Thomas da Grottaglie ha attraversato un paio di stagioni difficili, ma in Australia sta dando segnali importanti in vista di una risalita. I migliori momenti della carriera, fin dal periodo Juniores, sono legati agli Slam. Tante le vittime illustri, giganti compresi...
di Cristian Sonzogni | 12 gennaio 2022
A Melbourne gli manca un solo match per entrare nel main draw. Che vorrebbe dire quattordicesima partecipazione in uno Slam. Thomas Fabbiano ha vissuto una carriera in altalena, dalle promesse giovanili alle difficoltà nell'approccio al mondo dei pro. Ma c'è una caratteristica che è rimasta una costante: la sua capacità di dare il massimo quando ha incrociato il mondo dei big, quello dei Major.
La sua vittoria al secondo turno sul portoghese Ferreira Silva ha confermato che il pugliese di Grottaglie, quando sente profumo di Slam, cambia marcia. Trovando motivazioni che forse non sempre, a livelli inferiori, possono arrivare. In realtà era così già tra gli Under 18, se pensiamo che Fabs – oggi 32enne – aveva raggiunto due semifinali in singolare (Australian Open e Us Open) e addirittura un trionfo in doppio accanto al bielorusso Andrei Karatchenia, in quel magico 2007 in cui era arrivato a toccare il numero 6 del ranking mondiale giovanile.
Prima di frequentare uno Slam anche da professionista, tuttavia, Thomas ha dovuto attendere altri sei anni: il suo esordio risale infatti agli Us Open 2013, quando si qualificò perdendo poi in tre set (con un tie-break) da Milos Raonic. Non fu ancora il decollo definitivo, perché per una presenza più stabile al livello dei big bisogna arrivare al 2016. È in quel momento che il pugliese comincia a maturare la definitiva convinzione di poter competere coi migliori del mondo.
Al Roland Garros entra in tabellone come lucky loser dopo aver perso all'ultimo turno dall'argentino Marco Trungelliti, poi strappa un set a Feliciano Lopez ma si deve arrendere nuovamente all'esordio. Altra sconfitta (contro il rumeno Copil, stavolta senza ripescaggio) al turno decisivo per entrare nel main draw a Wimbledon. Poi, agli Us Open, c'è finalmente una qualificazione 'vera', dopo i successi su Arnaboldi, Reuter e Alejandro Gonzalez. Il sorteggio gli regala il russo Karen Khachanov, Fabbiano strappa un altro set ma il secondo turno resta un miraggio.
La storia si ripete agli Australian Open del gennaio 2017, ma nel frattempo Thomas cresce, al punto che a Wimbledon non ha più bisogno di passare dalla porta di servizio: entra direttamente nel main draw, cede all'americano Sam Querrey, ma dimostra di essere proiettato in un'altra dimensione, quella di un top 100 stabile.
Avversari battuti negli Slam da Thomas Fabbiano: Stan Wawrinka, Stefanos Tsitsipas, Dominic Thiem, Reilly Opelka, Ivo Karlovic
Il primo vero acuto in un Major è ormai maturo e arriva agli Us Open: Fabs fa fuori gli australiani Smith e Thompson (quest'ultimo in cinque set, rimontando da due set a uno sotto), poi si arrende a Paolo Lorenzi in un derby di terzo turno tra due dei migliori esempi italiani di lavoro e dedizione. Agli Australian Open successivi rende la vita difficile per due set a Sascha Zverev, mentre a Parigi si trasforma nuovamente nella bestia nera degli aussie, superando Ebden prima di cedere a Borna Coric, non prima di avergli strappato un set.
A Wimbledon 2018, uno dei suoi capolavori: supera le qualificazioni, batte l'indiano Bhambri e poi piega Stan Wawrinka in tre set. Da quel momento, Fabbiano comincia a diventare popolare anche fuori dalla stretta cerchia degli appassionati più incalliti: è il piccolo Davide che impegna (e doma) i giganti Golia che trova nel circuito. La sconfitta contro Stefanos Tsitsipas, la seconda in carriera contro il greco, è da segnare perché non resterà impunita.
A proposito di 'Davide contro Golia', per trovare la seconda puntata della serie bisogna arrivare agli Australian Open 2019, quando Tommy elimina Kubler (un australiano...) e attende al secondo ostacolo Reilly Opelka. Sul cemento, sembra una partita fuori portata: come farà, Fabbiano, a rispondere alle bordate dello yankee? In realtà i 41 centimetri di differenza tra i due vengono cancellati da una prestazione monstre in risposta da parte del pugliese: finisce 7-6 al quinto per l'azzurro, ormai per tutti 'l'ammazza-giganti'.
Il conto in sospeso con Tsitsipas viene regolato a Wimbledon: Fabs lo incontra all'esordio, quando il greco è già fra le star del circuito, e lo elimina in cinque set dopo una prestazione perfetta. Ma non si ferma. E al secondo ostacolo manda a casa pure Ivo Karlovic, statura due metri e undici centimetri. Come Opelka. Ancora una volta, la risposta e i riflessi valgono più delle cannonate tirate dal quinto piano. L'approdo agli ottavi resta un tabù, perché Verdasco lo ferma al terzo turno, ma sui prati londinesi Thomas trova l'ulteriore conferma di essere lui il gigante, quando si parla di Slam.
L'ultimo acuto arriva a New York: a fare da vittima sacrificale è un altro big, Dominic Thiem, che non si presenta nelle migliori condizioni, ma che prova comunque a rendere la vita difficile al nostro. Solo che Fabbiano non fa sconti, chiude in quattro set e ancora una volta si prende la copertina quando si parla di un Major. Ormai è una costante: il ragazzo che nel circuito va a corrente alternata, quando la posta in palio si alza è capace di diventare un campione.
Tra condizioni fisiche incerte e dubbi nel periodo della pandemia, Thomas ha passato un paio d'anni alla ricerca (complicata) di se stesso. Ha cambiato coach un paio di volte, passando da Genova e approdando poi a una collaborazione con l'esperto Jack Reader (ex di Dolgopolov e Troicki), al suo angolo dallo scorso luglio. Guarda caso, un australiano, come alcune delle sue vittime preferite negli Slam.
Fabbiano vince, quando conta, per una serie di fattori tecnici che ne fanno per davvero una minaccia nel confronto coi più alti del Tour. Dalla capacità di essere reattivo in risposta alla grande qualità negli spostamenti e negli appoggi. Ma vince anche perché è un ragazzo intelligente, sa dosare le proprie energie e non ha paura delle sfide. Forse, per le sue capacità, ha passato troppo poco tempo fra i top 100, ma anche adesso, dal numero 202 Atp, continua a guardare in alto senza perdere di vista le proprie ambizioni.