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Campioni internazionali

Korda spezza il tabù dei 'figli d'arte' che brillano nel tennis…

Sebastian al terzo turno al Roland Garros emula le gesta di papà Petr, finalista a Parigi nel 1992 e poi campione agli Australian Open 1998

di | 01 ottobre 2020

Sebastian Korda (foto Getty Images)

Sebastian Korda (foto Getty Images)

Prima o poi doveva succedere. Il figlio di un campione di tennis si mette in luce nello stesso sport del famoso genitore. Finalmente, al Roland Garros 2020, sembra proprio che a sfatare la maledizione sarà Sebastian Korda, figlio di Petr, il mancino ceco di Praga, alto alto, tutt’ossa e forza veloce che, nel 1992, arrivò in finale proprio sulla sacra terra rossa di Parigi e, nel 1998, conquistò gli Australian Open, salendo fino al numero 2 del mondo, uscendo poi malamente di scena nel 1999, marchiato da una condanna per doping a Wimbledon. Dopo aver lasciato il segno anche in doppio, con un titolo e una finale Slam.

Petr, che subito dopo la carriera pro si è trasferito negli Stati Uniti, ha avuto tre figli dall’ex tennista Regina Raychrtova, Jessica e Nelly, diventate entrambe professioniste di golf, e appunto Sebastian. Le due ragazze hanno subito convinto il padre della loro forza di volontà, indispensabile molla per ottenere risultati nella, vita in generale e nel sport professionistico in particolare, tanto che Petr gli ha fatto in più occasioni da caddy. Facendosi beffe del più famoso connazionale, Ivan Lendl che, da atleta, lo aveva nettamente superato, ma da padre non ha avuto lo stesso successo coi risultati sportivi dei figli.

Per convincersi della determinazione di Sebastian, invece, Petr ha avuto bisogno di più e più prove da parte del figlio. Che, solo dopo mille insistenze da parte sua, alla fine, ha accettato di instradare e poi seguire, imponendogli però delle regole ferree di disciplina. E convincendosi quindi definitivamente sulle sue possibilità soltanto quando quello s’è imposto agli Australian Open juniores 2018, a 17 anni, e poi ha replicato, felice, la bicicletta in aria che aveva caratterizzato il trionfo del papà nella prova seniores di vent’anni prima, a Melbourne 1998.

Da numero 1 del mondo di categoria, Sebastian ha esordito fra i pro già agli Us Open 2018, rivelando di aver scelto a 9 anni il tennis lasciando l’hockey dov’era una promessa, folgorato agli Us Open 2009, dove aveva accompagnato il padre che all’epoca allenava Radek Stepanek: “Ho ascoltato una voce che mi veniva dal cuore, mi sono sentito innamorato del tennis, con l'atmosfera e l’eccitazione che viene dalla partita, e mi sono visto farlo per il resto della mia vita”.

Aiutato dalle sorelle, aiutato da mamma (“Quando non c’è papà posso tranquillamente paleggiare con lei”), aiutato dalla filosofia di famiglia che non gli metteva pressione e lo lasciava giocare quanto volesse senza l’assillo dei risultati, Sebastian non è stato oppresso dal pesante cognome come altri figli famosi. Fors’anche perché è cresciuto in un paese lontano dalle radici, come gli Stati Uniti, dove Korda non era certamente così conosciuto. Con Petr che teneva bene a mente la lezione di suo padre, a sua volta buon tennista top 30 nell’ex Cecoslovacchia: “Papà mi teneva sotto la sua ala, lo sapevo, lo sentivo, ma quand’è stato il momento mi ha lasciato volare da solo. Questo è quello che ho cercato di fare anch’io coi miei figli”

Il problema, per il ragazzo di quasi due metri, dal fisico molto simile a quello di Sascha Zverev, è stato fisico, per armonizzare i movimenti ed essere agile in tutte le parti del campo e in tutti i colpi, potenziarsi di muscoli, fare esperienza nei tornei minori, crescere, insomma, senza fretta, dopo il bum da junior. Imparando a mettere dentro le righe quelle bordate da fondocampo che ha sempre tirato, a cominciare dal servizio, cercando insistentemente il vincente.

Al Roland Garros, eccolo diventare il primo giocatore nato negli anni 2000 a raggiungere il terzo turno nello Slam sulla terra rossa, sulla scia delle qualificazioni, senza curarsi dell’appena numero 213 del mondo che gli assegna l’ATP. Così che oggi può festeggiare dopo il colpaccio sul trampoliere Isner: ”Sono sulla luna, sono super felice del modo in cui ho giocato, del modo in cui sono rimasto calmo”. Lui che, fino a una settimana fa non aveva mai vinto una partita in un Major e ora. Dopo aver superato Seppi e Isner, confida di andare avanti, nel derby contro l’altro qualificato Pedro Martinez Portero. Forte anche dell’apporto della famiglia: “Hanno guardato tutta la partita, anche le mie sorelle. Tutti sono abbastanza eccitati in questo momento”. E di un precedente importante: mamma Regina, numero 26 del mondo nel 1991, arrivò in finale al Clarins Open al Racing Club de France nel 1989. Che si disputava a settembre…

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