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Campioni nazionali

Furlan racconta Paolini: "Siamo simili, la strategia prima di tutto"

L'ex numero 19 Atp, al fianco della giocatrice toscana ormai dal 2015, spiega i progressi della top 50 Wta. "Poteva arrivare prima, ma è stata comunque brava a non fermarsi, migliorando costantemente. Non mi sorprendono i suoi risultati: l'obiettivo è salire ancora"

25 aprile 2022

Se l’Italia di Tathiana Garbin ha strappato il pass per le fasi finali di Billie Jean King Cup 2022, è anche grazie a Jasmine Paolini. La 26enne di Castelnuovo di Garfagnana, oggi stabile top 50 della classifica mondiale, ha aperto le danze nella sfida con la Francia con una vittoria al cardiopalma ai danni di Alizé Cornet. Un successo ricco di cuore, strategia e pianificazione. Proprio come piace a coach Renzo Furlan. I due si allenano insieme ormai da diversi anni e sembrano aver trovato la quadratura del cerchio. L’ex numero 19 del ranking ATP la vede così. 

Partiamo dalla vittoria di Alghero in Billie Jean King Cup. Che partita è stata?

“Immaginavo sarebbe stata una partita molto tesa, la posta in palio era altissima. Giocare una competizione a squadre è completamente diverso dai tornei che si disputano tutte le settimane. Sei in campo non solo per te stessa ma anche per le tue compagne, per tutta una nazione. Jasmine è partita con il freno a mano tirato contro la Cornet, ma già dall’inizio del secondo set ho capito che le cose stavano cambiando. Il break recuperato nel terzo set è stato fondamentale, non solo per quanto riguarda il punteggio, ovviamente, ma in particolar modo per l’aspetto mentale. Ha speso tantissimo e alla fine la gioia è stata ancora più grande. Per me che ero fuori, ma soprattutto per lei che ha dato il massimo. La qualificazione dell’Italia alle fasi finali è meritata”.

BJK Cup: Jasmine Paolini festeggia la qualificazione alle Finals(foto Sposito)

I suoi primi contatti con Jasmine risalgono al 2015 ma è dal 2020 che lavorate insieme a tempo pieno. Cosa è cambiato in questi anni?

“Quando venni contattato da Jasmine avevo già un accordo per un lavoro part-time con la Federazione serba, ma già dal mese di novembre del 2015 iniziammo una collaborazione. Dal 2016 al 2019 ho avuto poche possibilità di viaggiare e lì è stata lei a dimostrarsi bravissima nonostante la mia assenza. Nel 2020, post pandemia, non ho rinnovato il contratto con la federazione e abbiamo iniziato a trascorre più tempo insieme, tra allenamenti e tornei. Ammetto con grande sincerità che a mio avviso Jasmine era pronta per un posto tra le prime 100 del mondo fin dal 2017, anche se ci è riuscita soltanto alla fine del 2019. Nel 2017 vinse un 100 mila dollari a Marsiglia battendo giocatrici del calibro di Townsend, Kalinina e Maria, dimostrando di avere il tennis per poter competere a quel livello. Fin dai primi giorni con lei mi erano state chiare le sue potenzialità, sia tecniche che attitudinali. Non mi stupisco della sua attuale classifica”.

Parliamo della vittoria del primo titolo WTA, sul cemento di Portoroz, in Slovenia, nel settembre dello scorso anno. Che importanza ha avuto quel risultato nel percorso di crescita di Jasmine?

“Quando si vince un torneo di quel tipo, fiducia e consapevolezza nei propri mezzi crescono in modo esponenziale. In realtà, però, il processo era già iniziato ad agosto sul cemento americano. È lì che ho visto una Jasmine aggressiva e performante anche sul veloce, superficie sulla quale invece, in precedenza, aveva sempre faticato. Ci eravamo concentrati molto su alcuni accorgimenti tecnico-tattici e i risultati si sono visti. La sconfitta in lotta contro Vika Azarenka al secondo turno degli US Open è stata utile per tanti motivi”.

Ci sono alcune similitudini tra la sua carriera e quella di Jasmine. Sente di aver imparato qualcosa che si sta rivelando utile nella quotidianità dell’azzurra?

“Io ho costruito la mia carriera sulla pianificazione. Non sono mai stato un gigante da tre ace a game o quel tipo di giocatore che spazzolava le righe con i colpi vincenti. La chiave di ogni match doveva passare dalla giusta lettura, non dal fatto di imporre il mio tennis. Dovevo sempre andare alla ricerca della miglior versione di me stesso. Definire un obiettivo e la strategia per poterlo raggiungere era fondamentale per me e lo è anche oggi per Jasmine. Non è importante quanto e dove, ma come si gioca. In questo senso sì, siamo piuttosto simili”.

Obiettivi a breve e lungo termine.

“Se parliamo di numeri, è giusto cercare di migliorare quello che è stato fatto fino ad ora. Si gioca per salire, affermare il contrario vorrebbe dire mentire. Prima di tutto questo, però, occorre capire cosa limare e su quali aspetti concentrarsi ancora di più. Quest’anno Jasmine avrebbe già potuto vincere qualche partita in più, nonostante non abbia giocato male. Fa parte del gioco, lo accettiamo e proviamo a migliorare ulteriormente. Ora speriamo di smaltire i problemi legati alla tendinite rotulea che l’hanno costretta a saltare il torneo di Stoccarda, e vediam di provare a partecipare a Madrid. Poi arriveranno Roma, Strasburgo e il Roland Garros. Senza dubbio è un momento importante della stagione”.

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