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Il CEO Steve Simon scrive all'ambasciatore cinese in USA con due richieste precise: prove verificabili che Peng Shuai stia bene e un'indagine accurata sulle sue accuse di molestie. Altrimenti, la WTA può anche lasciare la Cina. Spuntano due video, ma non convincono
di Alessandro Mastroluca | 20 novembre 2021
Nuova puntata nel caso Peng Shuai. L'ex campionessa Slam cinese, di cui si erano perse le tracce dopo le accuse di molestie all'ex premier Zhang Ghaoli, è riapparsa in pubblico a margine di un torneo giovanile a Pechino, il Fila Kids Junior Tennis Challenge. Il torneo ha pubblicato due foto sul profilo ufficiale dell'evento su Weibo, il principale social network cinese, in cui Peng compare con una felpa blu e un pantalone di tuta bianco.Hu Xijin, direttore del Global Times, testata governativa cinese in lingua inglese, ha pubblicato anche un video. Per la WTA, comunque, non è ancora abbastanza.
Peng Shuai showed up at the opening ceremony of a teenager tennis match final in Beijing on Sunday morning. Global Times photo reporter Cui Meng captured her at scene. pic.twitter.com/7wlBcTMgGy
— Hu Xijin ??? (@HuXijin_GT) November 21, 2021
Ier Hu Xijin aveva pubblicato su Twitter altri due video in cui la giocatrice compare in un ristorante. Secondo Xijin, dal video emergerebbe chiaramente che sarebbero stati girati il venti novembre.
Dalle risposte di altri giornalisti su Twitter, si evince che l'indizio starebbe nel discorso dell'uomo presente con lei al ristorante. Nelle sue parole fa riferimento, scrivono, alla pandemia e a qualcosa che deve succedere "domani, 21 novembre".
Tuttavia, sull'autenticità di questi video non esistono conferme. Dell'ex campionessa Slam, da quando ha accusato l'ex vice-premier Zhang Gaoli di averla costretta ad avere un rapporto sessuale quando avevano una relazione, non ci sono più tracce sui social.
Il messaggio pubblicato su Weibo, l'equivalente cinese di Facebook rigidamente controllato dal governo, è stato cancellato il 2 novembre scorso mezz'ora dopo la pubblicazione sull'account ufficiale della giocatrice. Il suo profilo, seguito da più di mezzo milione di persone, non è raggiungibile.
Latest instalment in the Peng Shuai saga is 2 creepy videos being heavily publicised by Chinese state media, incl. Global Times editor Hu Xijin. Peng can’t be heard talking, & they’ve clearly been made in response to the viral #WhereIsPengShuai campaign. pic.twitter.com/sV8EQxt7nD https://t.co/cwq3z4YpEz
— Jack Hazlewood (@JackHHazlewood) November 20, 2021
Il mondo del tennis si è mobilitato, l'hashtag #WhereIsPengShuai (dov'è Peng Shuai) è diffusissimo su Twitter. Nelle ultime ore anche i big, pur con dichiarazioni morbide, hanno espresso la loro preoccupazione.
"Spero che stia bene. Tutta la famiglia del tennis è riunita intorno a lei. Da 25 anni è la mia seconda famiglia e quindi sono legato a tutti i giocatori e giocatrici. Spero che arrivino presto notizie da lei e che stia bene" ha detto Roger Federer a Sky.
"La cosa più importante è sapere se lei stia bene" ha detto Rafa Nadal, come riporta il quotidiano francese L'Equipe. Anche il torneo di Wimbledon ha espresso una posizione ufficiale ma la WTA è andata a questo punto oltre.
Il CEO Steve Simon, non convinto della veridicità dei due video, ha inviato una lettera all'ambasciatore cinese negli Stati Uniti, condivisa su Twitter dal giornalista del New York Times Cristopher Clarey.
Simon fa due richieste ferme e precise: una prova indipendente e verificabile che Shuai Peng sia viva; e un'indagine corretta, completa e trasparente sulle sue accuse che ad oggi hanno avviato il caso di più alto profilo del movimento MeToo in Cina.
Se anche solo una di queste due richieste non fosse soddisfatta, ha detto, "dovremmo seriamente considerare l'ipotesi di non continuare a giocare in Cina". Questo vorrebbe dire rinunciare a nove tornei, comprese le WTA Finals assegnate a Shenzhen per dieci anni, che nel 2019 hanno distribuito complessivamente 30,4 milioni di dollari. Ma la preoccupazione per la sorte di Shuai Peng non ha prezzo. "Il rapporto fra la WTA e la Cina - ha concluso Simon - è a un bivio".
La Cina, che sfrutta lo sport per migliorare la sua reputazione internazione e rischia di dover fronteggiare anche un boicottaggio guidato dagli USA alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022, non ha ancora fornito risposte convincenti alle richieste. Il mistero è lontano dall'essere risolto.
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