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Campioni internazionali

Kostyuk sogna in grande. Volpini: "Il talento c'è, curiamo i dettagli"

Mentre la sua Ucraina soffre per la guerra, Marta Kostyuk - tra i migliori giovani talenti del Tour Wta - ha scelto Bordighera per diventare grande. A raccontare la 19enne nata a Kiev c'è Andrea Volpini, uno dei coach del Piatti Tennis Center

12 giugno 2022

Uno dei più interessanti giovani talenti del circuito femminile è senza dubbio Marta Kostyuk. 19 anni (spegnerà 20 candeline il 28 giugno), nata a Kiev, Marta è stata la classica baby prodigio. Nel 2017 ha vinto gli Australian Open Juniores, prima di passare al professionismo e varcare la soglia della top-50 con relativa scioltezza. Oggi è numero 79 della classifica WTA e dopo essersi allenata in passato con Ivan Ljubicic, ha scelto il Piatti Tennis Center di Bordighera per continuare a crescere. Ne abbiamo parlato con il coach Andrea Volpini.

Quando siete entrati in contatto con Marta per la prima volta?

“Lei venne a Bordighera già qualche anno fa, insieme ad Ivan Ljubicic, dopo aver ottenuto ottimi risultati a livello juniores. Per un po’ abbiamo perso contatti ma ci siamo ritrovati alla fine della passata stagione per svolgere insieme la preparazione invernale. È stata in campo sia con Piatti che con me e si è trovata bene. La sua residenza è a Monte-Carlo ma ora si allena qui e stiamo portando avanti un percorso interessante”.

Ricorda la sua reazione nel momento in cui mise piede a Bordighera?

“Sì, la ricordo. A mio avviso rimase molto colpita dall’energia che il nostro ambiente trasmette e che si respira da queste parti. Il centro è piccolo, abbiamo quattro campi, con circa 15 maestri che si danno da fare dalla mattina alla sera. Marta aveva bisogno di mettere ordine e stiamo provando a darglielo nel miglior modo possibile”.

Cosa l’ha colpita subito nel vederla giocare?

“Fisicamente è molto dotata e ha tanta voglia di fare. In campo mette una straordinaria dose di energia ed esplosività in tutte le cose che fa. La prima volta che l’ho vista non aveva ancora 16 anni e picchiava già forte la palla, a volte dentro a volte fuori (ride, ndr). La capacità di arrivare a colpire con i tempi giusti è speciale, ora come allora. Quanto al resto, era una classica ragazza della sua età”.

Quali sono gli aspetti sui quali vi siete concentrati in modo particolare in vista della nuova stagione?

“La cosa più importante per lei era star bene dal punto di vista fisico. Volevamo creare una routine giornaliera in cui prima di entrare in campo passasse sempre dal fisioterapista e poi dal preparatore atletico, così che anche io avessi tutte le informazioni necessarie. La continuità passa dai dettagli".

"Dal punto di vista tecnico abbiamo curato molto servizio e diritto, mentre tatticamente per me era molto importante cercare di riconoscere la palla giusta per venire a rete. Il suo colpo naturale è il rovescio e sa difendersi davvero bene, ma per crescere sono tanti gli aspetti sui quali dover lavorare. Per raccogliere i frutti ci vorrà del tempo, non bisogna avere fretta”.

 



La transizione da junior a professionista è estremamente delicata. Cosa è cambiato per Marta, principalmente?

“Gli obiettivi, senza dubbio. Da under 18 si può vincere tanto, ma restando focalizzati sui risultati c’è il rischio di fare tanta confusione. A mio avviso occorre ragionare sul livello e valutare di situazione in situazione, soprattutto in caso di sconfitta. Bisogna mirare a trovare la strada giusta, che in rari casi è quella più veloce. Ragazzi e ragazze? Le differenze ci sono. Nell’universo femminile vanno gestite bene emozioni e sensazioni, a costo di rivedere anche le idee che si potevano avere all’inizio di un percorso”.

A proposito di emozioni, Marta si è mai aperta con lei in riferimento a tutto ciò che sta accadendo in Ucraina in questo periodo? 

“Girando insieme ci è capitato più volte di toccare l’argomento, è inevitabile. L’ho ascoltata e continuo a farlo, è difficile intervenire quando non si è coinvolti in prima persona e per questo ho preferito ascoltare senza mai giudicare. Durante i tornei di Indian Wells e Miami la situazione era molto delicata. Adesso, per quanto possibile, stiamo provando a staccarci un minimo dall'attualità e accettare le cose così come sono. Non dobbiamo mai dimenticare che Marta ha 19 anni”.

Iga Swiatek sta dominando il circuito. C’è una giocatrice che può impensierirla?

“La polacca è superiore alle altre fisicamente, basta guardare anche i punteggi delle sue partite, oltre al numero dei set disputati. Ciò che vedo è che i team sono strutturati in modo diverso rispetto a ciò che accade a livello maschile. Ci sono più genitori, compagni o mariti che hanno il compito di tenere in ordine la sfera emotiva. Swiatek ha una squadra ben delineata con ruoli precisi e credo possa dominare a lungo anche grazie a questo aspetto. A Parigi si è vista anche una buona Gauff, gioca bene e vive in un buon ambiente”.

Programmazione: quali tornei disputerà Marta nelle prossime settimane?

“L’obiettivo era quello di giocare cinque o sei partite al mese, e per farlo ha bisogno di stare bene. Prima di Wimbledon è iscritta a Eastbourne, poi torneremo sulla terra battuta. Nella seconda parte di stagione abbiamo nel mirino Toronto e Cincinnati, ma dobbiamo ragionare passo dopo passo”.

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