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Campioni internazionali

Piatti confidential: ”Il programma di Jannik per i prossimi… 15 anni”

A tu per tu con l’allenatore e mentore del n.10 del mondo alla vigilia della partenza per l’Australia. “Da quest’anno la vera preparazione sarà in febbraio, dopo lo Slam”. “Nel 2021 Jannik ha imparato molto: dalle sconfitte e dai tanti tornei, Wimbledon compreso, dove era un esordiente”. “A 20 anni non deve avere fretta: la sfida più difficile è quella della programmazione”

di | 26 dicembre 2021

Jannik Sinner nel 2021 ha compiuto 20 anni e vinto 4 tornei. Ha chiuso la stagione da n.10 del mondo

Jannik Sinner nel 2021 ha compiuto 20 anni e vinto 4 tornei. Ha chiuso la stagione da n.10 del mondo

Sono in partenza proprio il giorno di Santo Stefano: Jannik, Riccardo, Dalibor e Claudio. Sinner e il team Piatti si imbarcano per Sydney dove è in programma l’ATP Cup, prima prova del calendario 2022 cui il 20enne della Val Pusteria, n.10 del mondo, è iscritto. Un torneo a squadre, dove è atteso anche Matteo Berrettini, a formare quel dream team che non abbiamo potuto schierare in Coppa Davis un mese fa, causa infortunio del romano, n.7 del ranking ATP.

Per tutto il mondo il tennis riparte da lì. Non per Jannik Sinner e Riccardo Piatti, il suo coach e mentore da quando aveva 13 anni, il maestro che ha disegnato per lui un percorso di crescita, verso la grandezza che Jannik persegue, come aveva fatto prima per Renzo Furlan e gli altri “Piatti Boys”, poi per Ivan Ljubicic.

Per Sinner e Piatti la trasferta australiana è la coda del 2021, troppo poco spazio c’è infatti nel calendario per un giocatore protagonista sia delle Nitto ATP Finals che delle Davis Cup Finals prima degli appuntamenti di gennaio “down under”, per svolgere quello zoccolo duro di lavoro, in campo e in palestra, che serve a preparare una stagione da Top Player (magari aggiungendo qualche miglioria e messa a punto del bagaglio tecnico).

E così sarà sempre, d’ora in poi, per l’azzurro, atteso come sicuro protagonista dei grandi eventi di fine anno: la preparazione vera e propria sarà quella di febbraio, dopo Melbourne. La nuova stagione avrà come prime tappe Rotterdam, Dubai, la Coppa Davis contro la Slovacchia, a Bratislava. E la sfida più difficile sarà quella con la programmazione, la scelta di quella giusta, fondamentale nel cammino di crescita di un tennista che è già n.10 del mondo a soli 20 anni eppure ha appena cominciato a camminare verso la vetta che vuole raggiungere.

A farci da guida su questi sentieri, affascinanti ma spesso scoscesi, è proprio Riccardo Piatti che ha sempre la capacità di sorprenderti, anche dopo oltre 35 anni di onorata carriera sotto il sole del grande tennis. Perché anche lui, come Jannik, non ha mai smesso di crescere per poter essere al passo con l’evoluzione del gioco. O meglio, per prevederla e prevenirla, per fare in modo che il suo giocatore di punta possa partire sempre in prima fila.

Uno sguardo sottile e disincantato pronto a cambiare qualsiasi abitudine consolidata per trovarne una nuova, più adatta a far sì che la performance di domani si migliorare di quella di oggi.

Nel ripercorrere i tratti salienti del 2021 e ipotizzare gli scenari del 2002 si riesce a cogliere il modo di procedere insieme di questi due fenomeni, Jannik e Riccardo, interpreti esemplari del “monopensiero” maniacale intorno al grande tennis e ai suoi segreti. Lo abbiamo fatto alla vigilia della ripartenza.

Ciao Riccardo, abbiamo visto dalle immagini social che Jannik ha fatto una settimana di vacanza in montagna dopo la Coppa Davis. Immagino che poi abbiate dovuto lavorare molto sodo…

“Lui ha ripreso la preparazione venerdì 11 dicembre a Bordighera e ha lavorato fino al 23 dicembre, due settimane esatte. Con un solo giorno off (domenica 19). Poi Natale tutti a casa propria (lui dai suoi) e il 26 si parte. Partiamo io, lui, Claudio (Zimaglia) e Dalibor (Sirola). Andiamo a Sydney per l’ATP Cup”.

Una preparazione breve quest’anno…

"D’ora in poi bisognerà fare sempre i conti con questo tipo di calendario: sarà così anche nei prossimi anni. Per noi sarà sempre come se la stagione finisse dopo gli Australian Open. Dopo Melbourne ci fermeremo e ci prepareremo bene. Lo Slam comincia il 17 gennaio: se le cose vanno bene torniamo i primi di febbraio. A quel punto Jannik farà un’altra settimana di vacanza, poi la preparazione in vista della ripartenza con Rotterdam, Dubai e la Coppa Davis. A seguire, i tornei americani”.

Per noi sarà sempre come se la stagione finisse dopo gli Australian Open

Dalibor Sirola, Jannik Sinner, Riccardo Piatti e Claudio Zimaglia con Andrea Gaudenzi che consegna il premio ATP per l'ingresso nella Top 10

“Io gli parlo delle partite che perde. Quelle che vince sono sue, quelle che perde sono mie"

Che obbiettivo vi siete posti per la prossima stagione? Consolidare la posizione? Salire ancora in classifica?

“A inizio 2021 pensavo che un obbiettivo potesse essere di qualificarsi per il masters (Nitto ATP Finals) e per riuscirci doveva riuscire a giocare tra le 50 e le 60 partite o anche di più. Per il 2022 il discorso è analogo: giocare ancora 55/60 partite, puntando a qualificarsi per le Finals. Se lui riesce a fare quel numero di match, considerato il livello di tornei cui partecipa, è in automatico tra i primi 8 del mondo”.

Di cosa parlate di più, quando parlate di tennis?

“Io gli parlo delle partite che perde. Quelle che vince sono sue, quelle che perde sono mie. Lui nel 2021 ha perso 22 partite in 26 tornei. Ha vinto 4 titoli e giocato la Davis, in cui non ha mai perso. Per esempio: la prima sconfitta dell’anno è stata quella con Shapovalov agli Open d'Australia. Su quella gli ho detto: per me nel momento importante hai risposto da troppo lontano. Dovevi rispondere da più vicino e poi aprirti il campo. Seconda sconfitta, con Bedene (a Montpellier): hai aspettato troppo che sbagliasse lui; dovevi spingere per andare avanti. Con Medevedev (sconfitta nei quarti a Marsiglia): dovevi attaccare. Gli faccio la mia analisi di come sono andate le cose e lui mi deve fare la sua. Sulle vittorie si dicono due parole a caldo e poi non se ne parla più. Dalle sconfitte si impara”.

Jannik Sinner con Andrea Volpini e Claudio Zimaglia a Washington

Che cosa avete imparato dal 2021?

“Molto. Abbiamo imparato tanto anche dal fatto che Jannik ha giocato 13 tornei del tutto nuovi per lui. In posti dove non era mai stato. Più la Coppa Davis. Questo ha un valore enorme per il prossimo anno, perché saranno situazioni che lui saprà già gestire. Quando arriverà a Wimbledon, almeno saprà già dove sono gli spogliatoi (ride). Sa già come funziona l’organizzazione. Quando arriverà a Madrid saprà già che si gioca in altura e che cosa significa. Nel 2021 ha perso con Popyrin perché non era ovvio per lui che in altura si deve giocare in un modo simile a quello dei tornei indoor, anche se ci si trova sulla terra battuta. Lui a Madrid ha giocato come ha giocato a Barcellona, anche quella una prima volta per lui. Barcellona e Madrid sono due tornei sulla terra battuta e in Spagna ma le condizioni sono diversissime e richiedono due modi diversi di giocare. E’ per questo che aver giocato 13 tornei del tutto nuovi è stato un fattore molto importante e molto utile. E se ti dico che queste prime volte sono arrivate a Miami, Barcellona, Madrid, al Queen’s Club, a Wimbledon, Atlanta, Montreal, Cincinnati, Indian Wells, Parigi Bercy e alle Nitto ATP Finals è facile capire che peso possa aver avuto la novità quest’anno e quanto sarà diverso il 2022 sulla base di questa esperienza”.

Jannik nel 2021 ha giocato 13 tornei del tutto nuovi per lui. In posti dove non era mai stato.

Sinner con Opelka, vincitori del doppio ad Atlanta

Qual è stato l’aspetto più significativo della stagione di Jannik dal tuo punto di vista? Che cosa ti ha dato più soddisfazione?

“La cosa più importante per me è stata constatare che quando lui perde una partita "brutta", poi reagisce sempre bene. Ci mette un attimo a digerirla ma reagisce bene. Il periodo più brutto lo ha avuto proprio agli Australian Open: là ha perso da Shapovalov, poi da Bedene a Montpellier. Però poi ci sono stati i quarti a Marsiglia, i quarti a Dubai e la finale a Miami. Al Queen’s e a Wimbledon ha perso male, ad Atlanta pure; però poi, sempre ad Atlanta, ha vinto il doppio e poi ha fatto centro a Washington. Un altro esempio: perde male da Tiafoe ad Anversa (una sconfitta importante, che gli è servita tanto), perde da Alcaraz a Bercy, perde da Murray a Stoccolma e poi alle Nitto ATP Finals coglie subito la grande chance che aveva di chiudere tra i primi 10 battendo Hurkacz 6-2 6-2. Avesse perso quella partita avrebbe finito n.11, cosa che gli avrebbe fatto 'girare le palle'. Dunque reagisce sempre bene. Ci impiega una o due settimane ma poi reagisce”.

Hai detto che la sconfitta con Tiafoe è stata importante per lui: perché?

“E’ stata importantissima. Avesse vinto sarebbe salito al n.7 nella Race e sarebbe arrivato con tanti punti a Parigi/Bercy mettendo sotto pressione gli altri. Invece l’ha persa. Ma ha capito perché l’ha persa. E la prossima volta non la perde più, di sicuro non così. Magari potrà capitargli di perdere ancora da Tiafoe ma non in quel modo. Ma  deve passare da momenti così. Deve farle, deve viverle queste partite. Il bello di avere 20 anni ed essere a questo livello è che Jannik gioca partite importanti che può ancora permettersi di sbagliare”.

Il bello di avere 20 anni ed essere a questo livello è che Jannik gioca partite importanti che può ancora permettersi di sbagliare

Mi viene in mente un momento particolare: la sfida con Medvedev alle Nitto ATP Finals e il primo set perso 6-0. Poi Jannik riesce a rientrare nella partita e arriva a un soffio dal vincerla al terzo set. Che cosa hai pensato dopo quel 6-0?

“Lui mi ha chiesto se avevo avuto paura. Io gli risposto che no, non ho mai paura. So benissimo che lui si rimette in pista: è difficile che lo prendano a pallate. Ero sicuro che una reazione in qualche modo l’avrebbe avuta. Poteva perdere 6-0 6-4 però ero sicuro che il secondo set lo avrebbe giocato. Non ho mai paura che esca dal campo bastonato, a meno che sia infortunato, che sia successo qualcosa. Dopo che ha perso il primo set 6-0, sapevo che ci sarebbe stata una reazione, anche se l’altro era il n.2 del mondo ed eravamo alle Nitto ATP Finals. Per questo ripeto sempre che lui ha bisogno di tempo, ha bisogno di giocare partite e di perdere: perché impara sempre di più. Lui impara di più quando perde. Quando vince, come contro Hurkacz a Torino, uno dice: ok, lo vedo tutti giorni in allenamento giocare bene come contro Hurkacz. Quello è il suo livello normale”.

Ecco, il livello: parliamone. Secondo te, quando Jannik ha vinto a Sofia e poi è arrivato alla semifinale di Anversa stracciando uno come Casper Ruud, non giocava da primi 3 del mondo?

“Jannik può battere i primi, o giocare al loro livello, ma non è ancora a quel livello. Lui secondo me è già a un livello superiore a Ruud e Hurkacz che gli sono davanti in classifica (anche se sulla terra battuta Ruud è più tosto e Hurkacz lo è altrettanto sul cemento all’aperto). Jannik è più forte di Hurkacz sulla terra e di Ruud sul cemento e indoor”.

Quest’anno si punta ad avvicinarsi ancora di più ai primissimi. Però per farlo c’è solo un modo: lavorare ed allenarsi sempre con qualità e giocare le partite, vincerle e perderle. Allora impari

Quindi lo piazzeresti un po’ più su del suo attuale ranking, subito dietro i primi tre o quattro…

“Quest’anno si punta ad avvicinarsi ancora di più ai primissimi. Però per farlo c’è solo un modo: lavorare ed allenarsi sempre con qualità e giocare le partite, vincerle e perderle. Allora impari”.

Possiamo dire che i risultati del 2021 hanno ulteriormente confermato quello che pensavi e pensi di lui?

“Onestamente, non ci fosse stata la pandemia, questi risultati me li aspettavo un pochettino prima. E’ andata così perché per sei mesi nel 2020 non ha giocato. E se non gioca a quel livello, non impara”.

Quali saranno le cose più difficili per lui il prossimo anno?

“Cose particolarmente difficili non ne vedo per lui. E’ tornato a Bordighera dopo le Nitto ATP Finals e la Coppa Davis, si è allenato molto bene come sempre”.

Ci sono degli aspetti tecnici su cui state lavorando con particolare attenzione?

“Stiamo lavorando molto sul servizio. E sul fatto di essere ancora più aggressivo nel gioco. Cambiare di più la palla, aprirsi il campo e venire a rete. Deve far pensare di più l’avversario”.

Stiamo lavorando molto sul servizio. E sul fatto di essere ancora più aggressivo nel gioco.

Una considerazione sul tennis di vertice più in generale: Djokovic e gli immediati inseguitori. E’ ancora Nole l’uomo da battere? O dobbiamo cominciare a concentrarci di più sui suoi primi inseguitori, Medvedev, Zverev…?

“Per quanto concerne la ripartenza della stagione bisogna innanzitutto vedere se Djokovic giocherà (e quanto) con questa faccenda del vaccino. Senza vaccino può giocare solo in Europa e, visto che in Inghilterra è richiesto, può giocare un solo Slam, a Parigi. Gli altri li conosciamo tutti: a contendersi i primi posti ci sono Medvedev e Zverev (che è migliorato molto), Tsitsipas, Berrettini, Rublev… E poi ci sono i giovani come Alcaraz, Auger-Aliassime, Shapovalov. Bisogna vedere come stanno lavorando, come si allenano, come stanno r staranno a infortuni. L’unico problema che vedo per il prossimo anno è la programmazione. Bisogna essere molto accorti: se Jannik gioca tante partite dovrà fare pochi tornei perché deve poter riposare e allenarsi. La cosa migliore che lui ha fatto nel 2021, purtroppo andando controcorrente, è stato non andare alle Olimpiadi. Non ci è andato, tengo a ripeterlo un’altra volta, perché è stato molto onesto: non era pronto per andare alle Olimpiadi. Mentre era pronto, e si sentiva pronto, per giocare la Coppa Davis. Infatti si è espresso nel modo che tutti hanno visto. Tennisti come Sinner non possono giocare sempre. La programmazione quindi è fondamentale: noi dobbiamo stare attenti. Lui girerà sempre con Dalibor, Claudio. Poi ci sarò io, ci saranno altri allenatori. Dovremo seguirlo da vicino. Abbiamo un programma preciso, da qui a Wimbledon. Però bisognerà valutare sempre con attenzione: nel momento in cui dovesse essere stanco, è inutile che giochi. Nel momento in cui per vari motivi dovesse essere confuso, è inutile che vada a giocare. Perché non deve avere fretta di fare tutto quest’anno. Lui, nella sua testa, ha fretta: vuole crescere, vuol salire, vuole imparare, vuole diventare sempre più forte. Però alla fine ha solo 20 anni: deve giocare ancora 15 anni. Anche se perde tre o quattro mesi non cambia niente nella sua carriera”.

Lui, nella sua testa, ha fretta: vuole crescere, vuol salire, vuole imparare, vuole diventare sempre più forte. Però alla fine ha solo 20 anni: deve giocare ancora 15 anni.

Ma tu a un certo punto non andrai in pensione?

“(Ride) Per adesso, no. Questo con Jannik è un progetto su cui lavoro da tanto tempo, sono tanto coinvolto. Anche se dovessero arrivare altre persone che mi possono aiutare o che andranno in giro con lui, per me è un progetto importante. E probabilmente succederà che coinvolgerò altre persone che potranno aitarlo a crescere”.

Tra i giovani emergenti, chi ti ha colpito di più?

“Alcaraz è un ottimo giocatore ed è importante per Jannik”

In che senso?

“Perché è un ottimo rivale”

Come è stato a un certo punto Djokovic per Nadal?

“Beh, paragoni così è difficile farli: Djokovic e Nadal hanno vinto 20 Slam a testa. Questi non hanno vinto ancora niente. Quindi è meglio evitare certi confronti. Il fatto che arrivi un ragazzo giovane come lui, ben preparato, che gioca bene a tennis, che è ambizioso, che vuole crescere, che è in un buon team, per me è importante. Perché stimola Jannik, che stima Alcaraz, apprezza il suo modo di giocare, ne ha molto rispetto”.

Roger e Rafa secondo te hanno ancora qualcosa da spendere?

“Secondo me Rafa spenderà tutto sulla terra battuta. Su Roger non ho proprio idea, perché non capisco che intenzioni abbia e quest’anno ha giocato troppo poco. Roger comunque è sempre da rispettare per tutto quello che ha dato al tennis: faccia quello che ritiene più giusto per lui. A noi va sempre bene”.

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