato molto. Flavio si è conquistato con merito la classifica per prendere perde alle qualificazioni degli Australian Open e questo gli ha dato molta consapevolezza e convinzione nei propri mezzi. Quello che ho notato è stata una normale emozione nel giocare sia il match di primo turno che quello decisivo per l’approdo al main draw. La tensione, in questi casi, è la cosa più naturale del mondo. Bene o male i protagonisti del tabellone cadetto li aveva affrontati tutto lo scorso anno nei tornei challenger, sapendo di potersela giocare alla pari con molti di loro. Nel momento in cui ha percepito che il tabellone principale era davvero lì, ad un passo, è stato un po’ frenato dall’aspetto emotivo”.

Come esce Flavio da questa esperienza?

“Non mi ha raccontato molto di ciò che ha sentito dentro ma ne esce di certo più maturo. A mio avviso il fatto che si sentisse a proprio agio lo ha aiutato. So che in un paio di circostanze lo hanno scambiato per uno junior, soprattutto dal punto di vista fisico, questo lo ha fatto un po’ arrabbiare o rosicare, come diciamo a Roma. Al momento è al limite tra un under 18 e un giocatore “grande”, dobbiamo lavorarci aspettando anche che il tempo faccia il suo corso”. 

Il rovescio di Flavio Cobolli (foto Magni/MEF)

Facciamo un passo indietro al 2021, all’esordio nell’ATP di Parma e alle due finali Challenger di Roma e Barletta. Che importanza ha avuto lo scorso anno nella vostra crescita?

“Ognuno ha il proprio percorso, lo dico da sempre. All’inizio del 2021 stava giocando solamente 15.000 dollari, vincendo alcuni match senza però mai spingersi oltre i quarti di finale. Dopo uno scossone che gli ho dato al termine di una brutta partita, ad Antalya, ha vinto il torneo e poi il suo primo incontro a livello Challenger. Da quel momento in poi è scattato qualcosa e ci siamo resi conto insieme di poter giocare quel tipo di tornei alla pari con tutti. Tanti ragazzi hanno il tennis per poter giocare nei Challenger ma senza quel click dal punto di vista mentale, abbastanza complicato da acquisire, è dura. Lui ha avuto la fortuna di farlo subito e abbiamo cavalcato l’onda restando con i piedi per terra”.

Attualità. Capitan Volandri ha chiamato Flavio come “sesto” per fargli vivere le emozioni della Davis a Bratislava con il resto del gruppo. Siete contenti?

“Partiamo dal presupposto che, ovviamente, non si tratta di una vera e propria convocazione. Quando mi è stata proposta ho accettato perché ho capito che c’è grande considerazione da parte di Volandri e della Federazione. Deve essere bravo Flavio, adesso, a carpire tutto ciò che di buono si può trarre da una esperienza di questo tipo, dall’ambiente agli allenamenti. Quando rientrerà ci dedicheremo alla terra battuta in vista dei due Challenger di Roseto degli Abruzzi. Il resto verrà pianificato anche in virtù della classifica del momento”.

Per concludere, come giudica questo straordinario momento del tennis italiano?

“Le cose stanno andando davvero bene. L’Italia è non solo una delle nazioni più forti al momento ma può anche guardare al futuro con grande ottimismo. In ottica Davis e ATP Cup dovremo riuscire a trovare la quadra sul doppio e le alternative, per fortuna, non mancano. Possiamo toglierci delle belle soddisfazioni”.

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