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Campioni nazionali

Che bello tifare per il ‘Polpo’, sempre attaccato alla partita - Video e Intervista

Lorenzo Sonego si è qualificato per le semifinali a Cagliari giocando un altro match dei suoi: in rimonta, combattendo su ogni punto, alternando missili d’attacco a maratone difensive. Tra gli exploit di Matteo Berrettini, dei Sinner e dei Musetti, Lorenzo sembra… normale. E invece alla sua maniera è un fenomeno

di | 09 aprile 2021

La racchetta di Lorenzo Sonego è una Wilson Blade 18x20

La racchetta di Lorenzo Sonego è una Wilson Blade 18x20: le corde sono tirate solo a 17/18 chili

Tra un Matteo Berrettini che a 24 anni è 10 del mondo ed è già andato al Masters e le meraviglie precoci di fenomeni diciannovenni come Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, un 25enne che migliora anno dopo anno e ora è n.34 del mondo finisce per sembrare un giocatore normale.

Invece il torinese e torinista Lorenzo Sonego, maturato con gradualità sotto l’ala del suo storico maestro e coach Gipo Arbino (cui si è poi affiancata la struttura tecnica della FIT con Umberto Rianna), è un signor giocatore, un top player. Uno che ha vinto il suo bel titolo ATP (Antalya 2019) e battuto il n.1 del mondo Djokovic (Vienna 2020). E guadagnato finora un bel 2.188.127 dollari di soli montepremi.

Sono aspetti del suo profilo che vien voglia di ricordare dopo averlo visto qualificarsi per le semifinali dell’ATP 250 di Cagliari, Sardegna Open, un torneo che ha affrontato da testa di serie n.3, al termine di una partita combattuta punto a punto. In rimonta. Tirando missili alla Berrettini, di servizio e di diritto, e remando da dietro alla Barazzutti, senza mollare una palla, allungando quando necessario il suo metro e 91 centimetri di apertura alare come i tentacoli di un polpo, da cui uno dei suoi soprannomi. Una partita alla Sonego. Da “Polpo Sonego”.

L’avversario di oggi, il tedesco Hanfmann, era il classico osso duro. Uno di quei regolaristi molto solidi fisicamente e quadrati tatticamente che non regalano nulla. Ne sa qualcosa Marco Cecchinato, un grande esperto del mattone tritato, che nel turno precedente si era dovuto inchinare in due set. E pure l’americano Tommy Paul, 23enne emergente, n.53 del mondo, che si era agitato per tre set ma senza venirne a capo.

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Sonego è arrivato a un pelo dal baratro (sotto un set e con l’avversario che serviva per il match sul 5-4 nel secondo) ma come tutti gli idoli per i quali è bello tifare, ha saputo tener duro. Si è salvato, ha rimontato. E facendolo ha messo insieme quel Lorenzo ragazzino filiforme che coach Arbino aveva sin da subito ammirato per la capacità di “remare”, rincorrendo ogni palla come fosse l’ultima (il dna alla Barazzutti) e il Lorenzo cresciuto, che si è trasformato in un attaccante che sui campi duri e veloci sa “far male” aggredendo.

Hanfmann è stato molto aggressivo all’inizio e non mi dava tempo di pensare e di far gioco. Ho cercato di star lì anche se non avevo sensazioni molto positive. Poi c’era anche la difficoltà del vento forte e del campo che era praticamente senza terra. Le raffiche si erano portate via tutto. Condizioni molto veloci che avvantaggiavano lui. Penso di essere stato bravo a rimanere agganciato alla partita e a trovare quindi il tempo per salire un po’ come rendimento al servizio e con la risposta. E così gli ho tolto un po’ di sicurezza”.

Uno spettacolo di varietà ma soprattutto di caparbietà umile ma portatrice di grandi ambizioni, che non si smontano se i grandi riflettori sono puntati su altri giocatori.

"E' scontato che si parli più di Sinner e Musetti - ha dichiarato lui bel tranquillo dopo il match - Sono due ragazzi giovani. Quando uno arriva all’improvviso, ed è così giovane, è normale che si parli molto di lui. Il mio obiettivo non è quello che si parli maggiormente di me. Io gioco per le emozioni che vivo sul campo. Fuori dal campo sono un tipo piuttosto riservato e dunque non mi dispiace non avere troppe attenzioni, sto più tranquillo. Mi piacerebbe riuscire sempre a trasmettere le emozioni che vivo durante le partite. Far vedere quanto amo questo sport. In campo sono me stesso, sono felice e vorrei trasmettere questa allegria e la voglia di divertirsi in campo”.

Dunque, anche se lui è sereno lo stesso, e per quanto sia inevitabile emozionarsi per le magie balistiche e la testa fredda da veterano di un Sinner (che compirà 20 il prossimo agosto); o rimanere a bocca aperta ammirando una sbracciata di rovescio monomane del Musetti (che i 20 anni li compirà l’anno prossimo), ricordiamoci di tenere sempre un posto nel cuore per il Polpo.

A cominciare dalla sfida di domani in semifinale con lo statunitense Taylor Fritz, n. 30 ATP, battuto lo scorso anno al Roland Garros, con cui però aveva perso a Wimbledon nel 2018 e di nuovo quest’anno sugli hardcourt di Doha:

Tra noi vengono sempre fuori partite molto combattute - afferma Sonego - Lui serve benissimo. Sarà un match durissimo. Bisognerà giocare tutti i punti, rimanere attaccato fino alla fine. Tecnicamente negli ultimi tempi ho colmato alcune carenze sul lato del rovescio e alla risposta. Abbiamo fatto molti passi avanti, anche dal punto di vista fisico. Oggi si è visto che quando mi muovo così bene in campo e uso bene gli appoggi, riesco a cambiare passo anche durante la partita. C’è stata una grande differenza tra il primo e il terzo set sotto questo aspetto. Posso crescere ancora sul piano fisico ed essere continuo per tutto il match”.

E' quello che viene spontaneo augurargli sin da domani. La sensazione comunque è che se gli altri azzurri emergenti possono sicuramente offrici magie scintillanti, Lorenzo Polpo Sonego non ci tradirà mai.

Non rinuncerà mai a rincorrere quell’ultima disperata palla che separa la resa dalla resistenza. E sarà sempre bello fare il tifo per uno come lui. Uno che sembra normale ma sotto sotto è un fenomeno.

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