A Umag, prima qualificazione in carriera a livello ATP per il tennista emigrato dall'Argentina all'Italia, con Lecce come base. Battuti Horansky e Gombos, adesso l'obiettivo è continuare a crescere, con i primi 100 al mondo ormai a un passo
26 luglio 2022
L'umiltà è la chiave del successo. Franco Agamenone lo sa benissimo e ripete spesso quella parola: umiltà. È stata la dote decisiva per farlo arrivare dove è oggi: a ridosso dei top 100 Atp (136 attualmente) e per la prima volta qualificato in un main draw di un torneo del circuito maggiore, a Umag. Vincendo a modo suo, ossia in lotta: contro Filip Horansky gli sono bastati due set, contro Norbert Gombos ha avuto bisogno di tre parziali e di due ore e 41 minuti, ma alla fine l'ha spuntata ancora lui. Ha messo al tappeto mezza squadra di Davis slovacca con la semplicità che lo contraddistingue. Con la forza di un tennis forgiato nei tornei minori e finalmente pronto per il grande salto.
“Questa capacità di lottare l'ho sempre avuta – dice l'italo-argentino – fin da bambino. Io in campo mi devo divertire, e questa lotta fa parte del divertimento. Non mi preoccupo se il mio avversario comincia meglio il match o se attraversa un momento positivo, io resto lì fino alla fine”. Come non si preoccupa, Franco, del ritmo alto di chi prova a sfondare a furia di pallate: “Mi sono adeguato salendo di livello. E credo di averlo fatto bene. Per capire quanto in alto puoi spingerti devi metterti alla prova, non c'è altro modo. Quando poi vedi che resisti, tutto diventa più semplice perché prendi fiducia”.
Franco Agamenone
Franco è argentino di nascita, ma ha trovato a Lecce la sua casa ideale, tanto per la vita, quanto per il tennis. “Mi piace tutto dell'Italia, per questo quando ho avuto l'opportunità di scegliere ho deciso insieme alla mia ragazza di venire a vivere in Puglia. Avere una base in Europa è fondamentale, così da poter rientrare a casa tra un torneo e l'altro. Gran parte della stagione si gioca in Europa e l'Italia è logisticamente perfetta per un giocatore di tennis”.
L'obiettivo top 100 è ormai lì a portata di mano. L'altro obiettivo, quello di giocare gli Slam, si è già concretizzato al Roland Garros, dove Franco ha sfruttato un'opportunità come lucky loser. “Ma il mio obiettivo – spiega – è solamente quello di crescere e migliorare, giorno dopo giorno e settimana dopo settimana”. Non importa che gli anni siano già 29: ognuno ha il proprio percorso e quello di Agamenone lo ha portato all'apice della carriera a un passo dai trenta. Situazione che peraltro è sempre più frequente nel circuito.
“Per me – continua – giocare tornei come quello di Umag è un'emozione grande, non ci sono abituato ed è sempre una gioia. Vuol dire assaporare il tennis che ho sognato per tanti anni e che adesso è a portata di mano. Per questo non voglio perdere nulla di questa opportunità. Voglio dare il massimo. Quando esco dal campo sapendo di avere dato tutto, allora sono felice e in pace con me stesso. In quel momento il risultato conta relativamente, anche se vincere ovviamente piace a tutti”.
Agamenone è un esempio, per tanti giovani che magari hanno meno voglia di sacrificarsi. Come in passato era stato un esempio Paolo Lorenzi. La tempra è quella, l'umiltà pure. E forse Franco ci metterebbe la firma per ripercorrere la carriera del giocatore senese, oggi vicedirettore degli Internazionali a Roma. “Non mi metto troppi obiettivi di ranking – chiude – oltre a quello logico dei top 100. Il lavoro costante per me è l'unico vero obiettivo, mentre i risultati sono soltanto la conseguenza di quello che faccio in allenamento”.