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Lorenzo Musetti è uno dei due italiani qualificati per le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals di Milano: merito di alcuni risultati di spessore, che hanno ribadito un potenziale enorme e la capacità di stregare il pubblico con tecnica e classe sopraffina. All’Allianz Cloud sarà uno dei più attesi, e può giocare un ruolo da grande protagonista
28 ottobre 2021
Nelle prime tre edizioni delle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals di Milano non c’è mai stato un giocatore italiano qualificato di diritto fra i magnifici otto, mentre quest’anno sono addirittura due, a testimonianza del momento d’oro del nostro tennis. Oltre a Jannik Sinner, dominatore della Race to Milan e ormai a poco più un centinaio di punti dalla top ten nel ranking mondiale, si è garantito un posto all’Allianz Cloud anche Lorenzo Musetti, che per determinati traguardi deve attendere ancora (perché sì, è solo questione di tempo) ma ha vissuto una stagione ugualmente importante, con una manciata di momenti salienti.
Sono quelli che l’hanno portato dal numero 129 ATP di gennaio a un best ranking di 57 (oggi è alla 67esima posizione), l’hanno consacrato fra i migliori under 21 del mondo con due anni d’anticipo e soprattutto gli sono serviti per mostrare al pubblico ciò che sa fare, o come sa incantare con un mix fra tecnica e classe che scomoda paragoni importanti. A nemmeno vent’anni il talento di Carrara è già uno di quelli per cui il pubblico paga volentieri il biglietto, sicuro che in qualche modo la fiducia verrà ripagata dallo spettacolo e dalla sua capacità innata di intrattenere, creando una connessione con chi sta seduto in tribuna.
Dopo un avvio di stagione a corrente alternata, con due finali perse a livello Challenger, il primo grande colpo del 2021 di Musetti è arrivato all’ATP 500 di Acapulco. In Messico, l’azzurro si è arrampicato dalle qualificazioni fino alla semifinale, battendo il suo primo top-10 in Diego Schwartzman e poi anche Tiafoe e Dimitrov, e ribadendo la capacità di esaltarsi quando l’atmosfera è caldissima. L’ha fermato Stefanos Tsitsipas, ma grazie a quei 200 punti ha tagliato il traguardo della top-100 e poi ha continuato a salire, arrivando subito dopo al terzo turno a Miami (nel secondo Masters 1000 della sua vita).
Non ha brillato fra Monte Carlo, Madrid e Roma, ma si è rialzato con la semifinale a Lione e ha tenuto le cartucce buone per il Roland Garros, regalandosi un debutto da favola in un torneo del Grande Slam. Uno dopo l’altro ha fatto fuori Goffin, Nishioka e Cecchinato, e negli ottavi contro Novak Djokovic sul Philippe Chatrier ha fatto capire come mai diventerà fortissimo. Era la sua prima volta sul Centrale di uno Slam, contro il numero uno del ranking e con un migliaio di altri validi motivi per farsela sotto, invece Lorenzo ha affascinato il mondo intero giocando due set spaziali, entrambi vinti al tie-break, e iniziando a far pregustare al pubblico un’impresa storica, inimmaginabile ad appena 19 anni.
Non è arrivata, perché appena Musetti ha mostrato mezza debolezza Djokovic ne ha approfittato e l’azzurro ha perso la bussola, restando in un amen senza energie fisiche e mentali, fino a ritirarsi durante il quinto set. Ma quella sconfitta gli è servita eccome, in barba a ciò che si è visto da lì in poi.
Risultati alla mano, dal Roland Garros in poi il suo tennis ha funzionato meno, permettendogli di portare a casa solamente qualche partita qua e là. Ma più che vincere ora conta gettare le basi per vincere dopo, e in questo senso certe sconfitte (vedi quella di Parigi) risultano utilissime. In più, le ragioni del suo periodo avaro di risultati sono molteplici, e di natura diversa.
Prima la maturità, che gli ha impedito di preparare a dovere un torneo che gli si addice come Wimbledon, poi qualche problema personale che nel corso dell’estate non è riuscito a lasciare sempre fuori dal campo, perdendo un po’ la scintilla necessaria per competere ogni settimana ad alti livelli. Ma i momenti grigi fanno pienamente parte del percorso formativo di ogni giocatore, ragion per cui non c’è da preoccuparsi, specialmente ora che – con l’aiuto di uno psicologo dello sport – Lorenzo ha ritrovato la fame e la voglia di competere.
È tornato a giocare il suo miglior tennis, e si è meritato la chiamata del ct Filippo Volandri per difendere i colori dell’Italia nelle Davis Cup Finals. Insieme a quattro giganti del nostro tennis come Berrettini, Sinner, Fognini e Sonego, nel quintetto che partirà da Torino con l’obiettivo di arrivare a Madrid (e fare strada anche lì) ci sarà pure lui: un’altra opportunità preziosa per la sua crescita sportiva.
Ma prima di pensare alla nazionale, la priorità di Musetti sono le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals, dove il pubblico di Milano lo attende ed è pronto a spingerlo verso un grandissimo risultato. Gli spettatori italiani hanno da sempre un debole per i giocatori spettacolari, quelli che insieme all’efficacia non rinunciano anche a un pizzico di spettacolo, e per questo proprio Musetti può trasformare l’Allianz Cloud in una bolgia, proprio come riuscì a Sinner in occasione del suo trionfo del 2019.
Il carrarese sarà il favorito del pubblico e uno degli osservati speciali anche fuori dall’Italia, e ha i mezzi per fare un grande torneo. Ma ancora di più per seguire l’esempio di giocatori come Medvedev, Rublev, Tsitsipas e almeno un altro dei magnifici otto del 2021, capaci di passare dal Masters dei Next Gen alle Nitto ATP Finals nel giro di due stagioni al massimo, e di lasciare subito il segno. Riuscirci sull’asse Milano-Torino sarebbe ancora più gustoso.
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