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Campioni nazionali

Mager, Travaglia e Caruso: anche così l’Italia è una potenza - Video

Nella stagione sconvolta dalla pandemia hanno vissuto momenti di gloria facendo segnare il proprio best ranking: il tennis azzurro chiude l’anno con otto giocatori nella Top 100 mondiale. E’ stato il tema della 22esima puntata di "2020 Reloaded" su SuperTennis

di | 21 dicembre 2020

Stefano Travaglia e Corrado Barazzutti

Stefano Travaglia ascolta i consigli di Corrado Barazzutti (foto Sposito)

Un anno che nella sua tragicità sarà impossibile dimenticare, ovviamente per ragioni extrasportive, però il 2020 è stato davvero da incorniciare per il tennis italiano. Soprattutto sul versante maschile, dove la crescita è continuata in maniera esponenziale fino a culminare con la presenza pressoché stabile di otto azzurri fra i primi cento del mondo.
Nella classifica ATP ‘end year’, quella con cui il circuito ripartirà a gennaio, l’Italtennis dunque può godersi un top ten (Matteo Berrettini) e un top 20 (Fabio Fognini), insieme ad altri sei connazionali nella Top 100, l’agognato club a cui ambiscono tutti i professionisti della racchetta: nomi noti agli appassionati come quelli di Lorenzo Sonego, Jannik Sinner, Stefano Travaglia, Salvatore Caruso, Marco Cecchinato e Gianluca Mager. E grazie alle loro performance quello tricolore è il quarto contingente più numeroso all'interno dei top 100 dopo Francia (11 giocatori), Spagna (10) e Stati Uniti (8).

Insomma, almeno su questo fronte, l’Italia è una delle superpotenze mondiali. Ed è il tema a cui è stata dedicata la ventiduesima puntata di “2020 Reloaded” su SuperTennis.

Se è stata un’annata con più ombre che luci per le punte di diamante Matteo Berrettini (dopo la strepitosa cavalcata del 2019 che lo ha portato ad essere il quarto azzurro nell’Era Open ad entrare in top ten), comunque tutt’ora sulla decima poltrona, e Fabio Fognini, 17° al termine di una stagione segnata dalla doppia operazione alle caviglie e poi dopo il lungo stop anche dalla positività al coronavirus, gli exploit da applausi sono stati quelli compiuti da Lorenzo Sonego e Jannik Sinner.

Il torinese è arrivato al numero 33 (la Top 30 è distante meno di 80 punti) ed è stato capace di scrivere una pagina di storia con il successo sul numero 1 del mondo Novak Djokovic a Vienna, dove si è spinto sino alla finale – argomento al centro di una delle prossime puntate – mentre il 19enne di Sesto Pusteria, dopo i quarti al Roland Garros da debuttante, ha firmato l’impresa di conquistare un titolo ATP a Sofia (il più giovane italiano di sempre a riuscirci) a dodici mesi di distanza dal trionfo alle Next Gen ATP Finals di Milano, spingendosi fino alla 37esima posizione mondiale, in assoluto il migliore 2001 in classifica (pure al golden boy altoatesino sarà dedicata una puntata ad hoc).

Ma nell’anno della rinascita di Marco Cecchinato (finalista al “Sardegna Open” e numero 80 ATP) a far parlare di loro, segnando tutti i propri best ranking sono stati anche Stefano Travaglia, numero 74, Salvatore Caruso, 76esimo, e Gianluca Mager, ora al 100esimo posto, dopo essere salito fino alla 77esima posizione mondiale.

E' doveroso, allora, ripercorrere la stagione di questi tre giocatori, carta d’identità alla mano non più giovanissimi ma in grado di meritarsi le attenzioni del grande pubblico. E curiosamente tutti nati nel mese di dicembre…

Gianluca Mager

Si è preso tutto in un paio di settimane Gianluca Mager, che aveva chiuso il 2019 in 118esima posizione nella graduatoria mondiale: top 100, primo top ten battuto in carriera a Rio de Janeiro (Dominic Thiem), prima finale in carriera nel circuito maggiore sempre all’ombra del Cristo Redentore e, ciliegina sulla torta, la prima convocazione in azzurro per la sfida di Coppa Davis a Cagliari contro la Corea del Sud.

Ebbene sì, il Carnevale di Rio resterà nella memoria del tennista di Sanremo, protagonista di un torneo da romanzo, partendo dalle qualificazioni, tra pioggia, interruzioni e match vinti contro pronostico (compreso quello all’esordio nel main draw con il norvegese Casper Ruud). Ha perso in finale nel “500” brasiliano contro il lanciatissimo top 20 Cristian Garin, ma quell’exploit ha impresso una svolta alla carriera del ligure, che aveva vinto il primo incontro nel tabellone principale di un torneo Atp nell’ottobre dello scorso anno a Stoccolma. E nel giro di un paio di settimane la chiamata di Corrado Barazzutti e un’indimenticabile prima volta a difendere il Tricolore. Con tanto di debutto vincente, nel secondo singolare della sfida con gli asiatici, disputata a porte chiuse per via del diffondersi del coronavirus.

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L'abbraccio tra Gianluca Mager e Corrado Barazzutti (foto Sposito)

Per me vestire la maglia della Nazionale è il massimo, dal primo giorno in cui da bambino ho preso in mano una racchetta da tennis sognavo di giocare in Davis – ha ricordato Mager, che ha spento 26 candeline il 1° dicembre -. In campo quindi ero emozionato, avrei voluto il pubblico, 3000 persone tutte per me non mi sono mai capitate. La Sardegna avrà sempre un posto speciale dentro di me…”.

A riportare bruscamente alla realtà Gianluca ci ha pensato la pandemia con il lungo stop al circuito. “Ho passato due mesi incredibili, pieni di soddisfazioni e forti emozioni. Poi però mi hanno stoppato proprio sul più bello: per un tennista la forza della fiducia è fondamentale. Dopo la sospensione dell’attività per cinque mesi, quando abbiamo ricominciato mi sono accorto di aver perso un po’ di quelle sensazioni positive di inizio 2020. Sono comunque soddisfatto di come è andata la stagione, prima della quarantena ho espresso il mio miglior tennis di sempre, giocando dei match a livello altissimo contro avversari molto forti. Ed è ciò che mi conforta in vista del 2021: sento di essere competitivo, nella speranza che l’anno prossimo si possa giocare tanto”.  

Stefano Travaglia - Foto Sposito

Nella rosa dei cinque nomi selezionati dal capitano di Davis c’è anche un’altra new entry, ed è Stefano Travaglia, che ha aperto il suo 2020 con la finale nel secondo challenger australiano di Bendigo, seguita dalla semifinale a Bangalore a metà febbraio. Alla soddisfazione della prima convocazione per il giocatore di Ascoli Piceno, che compirà 29 anni il 28 dicembre, si unisce la gioia per l’esordio, bagnato dal successo (60 61 a Yunseong Chung) per il definitivo 4-0. “Ricorderò Cagliari per sempre, il debutto in Davis non si dimentica – sottolinea il marchigiano – E la Sardegna mi ha anche permesso di iniziare il mio percorso come professionista con i tanti tornei che ho giocato al Forte Village”.

Poi, la ripresa del tour a fine agosto nella “bolla” newyorchese senza acuti, prima del ritorno sull’amata terra, che gli regala gli altri momenti forti dell’annata. ‘Steto’ si regala infatti gli ottavi agli Internazionali BNL d’Italia -  peccato che non ci sia il pubblico al Foro Italico – mettendo sotto lo statunitense Taylor Fritz (già battuto a gennaio in ATP Cup a Sydney) e un top 30 come il croato Borna Coric, per poi cedere con un doppio tie-break e non pochi rimpianti nel derby tricolore con Matteo Berrettini. E, quasi sullo slancio, Travaglia centra il terzo turno anche al Roland Garros – suo miglior piazzamento in uno Slam - eliminando due avversari meglio quotati nel ranking come lo spagnolo Pablo Andujar e il giapponese Kei Nishikori, prima di trovare la strada sbarrata da sua maestà Rafa Nadal sul Centrale parigino.

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All’inizio del match ero emozionato, non posso nasconderlo – ammette Stefano - poi sono riuscito a trovare ritmo di colpi e soprattutto forza mentale per non farmi troppo sovrastare da un campione di quel calibro. E’ stata un’esperienza unica, che mi ha aiutato a capire moltissime cose, soprattutto quanto duro lavoro mi serve ancora per poter competere contro i top player”.

Il risultato all’ombra della Tour Eiffel gli permette di migliorare il proprio best ranking e toccare per la prima volta in carriera la posizione 70 della classifica ATP. E sempre a Parigi, ma nel “1000” indoor di Bercy, il giocatore allenato da Simone Vagnozzi supera le qualificazioni battendo Sousa e Mager, per poi essere fermato da un solidissimo Alex De Minaur. Una preziosa iniezione di fiducia sulla possibilità di essere competitivo anche su altre superfici con l’obiettivo di un ulteriore salto di qualità.

Salvatore Caruso

Ad appena 26 punticini di distanza da Travaglia nella classifica ‘end year’ c’è Salvatore Caruso, soddisfatto per aver chiuso la stagione con la sua miglior classifica di sempre, al numero 76 appunto, grazie soprattutto a un’ottima seconda parte di annata.

Il giocatore nato ad Avola, 28 anni compiuti a metà dicembre, ha superato le qualificazioni nel “1000” di Cincinnati disputato a Flushing Meadows (battendo al primo turno Jannik Sinner e poi l’australiano Thompson, con stop di fronte a Krajinovic), poi sugli stessi campi newyorchesi terzo turno agli US Open, stoppato da un Andrey Rublev spesso ingiocabile nel 2020 dopo aver sconfitto in quattro set Duckworth ed Escobedo. Quindi sulla terra la vittoria su Sandgren a Roma, poi a livello challenger i quarti a Forlì e soprattutto la finale a Parma (eliminando Djere e Popyrin), persa di un soffio con Tiafoe, per poi anche nello swing indoor di fine stagione passare le qualificazioni nei tornei ATP di Anversa e nel “1000” di Parigi-Bercy e regalarsi i quarti a Sofia – il torneo vinto da Sinner - con uno “scalpo” eccellente come quello di Felix Auger-Aliassime e uno stop, con un pizzico di rammarico, per mano di Gasquet. Un dato, in particolare, testimonia in modo eloquente la crescita del siciliano: 20 delle sue 38 partite in un main draw ATP sono state giocate quest’anno.

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Caruso ha saputo approcciarsi con maturità alla complicata situazione determinata dal covid anche nell’ambiente del tennis.

Non possiamo lamentarci, almeno in chiave personale. Certo non è facile a volte giocare, tornare in albergo da reclusi e non avere veri momenti di relax. Penso però ai tanti che versano in gravi difficoltà, stanno male o hanno perso il lavoro – le parole di ‘Salvo’ in una recente intervista a consuntivo del 2020 -. Mi considero un privilegiato per aver potuto continuare a fare ciò che più amo, al contempo lavorare e guadagnare. Le difficoltà rappresentano solo un aspetto mentale da superare”.

Del resto, l’allievo di Paolo Cannova ha impiegato del tempo per farsi largo nel circuito che conta, avanzando progressivamente come una formichina nella sua carriera. “Cerco di migliorare un po’ ogni anno e soprattutto di non disperdere nel tempo i progressi fatti. Questo si riflette direttamente sulla classifica. Sto affrontando la decima preparazione invernale e ogni volta sono più motivato della precedente. Problemi per lo spostamento dell’Australian Open a febbraio? Un po’ sì, ma non posso far altro che adeguarmi. Ne approfitto per continuare ad allenarmi a casa, a Siracusa...”.

Già, c’è anche la forza della resilienza per arrivare a diventare una potenza.

Salvatore Caruso (foto Getty Images)

2020 RELOADED - GUARDA LA VENTIDUESIMA: Potenza Azzurra (Mager, Caruso, Travaglia e gli altri top 100)

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IL TEMA DEL GIORNO

"2020 Reloaded" vi consentirà di ripercorrere con cadenza quotidiana i momenti chiave della stagione appena conclusa,: dalle imprese azzurre ai record di Djokovic e Nadal, dal ritorno di Azarenka alle sfide di Osaka, dall’assenza di Federer alla crescita di Sinner.

Trentadue racconti testuali al mattino sul nostro sito, trentadue appuntamenti televisivi, ogni sera alle 21 a partire da lunedì 30 novembre per approfondire, riflettere, rivivere  con SuperTennis le grandi emozioni di questo anno unico e, a suo modo, indimenticabile.


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