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Campioni internazionali

Piatti e Sinner: che storia!

Quella tra Jannik e Riccardo, il maestro e allenatore che lo ha guidato da quando era un apprendista 13enne alla Top 10 mondiale a soli 20 anni, è una delle vicende di maggiore successo e ispirazione del tennis attuale. Ma in queste ore si parla di forti tensioni in un rapporto votato alla ricerca dell’eccellenza

di | 12 febbraio 2022

Primi punticini ATP nel 2018 e a fine anno n.551 del mondo. Ingresso nella Top 100 nel 2019, con la stagione chiusa al n.78 dopo aver vinto le Next Gen ATP Finals.

2020: quarti di finale al Roland Garros, primo titolo ATP e chiusura di stagione al n. 37 ATP. 2021: ingresso nella Top 10, vittoria in un ATP 500 e finale in un Masters 1000. Gennaio 2022: quarti di finale agli Australian Open e best ranking, n.9 del mondo.

La progressione di Jannik Sinner, che compirà 21 anni il prossimo 16 agosto, è il fatto tennistico più significativo e più spettacolare delle ultime quattro stagioni tennistiche. Non a caso il “rosso” di Sesto Pusteria è ormai un protagonista in cartellone dei tornei professionistici a tutte le latitudini.

Ce lo invidiano i francesi come gli americani, gli australiani come i tedeschi ai quali piace molto anche per come parla il loro idioma (meglio del nostro); alle ultime Nitto ATP Finals ha mostrato di giocarsela già alla pari con Daniil Medvedev, il n.2 del mondo che è ormai a un passo dalla leadership, esponente di spicco di una generazione dieci anni più giovane di quella egemone per l’ultimo quindicennio.

Sinner è indicato da tutti, i McEnroe e i Wilander ma anche i Federer e Djokovic, come un probabile n.1 del futuro e in fatto di Slam il dubbio non è se ne vincerà, ma quanti saranno.

Questa convinzione diffusa è alimentata dall’altro fattore che tutti gli addetti ai lavori ritengono determinante nel bagaglio di Jannik: oltre a un talento esagerato può contare su un allenatore, Riccardo Piatti con il suo team, che sa il fatto suo come pochi altri al mondo.

Forse come nessun altro, visto che è l’unico coach in attività a livello planetario ad aver effettuato ben due volte con un suo allievo il percorso completo che va dal tennis giovanile al best ranking nel tennis professionistico: prima con Renzo Furlan (da under 16  a n. 19 del mondo) poi con Ivan Ljubicic (da under 18 a n.3 del mondo).

Quello con Jannik Sinner, accolto al centro di Bordighera quando aveva 13 anni, sarebbe il terzo giro completo, inframezzato con l’esperienza di aver allenato una serie di altri tennisti per periodi più limitati che hanno permesso all’allenatore comasco di capire tante altre cose in più, completando il proprio bagaglio: un giovane Djokovic, un complicato Simone Bolelli, il possente Milos Raonic, il talentoso Richard Gasquet, lo sfortunato (per i vari problemi fisici) Borna Coric fino a Maria Sharapova, negli ultimi mesi della sua gloriosa carriera agonistica.

Piatti è uno che si dedica anima e corpo, 365 giorni l’anno, 24 ore al giorno. Anche quando in luglio è all’Isola d’Elba a tenere i suoi stage estivi le ‘rotellone’ del suo cervello girano senza sosta perché le faccende dei suoi puledri in giro per il mondo, accompagnati da maestri, preparatori e fisioterapisti tra i migliori in assoluto, vadano nella giusta direzione.

E che questo succeda lo si evince semplicemente seguendo la storia di Sinner, non perdendosi le puntate di questa specie di serie tv che per il grande pubblico è cominciata con l’ATP Challenger di Bergamo dal 2019, vinto da esordiente, e ha regalato progressive emozioni, settimana dopo settimana nelle successive tre stagioni.

Anche il pubblico dei semplici appassionati si sta godendo il viaggio perché insieme ai risultati ha potuto seguire la crescita progressiva di Jannik, sotto tutti gli aspetti.

Il ragazzo è cresciuto vistosamente in termini di personalità e sul piano fisico, aggiungendo pian piano muscoli adeguati a potenziare i gesti che richiedono esplosività (in particolare il servizio), potenziando le innate doti di coordinazione e rapidità, aumentando la resistenza.

Il tennista ha arricchito man mano un bagaglio tecnico che in partenza era costituito quasi esclusivamente da due spettacolari fondamentali da fondo campo. Jannik era riuscito a entrare tra i primi 100 del mondo praticamente solo picchiando diritto e rovescio con il suo timing eccezionale. Era arrivato fino ai quarti di finale al Roland Garros con uno smash e una volée che dire incerti era un eufemismo.

Nel 2021 l’abbiamo visto progredito anche e soprattutto in questi fondamentali. A inizio 2022, in Australia è apparso ancora più solido.

Una progressione evidentemente prodotta da un lavoro costante, nella giusta direzione, frutto dell’esperienza di Riccardo Piatti (uno che sa che cosa serve per competere al massimo livello) e dell’attitudine la lavoro di Jannik Sinner (uno che è pronto a tornare in campo a riprovare un gesto appena finita la partita).

Questo lavoro di miglioramento e crescita progressiva, di continua messa a punto era programmato anche per le settimane successive agli Open d’Australia. In un’intervista pre-natalizia Riccardo Piatti ci aveva spiegato come in realtà non ci fossero i tempi della classica preparazione off-season tra la fine della Coppa Davis in dicembre e la partenza della stagione australiana in gennaio: lui e Jannik avrebbero svolto il grosso del lavoro all’indomani del primo Slam dell’anno. Una situazione che sarebbe diventata un classico per un giocatore probabilmente impegnato a fine stagione sia nelle Nitto ATP Finals che nelle Davis Cup Finals.

Dopo Melbourne purtroppo c’è stato per Jannik il contrattempo della positività al Covid-19. E un silenzio assoluto sul piano social: nessuna immagine o video di campo o di palestra. Nelle ultime ore circolano sempre più insistenti voci di inaspettati e insospettabili attriti tra il giocatore e il suo mentore. Addirittura di forti tensioni.

Che storie, quelle di Jannik e Riccardo! Qualunque cosa accada l’importante è che l’esito sia quello che tutti attendiamo per le prossime puntate: un altro passo avanti verso l’eccellenza, che entrambi perseguono.

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