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Djokovic, in un anno è cambiato tutto: l'annuncio su Australian Open e PTPA

Novak Djokovic è tornato sull'espulsione di un anno fa a pochi giorni dall'Australian Open 2023. Il serbo fa parte del primo comitato esecutivo della PTPA, l'associazione giocatori che ha co-fondato ormai due anni fa

di | 11 gennaio 2023

"Tanti hanno ancora un'idea sbagliata di quel che è successo un anno fa. Ho solo seguito le regole". Rientrato in Australia dodici mesi dopo la revoca del visto, i giorni trascorsi nella struttura governativa dove vengono trattenuti immigrati senza documenti, e infine l'espulsione, Novak Djokovic si è difeso in un'intervista esclusiva a Channel Nine.

Il serbo, non vaccinato contro il Covid-19, aveva ottenuto un'esenzione per disputare l'Australian Open 2022 in quanto aveva contratto il virus e ne era guarito a metà dicembre del 2021. Le richieste di esenzione sono state inizialmente filtrate da un gruppo di specialisti in immunologia e malattie infettive. Quelle compatibili con le linee guida dell'Australian Technical Advisory Group on Immunisation (ATAGI) sono state poi analizzate da un secondo gruppo di medici nominati dal Governo, l'Independent Medical Exemption Review Panel.

"Due o tre persone erano entrate in Australia dieci giorni prima di me con la mia stessa esatta esenzione - ha detto Djokovic a Channel Nine -. Io stavo seguendo le regole, la mia esenzione era stata verificata da un panel di medici e da un organismo indipendente. Sono arrivato in Australia con tutti i documenti necessari. Poi le cose sono sfuggite di mano, e la vicenda ha avuto un'eco enorme nei media. Non volevo combattere contro tutto questo, a quel punto volevo solo andarmene via e tornare a casa".

Un anno fa, la vicenda iniziò a gonfiarsi perché l'Australian Border Force australiana, l'autorità di frontiera, non ritenne sufficiente l'esenzione medica riconosciuta a dallo Stato di Victoria e da Tennis Australia per disputare il torneo. La stessa, come ha sottolineato Djokovic, con cui erano entrati in Australia Renata Voracova e il coach Nino Serdarusic, a loro volta poi espulsi dopo Djokovic.

Australian Open, il direttore Tiley protegge Djokovic

Il resto della storia è nota. Il governo gli ha revocato il visto, Djokovic ha vinto un primo ricorso per un vizio di procedura, ma l'allora ministro per l'immigrazione Alex Hawke ha esercitato un potere personale come previsto dal Migration Act del 1958, e gliel'ha revocato di nuovo. Djokovic ha di nuovo presentato appello alla Federal Court, e stavolta i giudici hanno confermato la decisione del ministro.  “Un'iconica star del tennis può influenzare persone di tutte le età, ma soprattutto i giovani e più suggestionabili, e spingerli ad emularlo. Questa non è una fantasia, non servono prove" ha scritto James Allsop, capo del collegio di giudici.

L'allentamento delle misure sanitarie, la cancellazione dell'obbligo di dimostrare la completa vaccinazione per gli stranieri in arrivo in Australia decisa dal nuovo governo australiano hanno favorito il ritorno di Djokovic. I tifosi l'hanno accolto benissimo ad Adelaide, dove ha vinto il suo 92mo titolo in carriera. "Non avevo sperimentato spesso un tifo simile - ha detto -, mi sembrava di giocare in casa".

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Il direttore dell'Australian Open, Craig Tiley, ha spiegato al quotidiano Herald Sun che non farà sconti in caso di proteste contro la presenza di Djokovic. "I tifosi che rovineranno la gioia di qualcun altro saranno espulsi - ha detto -. Non li vogliamo a Melbourne Park, possono anche stare a casa".

Andy Murray, tre volte campione Slam e da giovane grande amico di Djokovic, è convinto che il serbo riceverà anche a Melbourne la stessa accoglienza di cui ha goduto ad Adelaide. 

Il serbo è tornato a giocare sulla Rod Laver Arena per la prima volta dal 2021 quando vinse il nono Australian Open su nove finali dominando Daniil Medvedev. Di fronte, nell'esibizione della serie Perfect Practice organizzata per raccogliere fondi per l'Australian Tennis Foundation, c'era lo stesso Medvedev. Ma si è ritirato dopo il primo set per un infortunio al tendine del ginocchio sinistro.

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Nole nel primo comitato esecutivo della PTPA: i nomi e i principi guida

Djokovic fa anche parte del primo comitato esecutivo della Professional Tennis Players Association (PTPA), l'associazione giocatori che ha contribuito a fondare due anni fa insieme al canadese Vasek Pospisil e allo statunitense John Isner.

I tre co-fondatori fanno parte del comitato, eletto solo ora a due anni dalla creazione dell'associazione, insieme al polacco Hubert Hurkacz, alla numero 2 WTA Ons Jabeur, alla spagnola Paula Badosa, alla statunitense Bethanie Mattek-Sands e alla cinese Zheng Saisai.

Il direttore esecutivo Ahmad Nassar ha sottolineato, come riporta l'agenzia di stampa Reuters, quanto sia importante informare i giocatori degli obiettivi dell'associazione. Nassar ha escluso che la PTPA voglia creare un circuito separato, come accaduto nel golf con la nascita del LIV Tour, rivale del PGA a cui ha sottratto diverse star.

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Insieme ai nomi del comitato esecutivo, la PTPA ha diffuso anche i suoi cinque principi guida, da cui emerge la volontà di cambiare le cose perché il tennis diventi un'attività sostenibile per il maggior numero possibile di atleti.

In base ai cinque principi, i membri della PTPA si impegnano a:

  • agire collettivamente e sostenere i tennisti nel mondo;
  • ottenere che i giocatori possano ricevere una quota giusta del giro d'affari del tennis;
  • ottimizzare e proteggere rigorosamente i diritti dei tennisti;
  • salvaguardare il benessere dei tennisti e proteggerli dagli abusi;
  • contribuire alla miglior visione e alla miglior struttura per il tennis nel mondo.

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