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Nel primo turno degli US Open brillano i figli di due star anni 80, più il già noto Korda. Forse s’interrompe l’anatema dei figli degli ex campioni nel tennis
di Vincenzo Martucci | 30 agosto 2022
Forse ci siamo, forse il grande anatema si sta dissolvendo. Forse Brandon Holt, 4 volte All-American alla University of Southern California, che sbatte fuori dagli US Open il più accreditato Taylor Fritz è il figlio d’arte di grandi qualità di un ex campione di tennis che brilla nello stesso sport del suo grande genitore. Cioé Tracy Austin, la trottolina di fondocampo che vinse gli US Open a 16 e a 18 anni nell’era di Evert-Navratilova, salì al numero 1 nel 1980 ma pagò il suo gioco frenetico con più infortuni e si fermò all’improvviso per un incidente d’auto.
SOLIDITA’
“Sceglierà lui, ma certo il tennis è uno sport duro, noi lo sappiamo bene”, dicevano in coro i signori Agassi (Steffi Graf ed Andre Agassi), ex numeri 1 del mondo e pluri-campioni Slam sviando i propri figli lontano dalla racchetta. Tracy Austin, oggi affermata talent tv, ha badato soprattutto a due cose: da più giovane campionessa di sempre degli US Open, a 16 anni 271 giorni, ha fatto molta attenzione a non bruciare passione ed ambizioni del figlio, facendogli continuare l’Università, e dandogli messaggi semplici e basic. “Non ricordo che cosa mi ha detto mamma prima di andare in campo, le solite cose, credo, “Divertiti”. Tracy gli ha inculcato il credo del tennis: “Le cose vanno su e giù. Giochi male e poi giochi bene”. Lo ha fatto crescere sui campi da tennis, frequentando proprio Fritz, come lui figlio della California: “Mi ci sono allenato molto, a Carson. Mi ha dato molti consigli. Quando vinco si congratula sempre con me e io sono molto felice di vedere come sta andando bene. E’ stato un po’ strano incontrarlo, e nello stesso tempo è stato bello incrociare un personaggio familiare”. Holt è dell’aprile ’98, Fritz del novembre ’97, sono quindi coetanei e hanno cominciato a sfidarsi già a 10 anni, nel 2008, all’USTA Boys della California del Sud, e Fritz aveva vinto.
PERCORSO
Da finalista del Roland Garros, campione degli Us Open e numero 1 under 18, Fritz è passato professionista nel 2015; Brandon, finalista in doppio agli US Open, ha seguito la strada dell’Università e s’è iscritto all’ATP Tour solo nel 2020, dopo l’inizio della pandemia.
L’anno scorso, ha iniziato a sentire dolore alla mano, finché, dopo tanti pareri diversi, non ha conosciuto la diagnosi: osteoma osteoide, un osso in più che cresceva sul suo quarto metacarpo: ad agosto, ha deciso di operarsi per risolvere il problema ma non ha più giocato per il resto del 2021.
Mamma Tracy, da esperta in infortuni, l’ha preso per mano in quegli 8 mesi bui: “Ho iniziato l’anno come 900 in classifica (924), praticamente ho dovuto ricominciare da capo, ho fatto subito bene vincendo i primi 3 tornei ITF di fila dopo tanto tempo, e poi altri 2, e ho fatto tanto duro lavoro di recupero”. Soprattutto, Brandon non ha usato scorciatoie da “figlio di”, ha fatto tutta la trafila, dai tornei più piccoli alle qualificazioni dei più grandi, così si è autopromosso al primo tabellone principale ATP Tour che coincide con uno Slam, agli US Open di casa, da appena 303 del mondo, sciorinando il suo gioco semplice e offensivo, da cemento, annullando con coraggio i 291 posti in classifica con uno dei favoriti al successo finale e l’emozione del debutto Slam davanti ad amici e parenti. Con 31 punti su 51 vinti in risposta alla seconda di Fritz e buttandosi spesso a rete, col 78% di realizzazione (18/23), ha messo costantemente sotto pressione il più famoso avversario impedendogli di dettare lo scambio.
Ha battuto Fritz come fece mamma Tracy con la mamma di Taylor, Kathy May, anche lei giocatrice Top 10, nel torneo di Filadelfia nel 1978: un precedente famigliare davvero… storico.
ESPERIENZA
Con una mamma così, Brandon ha respirato tennis da sempre. “Vengo a Flushing Meadows letteralmente da quando ero un neonato, ci sarò venuto 20 volte, quindi è assolutamente normale per me vederlo. Quello a cui penso di più è come, da bambino, mi immaginavo quanto sarebbe bello giocare il torneo. Bevevo le limonate Minute Maid, mangiavo lo zucchero filato, guardavo le partite e pensavo: “Questi ragazzi sono così bravi…”. Quindi, ora, essere anch’io qui come giocatore del torneo, è così divertente. Vedo i bambini che guardano le partite, penso che ero uno di loro e triavo ancor più bello giocare le partite”.
Con questa visione delle cose, la pressione sfuma: ”Non sento davvero molta pressione", ha continuato Holt. E’ sicuramente un vantaggio avere una mamma così: mi dà ottimi suggerimenti e mi aiuta molto a capire questo sport, il recupero, tutti gli aspetti del tennis, e anche lo sport in generale, il lato mentale di tutto. Ha giocato ai massimi livelli, quindi è sicuramente un vantaggio averla accanto”.
Vuoi vedere che l’anatema dei figli dei grandi campioni di tennis è davvero caduto? Dal torneo femminile arriva in scia il successo al primo turno di Elizabeth Hana Mandlik, 21enne numero 143 del mondo che da wild card sorprende Zidansek (81). Batte bandiera statunitense, ma è figlia del braccio d’oro Hana Mandlikova, che ha vinto 3 Slam su 4, mancando 2 finali a Wimbledon, sotto la bandiera dell’ex Cecoslovacchia. Vince anche un altro figlio d’arte Seb Korda, figlio di Petr, campione degli Australian Open 1998 ed ex numero 2 del mondo. Ritorno al futuro.
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