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Campioni internazionali

"Djokovic, per capire il suo successo guardate il suo diritto"

L'analisi sul tennis di Djokovic del coach e match analyst Craig O'Shannessy, che in passato è stato anche nello staff del serbo. L'intervista per il podcast dell'ATP

di | 06 febbraio 2023

Novak Djokovic riesce a combinare un affinato senso per il gioco a una capacità razionale di analisi del suo tennis e dello stile del suo avversario. Se a questo aggiungete una versatilità che gli consente di ricorrere a ogni strategia, colpo o soluzione, avrete la ricetta per capire il suo successo.

Ma c'è un aspetto non sempre considerato, o comunque non sempre sotto i riflettori, quando si parla del 22 volte campione Slam, del giocatore con più settimane di tutti da numero 1 del mondo nella storia del gioco.

"Quando la prossima volta vedrete una partita di Djokovic, soffermatevi su come tira il diritto lungolinea in manovra" sottolinea nel podcast dell'ATP Craig O'Shannessy. Il coach australiano, pioniere della match analysis e consulente per la Federazione Italiana Tennis, ha lavorato in passato nello staff del serbo che l'ha voluto con lui proprio per comprendere attraverso i numeri come avrebbe potuto modificare il suo gioco in modo che fosse ancora più produttivo.

"Djokovic gioca quel tipo di diritto molto più spesso degli altri giocatori - ha spiegato O'Shannessy -. Cerca sempre di far muovere l'avversario, di mettere lo scambio sul piano dell'atletismo dove ha un vantaggio e di costringere il suo avversario a prendere una cattiva decisione".

Proprio su un utilizzo più costante del diritto, anche da sinistra, e sull'opportunità di venire più spesso a rete ha insistito O'Shannessy nel periodo in cui ha lavorato con Djokovic. L'importanza di certe scelte sta anche nella particolare natura relazionale del successo nel tennis.

Ogni anno, ha ricordato il coach australiano, "il numero 1 del mondo vince il 55% di tutti i punti giocati, e questo dà l'idea di quanto sia sottile il margine fra la vittoria e la sconfitta. I giocatori classificati fra la posizione numero 40 e 50 perdono più punti di quanti ne vincano in un anno. La verità è che molte volte la partita non dipende da te, puoi giocare male e vincere comunque" ha detto. 

O'Shannessy su Djokovic e Berrettini

Secondo O'Shannessy, dunque, non è fare il proprio gioco il segreto del successo, ma riuscire a fare quel che serve per vincere, e dunque per mettere a frutto nel modo migliore possibile le debolezze del proprio avversario.

Questo non vuol dire, spiega O'Shannessy, che non bisogna tenere in conto i propri punti di forza. Ne è un esempio il tennis di Matteo Berrettini, che poggia su un servizio potente e su un diritto tra i migliori del circuito ma ha una relativa, quanto nota agli avversari, debolezza dal lato del rovescio.

La strategia di un giocatore con queste caratteristiche, ha detto O'Shannessy che nel suo ruolo per la FITP collabora anche con lo staff di Matteo Berrettini, non può prescindere dalla protezione del lato debole. "Quando il rovescio è più debole del diritto - ha detto -, devi venire un po' più avanti. Dovresti cercare di tirare meno il rovescio in diagonale, perché è più facile che ti torni indietro in diagonale, ancora sullo stesso lato. Può essere una buona idea giocare in mezzo, o manovrare in lungolinea per cambiare pattern, se possibile girare intorno alla palla o venire a rete".

L'aspetto relazionale delle strategie nel tennis porta O'Shannessy a un'ultima interessante considerazione, a proposito della crescente tendenza a risposndere da molto lontano rispetto alla riga di fondo. E' lo schema classico di Rafa Nadal sulla terra rossa, è la posizione abituale di Daniil Medvedev anche sul veloce, ma non sono certo gli unici.

"Contro chi usa una strategia così estrema, serve una strategia altrettanto estrema - conclude O'Shannessy -. Non escludo perciò di vedere nei prossimi anni molti più servizi da sotto, naturalmente con la giusta intenzione".

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