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Campioni nazionali

Il rilancio di Pellegrino, con la spinta di coach Luca Vanni

Grazie a due finali Challenger consecutive, Andrea Pellegrino ha conquistato il best ranking e vede i primi 200 del mondo sempre più vicini. Può essere la svolta per un giocatore dalle qualità importanti, ma che ha faticato a esprimere tutto il suo potenziale. La chiave? Un nuovo allenatore d’eccezione come Luca Vanni, alla primissima esperienza in panchina

di | 16 ottobre 2021

Un paio di mesi fa erano ancora colleghi e avversari, con tre scontri diretti in carriera (2-1 per il più anziano) ma anche un’amicizia che ha favorito lo sviluppo del loro rapporto professionale. Perché oggi Andrea Pellegrino e Luca Vanni sono diventati allievo e coach, da quando – senza annunci ufficiali, anche se ci pensava da tempo – l’ex numero 100 del mondo ha deciso di arrendersi agli infortuni e agli anni che passano.

Smessi i panni del giocatore, che molti ricordano per la cavalcata da favola del 2015 all’ATP di San Paolo (arrivò in finale da qualificato, cambiando dimensione alla propria carriera), il simpatico toscano si è subito lanciato nel nuovo mestiere di allenatore, prendendo un impegno di venti settimane al Circolo Tennis Sinalunga, al quale è legato da anni per le gare a squadre.

Pellegrino gli ha dato fiducia in un periodo complicato e il buon “Lucone” sembra avergli offerto la soluzione, o di certo ha saputo da subito toccare le corde giuste, visto che il 24enne pugliese di Bisceglie ha rilanciato in due settimane una stagione fino a lì a due facce.

Classe 1997 da Bisceglie, Andrea Pellegrino è numero 228 della classifica mondiale ATP

Per Pellegrino, infatti, il 2021 è stato l’anno del primo titolo Challenger, ad aprile al Garden di Roma, dove in cinque incontri ha recuperato per quattro volte un set di svantaggio e finalmente si è goduto il suo momento, dopo tre anni passati a bussare alla porta, navigando attorno al numero 300 del ranking ATP. Quel titolo gli ha permesso di raggiungere per la prima volta le qualificazioni dei tornei dello Slam e di tornare a respirare l’aria del grande tennis che aveva già assaggiato da juniores. “Questa vittoria deve essere un punto di partenza”, diceva, ma la svolta attesa non è arrivata.

Al suo posto, si è presentata una serie di 11 primi turni di fila che l’ha accompagnato per tutta l’estate, da metà giugno a fine settembre, cancellando tante certezze e seminando di nuovo dubbi. Ma Andrea ha tenuto duro, invece di abbattersi ha cercato nuove soluzioni e le ha trovate di punto in bianco, con l’aiuto di Vanni. Ha ritrovato la vittoria al Challenger di Lisbona, ci ha preso gusto ed è arrivato fino in finale, battendo almeno un paio di ottimi giocatori prima di arrendersi al kazako Dmitry Popko.

E la settimana successiva ha fatto tappa al Tennis Club Napoli, spingendosi ancora una volta fino a un passo dal suo secondo titolo in carriera. Ha perso di nuovo, col l’olandese Tallon Griekspoor, ma la delusione è durata il tempo di una notte. Perché all’indomani si è svegliato col best ranking di numero 228 al mondo come premio, ma soprattutto con la consapevolezza di aver finalmente rialzato la testa, e di poter guardare al finale di stagione con una mentalità tutta nuova.

Luca Vanni: nel 2015 è stato numero 100 della classifica ATP

“Pellegrino – ha detto coach Vanni a Napoli – è un ragazzo sul quale si può lavorare tanto e bene. Non sono certo all’altezza degli allenatori veri, ma questa esperienza mi piace e mi sta divertendo molto. Voglio soprattutto migliorarmi, per vedere fino a dove posso arrivare come coach”.

“In queste settimane cercava i punti per entrare nelle qualificazioni dell’Australian Open 2020, e credo ci sia riuscito. Il merito è tutto suo: io cerco solo di dargli dei consigli, e di trasmettergli le mie esperienze da professionista e le sensazioni vissute. Ma poi tocca a lui andare in campo a vincere le partite”.

Negli ultimi due tornei il pugliese l’ha fatto meglio che in passato, ricordando – e ricordandosi – che fra i tanti azzurri che sgomitano per arrivare un giorno fra i primi 100 del mondo c’è anche lui, fra gli osservati speciali del nostro tennis fin da quando da under 16 vinse (nel 2013) il Torneo Avvenire di Milano, con un tennis che non passava affatto inosservato.

Pellegrino si è confermato da under 18, arrivando fra i primi 30 del mondo, mentre nel tennis dei grandi non ha ancora saputo trovare la chiave per dare sfogo a tutto il suo potenziale, nel quale sono presenti numerose delle componenti necessarie per soddisfare i suoi obiettivi. Ne mancano – almeno per ora – delle altre, ma nel tennis si migliora ogni giorno e l’occasione buona può essere sempre dietro l’angolo. L’importante è farsi trovare pronti per coglierla.

Intanto, l’obiettivo Australia (l’unico Slam che gli manca fra i grandi) Pellegrino se l’è praticamente assicurato, e ora può sfruttare gli ultimi tornei dell’anno per raccogliere altri punti verso l’obiettivo top-200. A meno di trasferte in Sudamerica vorrà dire giocare soprattutto sul veloce, visto che in Europa i tornei sulla terra battuta sono ormai terminati, ma anche in questo coach Vanni può essere utilissimo, visto che proprio sul duro ha costruito buona parte dei suoi successi.

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