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Campioni internazionali

Marta Kostyuk: tra Italia e Ucraina, sognando la pace

La 19enne di Kiev, bambina prodigio e adesso concentrata sulla sua carriera ad alto livello, trova al Piatti Tennis Center di Bordighera la sua base per gli allenamenti. Ma la guerra nel Paese di origine la mette davanti a una realtà che le impone di dire la sua, per sollecitare una risposta del tennis mondiale, nella speranza di un futuro diverso da un presente insopportabile

02 marzo 2022

Anche il tennis, unito, piange per l'Ucraina. Mentre tutti gli sportivi più influenti del Paese si sono lanciati in accorati appelli per la pace, quando non oltre. Come Sergiy Stakhovsky, che nel 2013 a Wimbledon superò Roger Federer e che si è arruolato per difendere i suoi connazionali e la sua terra. Dentro al gruppo dei tennisti che sperano ancora in un futuro di pace e di speranza spicca il nome di una ragazza giovane ma dal grande avvenire, Marta Kostyuk. 

Sui suoi social, prima che Itf, Atp e Wta intervenissero con le sanzioni a squadre e atleti russi, aveva scritto ai suoi 164 mila follower di Instagram un messaggio molto duro nei confronti di una reazione – a suo dire – tardiva del mondo del tennis. Il messaggio dice anche, ed è un passaggio importante, che sostiene al contempo tutti i tennisti russi perché sa bene che non devono essere coinvolti in questa follia. E si conclude con poche parole, molto efficaci, rivolte al mondo intero: 'Portate la pace nelle nostre case. Siate umani'.

Marta Kostyuk ha soltanto 19 anni, eppure ha già dimostrato – come in questo appello accorato e addolorato – di avere un carattere importante. È numero 54 Wta, ha un best ranking di numero 49, ha vinto tre tornei Itf ma ancora non ha titoli in bacheca se parliamo di circuito maggiore.

Eppure è già stata in grado di raggiungere gli ottavi al Roland Garros, il terzo turno agli Us Open e per due volte in Australia. La prima volta fu addirittura nel 2018, quando aveva solo 15 anni. Un anno prima, nel 2017, a Melbourne aveva vinto il titolo Under 18, con quattro anni di anticipo, battendo in finale la svizzera Rebeka Masarova. In sostanza, una bambina prodigio.

In quel torneo del 2018 superò le qualificazioni, vinse poi nel main draw contro Shuai Peng e contro l'australiana Olivia Rogowska, prima di perdere contro la connazionale Elina Svitolina. Era nata una piccola stella, anche se il percorso negli anni successivi non è sempre stato lineare. Il passaggio a tempo pieno nell'Università del circuito Wta non è arrivato nei tempi attesi.

È stato più un andirivieni, quello di Marta, tra Tour maggiore e tornei Itf, alla ricerca di una crescita e di un equilibrio. Uno dei suoi migliori momenti, a inizio 2020, ha coinciso inoltre con l'inizio della pandemia e con la sospensione del Tour. Mentre alla ripresa, negli Us Open dello stesso anno, Marta ha tolto un set a Naomi Osaka facendole passare un brutto quarto d'ora.

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Il 2021 è stato però l'anno di quella consacrazione ad alto livello che ormai non poteva più attendere: due semifinali, prima ad Abu Dhabi, poi a Istanbul. Quindi la vittoria su Garbine Muguruza al Roland Garros, dove a fermarla negli ottavi è dovuta arrivare Iga Swiatek. Infine, un'altra semifinale a Cluj Napoca, in Romania, rifilando un severo 6-2 6-1 a un'altra grande protagonista della nouvelle vague, Emma Raducanu.

Oggi Marta Kostyuk, nativa di Kiev, cerca comunque di immaginarsi un futuro, anche con il dolore addosso. Lo fa in Italia, al Piatti Tennis Center, dove già più volte in passato si era appoggiata per delle consulenze. Da quest’anno, la 19enne ucraina ha deciso di farsi seguire a tempo pieno (dal punto di vista tecnico) dal team Piatti, mentre ha conservato il suo preparatore atletico personale.

Nello specifico, il coach di riferimento della giovane dell'Est – già numero 2 al mondo da Juniores – è Andrea Volpini. Dubai e Doha sono stati i primi due eventi, di vittorie in main draw non ne sono arrivate, ma è comunque giunta una doppia qualificazione, con cinque partite portate a casa. 

Tuttavia per lei, adesso, vincere o perdere conta poco. Conta diventare grande, umanamente e sportivamente, e farlo in un mondo diverso da quello in cui siamo stati tutti catapultati dallo scorso 24 febbraio. Un mondo che non sia di violenza e di minacce, ma di pace e di speranza.

L'Italia e Bordighera, in questo senso, saranno una base da cui costruire un avvenire che si preannuncia potenzialmente importante e felice. Lo stesso avvenire che Marta desidera per la sua Ucraina martoriata dalla guerra.


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