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La bielorussa Sabalenka, in campo come atleta neutrale, ha battuto l'ucraina Kostyuk. Fra le due non c'è stata foto di rito a inizio match né stretta di mano alla fine. Il tema ha dominato la conferenza stampa di entrambe: ecco le loro posizioni
di Alessandro Mastroluca | 28 maggio 2023
Niente foto di rito al momento del sorteggio. Niente stretta di mano alla fine. L'ucraina Marta Kostyuk, una delle più intransigenti nel chiedere l'esclusione di russi e bielorussi dai tornei, ha iniziato e concluso così il match d'esordio al Roland Garros, perso 63 62 contro Aryna Sabalenka, in corsa per diventare numero 1 del mondo dopo il Roland Garros. Ed è uscita dal Philippe Chatrier tra i fischi del pubblico. "Non meritava di lasciare il campo così" ha commentato Sabalenka. L'ucraina tiene il punto: "Non la odio, ma non la rispetto".
"Noi tutte sappiamo che le giocatrici ucraine non ci stringono la mano a fine partita, ma magari non tutti i tifosi hanno capito quello che stava succedendo. Hanno visto il suo gesto come una mancanza di rispetto nei miei confronti: all'inizio però pensavo che stessero fischiando me" ha detto Sabalenka in una conferenza stampa post-partita in gran parte dedicata all'episodio.
"Quando giochi contro un'avversaria ucraina non sai mai cosa succederà, se il pubblico sarà dalla tua parte o no. Ero preoccupata che i tifosi mi fossero ostili. Non è stato un match emotivamente facile poi con il passare dei game mi sono concentrata solo su me stessa e non su tutto il resto" ha aggiunto.
L'attuale numero 2 del mondo, in campo come atleta neutrale come tutti i russi e i bielorussi, ha sottolineato di non avvertire "odio" da parte delle rivali ucraine. Sulla questione della reazione delle atlete alle conseguenze dell'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito russo, con l'appoggio logistico della Bielorussia, il suo messaggio è chiaro. "Nessuno in questo mondo, nessun atleta russo e nessun atleta bielorusso sostiene la guerra. Nessuna persona normale supporta la guerra. Se potessimo fare qualcosa per fermarla, qualunque cosa, la faremmo. Ma non è nelle nostre mani la questione".
Questa presa di posizione non ha convinto, però, Kostyuk. "Non ha mai detto che personalmente non sostiene la guerra, e credo che anche voi giornalisti dovreste cambiare le domande perché la guerra va avanti da quindici mesi" ha detto l'ucraina al collega che gliel'ha riferita dopo la partita. "Chiedete chi vogliono che vinca la guerra, non sono sicura che diranno di stare dalla parte dell'Ucraina - ha aggiunto -. Poi credo dovrebbe parlare per se stessa, conosco personalmente tennisti che sostengono la guerra. Dire che nessuno lo fa è un po' forte, puoi solo parlare per te".
Kostyuk ha invitato Sabalenka, comunque, a prendere posizione in maniera molto più decisa. Il suo discorso ha a che fare con il ruolo degli atleti di punta e la loro responsabilità nell'aumentare la consapevolezza dell'opinione pubblica delle questioni in gioco. "Sabalenka potrebbe diventare la numero 1 in uno degli sport più conosciuti al mondo. In Russia l'80% o 85% delle persone sostengono la guerra. Se Aryna prendesse posizione, può lanciare messaggi importanti perché tante di quelle persone non hanno mai lasciato il Paese - ha detto -. Aryna, che ha viaggiato il mondo, ha un grande pubblico che la ascolta. Potrebbe esprimere la sua opinione, farla arrivare al New York Times, al Washington Post, alla CNN, alla BBC. Non la odio, ma non la rispetto perché rifiuta la sua responsabilità di prendere posizione su una delle questioni oggi più importanti al mondo. E poi non capisco perché dice di trovarsi in una situazione difficile".
Per quanto riguarda i fischi dei tifosi, l'ucraina ha le idee altrettanto chiare. "Voglio vedere come la gente reagirà fra dieci anni quando la guerra sarà finita" ha detto Kostyuk, che qualche settimana fa aveva invitato la WTA a discutere apertamente il problema dei tennisti russi e bielorussi, che quest'anno saranno riammessi a Wimbledon ma senza bandiera e solo dopo la sottoscrizione di un pubblico impegno a non fare dichiarazioni a favore della guerra. Inoltre non potranno mostrare loghi di sponsor di aziende possedute o controllate dallo Stato in Russia.
"Abbiamo avuto una confereenza quando ero a Kiev ma niente è davvero chiamato. Sono tutti sulla difensiva, come dall'inizio della guerra - ha detto -. Abbiamo mandato due mail molto forti, decise. Ci hanno risposto che stanno lavorando, che vogliono aiutarci nel modo migliore possibile, ma non è successo niente. Credo che le abbiamo provate tutte, non c'è nient'altro che possiamo fare niente più con ATP e WTA. Mi auguro che ad esempio qualcuno in Gran Bretagna neghi loro il visto e impedisca così loro di giocare. Ora la vedo come l'unica idea ragionevole".