Tra Stefanos e Daniil – rispettivamente numero 2 e 3 della Race – non corre buon sangue. I due si sono affrontati undici volte in carriera e in sette di queste è stato il tennista moscovita ad uscire vincitore. Per capire come e dove tutto è cominciato, dobbiamo tornare indietro di ben cinque anni
di Lorenzo Andreoli | 10 marzo 2023
Il tennis, come lo sport in generale, è fatto di persone. Dando per scontata una cosa che troppo spesso non lo è, diventa più semplice abituarsi all’idea che dietro il super atleta ci sia un essere umano, con il suo carattere e le sue debolezze. Un professionista non è solo allenamento e titoli, prodezze ed errori marchiani, lacrime di gioia e periodi bui. Che piaccia o meno, il campo è il più bel teatro possibile a fare da sfondo a storie destinate a durare nel tempo, a rivalità sorte e sopite nel segno della correttezza, ma anche a scaramucce e frecciatine degne delle più ingarbugliate soap opera.
Senza troppi giri di parole, tra Stefanos Tsitsipas e Daniil Medvedev – rispettivamente numero 2 e 3 della Race – non corre buon sangue. I due si sono affrontati undici volte in carriera (curiosamente non ancora in finale) e in sette di queste è stato il tennista moscovita ad uscire vincitore. Servizi al fulmicotone, rovesci sulla riga e scambi estenuanti dal primo all’ultimo punto: bene, bravi, bis. La faccenda, però, è decisamente più complessa e per sviscerarla bene (e vivere l’essenza di ogni puntata) dobbiamo tornare indietro nel tempo di ben cinque anni.
Campo secondario del Masters 1000 di Miami, 2018. Stefanos e Daniil sono entrambi fuori dalla top-50 ma nell’aria si percepisce chiaramente che è un primo turno che di primo ha in realtà ben poco. Durante l’incontro una palla tocca il nastro, il greco non si scusa e il russo non la prende bene. Medvedev usufruisce di un toilet-break, lungo. Poco dopo è Tsitsipas che esce dal campo per un emergency-break, molto lungo. A fine match la tensione accumulata dai due sfocia in un plateale litigio, con il giudice di sedia costretto a intervenire per evitare lo scontro fisico. Volano parolacce e insulti pesanti, nessuno fa una bella figura.
Uno - Tsitsipas - è numero 2 della Race, l'altro - Medvedev - è numero 3. Ma è il russo a essere in vantaggio (per 7-4) negli scontri diretti. Storia di una rivalità fra due caratteri opposti e incompatibili
Quattro anni dopo c’è ancora Tsitsipas in campo, ma il russo ad affrontarlo è un altro. È Andrey Rublev. Siamo al Pala Alpitour di Torino, durante la fase a giorni delle Nitto ATP Finals. Avanti di un set, il greco subisce una dura rimonta e viene eliminato, minimizzando in conferenza stampa il successo dell’avversario. “Stavo servendo bene, ma lui ha una buona risposta, ne ha piazzate tante dentro il campo. Non mi sentivo in pericolo ma ho provato a fare qualcosa di nuovo. In realtà credo di essere stato il migliore dei due e sono abbastanza sicuro che abbia vinto la partita con le poche armi a sua disposizione”. Apriti cielo. Arriveranno anche le scuse del tennista di Atene, ma la frittata è fatta.
Se le deve essere segnate da qualche parte queste parole, Daniil Medvedev, per interrompere addirittura il classico discorso 'da premiazione' dopo la vittoria del torneo di Dubai ai danni dell’amico e connazionale Andrey Rublev. Non sono bastati 3 titoli e 14 vittorie consecutive per evitare una stilettata al vetriolo all’acerrimo rivale. “Ricordo che non molto tempo fa un giocatore ha detto che Andrey ha 'solo poche armi'. Ho letto questa frase e mi sono detto: come puoi dire una cosa del genere?” E la mente, in un attimo, torna di nuovo a Torino. “Secondo me, Andrey è uno dei giocatori più forti del circuito. Ancora non è riuscito a sfruttare al meglio il suo potenziale, ma sono sicuro che potrà vincere degli Slam. Mi auguro che possa battere molte volte quel ragazzo che ha pronunciato determinate parole nei suoi confronti”.
Archiviata la terza puntata, la sensazione è che non si debba aspettare ancora molto per la quarta. Nel primo ‘1000’ della stagione, quello di Indian Wells, i due sono stati sorteggiati nella stessa parte di tabellone, quella bassa, e potrebbero ritrovarsi per l’ennesima volta in semifinale. Cinque anni fa mettevano nel mirino la top-50, oggi gli obiettivi sono altri ma conditi ancora da quel pizzico di pepe che da sempre esiste su ogni campo del mondo. A tutte le latitudini, a tutte le età. E in fondo è bello (anche) così.

Medvedev e Tsitsipas, duello all'ultimo colpo