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La stagione più complicata a causa della pandemia ha incoronato due campionesse Major tutte nuove: la 22enne statunitense Kenin si è imposta a sorpresa agli Australian Open, la 19enne polacca Swiatek trionfando al Roland Garros ha addirittura riscritto la storia del suo Paese. Delle due nuove protagoniste del tour rosa si è parlato anche a “2020 Reloaded” su SuperTennis
di Tiziana Tricarico | 18 dicembre 2020
Una era attesa, anche se forse non a questi livelli: l’altra era solo un bel prospetto. Ed invece eccole prendersi il ruolo di protagoniste, e sui palcoscenici più prestigiosi. Kenin ha chiuso la stagione ricevendo il “WTA Player of the Year”, il premio di giocatrice dell’anno, lei che nel 2020 ha vinto a Melbourne il suo primo Slam ed ha giocato a Parigi la sua seconda finale Major. Swiatek è stata invece premiata come “WTA Most Improved Player”, riconoscimento riservato alla tennista che chiude l’anno tra le top 100 mostrando miglioramenti significativi nell’arco dell’intera stagione, per il suo incredibile trionfo al Roland Garros, senza perdere nemmeno un set.
Si sono incrociate due volte in carriera, e sempre sulla terra dello Slam all’ombra della Tour Eiffel: negli ottavi del torneo junior nel 2016 ed in finale di quello pro quest’anno, ed ha sempre vinto la tennista di Varsavia. In comune Sofia ed Iga non hanno quasi nulla: non si assomigliano né fisicamente né come modo di giocare ma le accomuna la grande determinazione ad arrivare lontano. La statunitense è già ad un soffio dal podio mondiale: la polacca si prenota per un posto in top ten. Per entrambe questo 2020 è stato davvero indimenticabile (della grande stagione di Kenin e Swiatek si è parlato anche nella 19esima puntata di “2020 Reloaded” su SuperTennis).
KENIN, NO LIMITS
Non sarà un mostro di simpatia ma ha grinta da vendere Sofia Kenin. Sembra sempre sull’orlo di una crisi di nervi ma arriva dappertutto e non molla una palla l’americana di origini moscovite, che a gennaio si è conquistata un posto nell’élite mondiale grazie al successo agli Australian Open, diventando la prima statunitense nel ranking e superando Serena (peraltro battuta al 3° turno a Parigi nel 2019).
Giocatrice a tutto campo, non è altissima ma compensa con un timing eccezionale: non ha colpi devastanti ma è solida e fa tutto benissimo, aiutata da una forza mentale fuori dal comune.
Come il suo idolo Maria Sharapova è arrivate negli States da piccola, ad appena un anno, risiede in Florida ed è americana a tutti gli effetti. Predestinata fin da subito, a 7 anni giurava (più che altro il padre) di poter rispondere al servizio di Roddick e prometteva un futuro da regina del tennis.
Come Yuri Sharapov anche Alexander Kenin ha fatto tanti sacrifici, soprattutto economici, e questo ha reso Sonja (così la chiamano in famiglia) grintosa e motivata ai confini dell’arroganza, a dispetto di quegli occhioni azzurro cielo.
Dai 5 ai 12 anni si è allenata a Boca Raton dove i genitori si erano trasferiti per affidarla a quel Rick Macci che aveva forgiato tante altre bambine prodigio, da Capriati a Sharapova alle Williams sisters.
“E’ la più piccola creatura senza paura che abbia mai visto”, diceva il coach delle terribili teenager yankee, e Kenin ha dato sostanza a questa affermazione primeggiando in tutte le categorie giovanili, orgogliosa dell’etichetta di stella nascente del tennis Usa.
L’impatto col professionismo non è stato però così esaltante e, nonostante la tanta fiducia in sé stessa, Kenin per un momento ha vacillato. Nell’estate del 2017 è stata ad un soffio dal mettere in pausa la carriera per entrare al college, non sentendosi considerata più di tanto come possibile protagonista del tour in un futuro prossimo. Poi un buon risultato agli Us Open - terzo turno, stoppata dal suo idolo Sharapova - l’ha convinta ad andare avanti. Da lì è stato un progresso non velocissimo ma costante ed il trionfo di Melbourne a gennaio è stato solo l’inizio di quella carriera al top che aveva sempre desiderato: “I sogni possono diventare realtà se ci provate fino in fondo, credetemi. Il mio si è avverato qui oggi”, ha detto tra le lacrime durante la premiazione down under.
Il 2020 di Sofia era iniziato con due modesti ottavi a Brisbane e ad Adelaide. Poi nell’Happy Slam tutto è cambiato: il mix assolutamente esplosivo di grinta e determinazione di cui è fatto il tennis dell’americana si è rivelato letale. Kenin ha messo in fila Trevisan, Li, Zhang, Gauff, Jabeur e soprattutto la numero uno del mondo e beniamina di casa Barty presentandosi alla sua prima finale in un Major, avendo lasciato per strada un set soltanto.
Non contenta nella sfida per il titolo la 21enne di origini russe, n.15 del ranking e 14 del seeding, ha anche superato in rimonta 46 62 62 la spagnola Garbine Muguruza, numero 32 Wta ma nel 2017 regina del tennis mondiale, diventando la 26esima campionessa Slam dell’Era Open. E pensare che prima di Melbourne il suo miglior risultato in un Major era rappresentato dagli ottavi raggiunti al Roland Garros del 2019….
Prima del lockdown Kenin ha fatto in tempo a conquistare a Lione il suo secondo titolo stagionale (il quinto complessivo con quelli vinti nel 2019 a Hobart, Maiorca e Guangzhou) battendo in finale la tedesca Friedsam.
Alla ripresa del tour ha giocato maluccio a New York, perdendo da Cornet al secondo turno del “Western & Southern Open” e da Mertens negli ottavi degli Us Open, mentre a Roma ha rimediato subito un doppio “bagel” da Azarenka.
A Parigi però ha ritrovato la quadra e con grande determinazione anche una seconda finale Slam: stavolta però ci si sono messi un po’ di sfortuna, sottoforma di un infortunio all’adduttore della coscia sinistra, e soprattutto una Iga Swiatek in versione fenomeno. Ma se c’è qualcuna che non può proprio lamentarsi di questo 2020, chiuso al quarto posto ad appena 20 punti da Naomi Osaka e dal podio mondiale, quella è Sofia....
SWIATEK, CHI BEN COMINCIA…
Girava la voce che lei avesse sempre saputo che prima o poi avrebbe giocato una finale Slam. Magari a Parigi, il primo Major disputato da junior e dove aveva vinto il doppio nel 2018. Chissà però se persino lei avrebbe mai immaginato di vincerlo uno Slam, e a soli 19 anni. Ed invece è accaduto per davvero. Se poi ci aggiungiamo che il Roland Garros è stato il suo primo titolo vinto in carriera (in precedenza aveva giocato a perso contro la slovena Hercog la finale del WTA di Lugano nel 2019), l’impresa di Iga è davvero straordinaria.
La ragazza di Varsavia è una che usa parecchio il cervello: pronta a rimuginare per ore su ogni cosa ma anche capace di decidere che pandemia e lockdown potevano tornare utili per portarsi avanti con gli studi, prendere il diploma e prepararsi un piano alternativo. Swiatek lo aveva poi detto chiaro prima del suo exploit: “Se nel giro di un paio d’anno non sono tra le prime 10 e non lotto per vincere uno Slam, smetto e riprendo a studiare”.
A quanto pare i libri dovranno attendere, almeno per un po’. Il 2020 fino a Parigi era stato tutt’altro che eccezionale: un match perso di misura negli ottavi a Melbourne contro Kontaveit, la batosta contro Azarenka al terzo turno degli Us Open ma anche la brutta sconfitta contro Rus all’esordio a Roma. Poi in un Roland Garros spostato ad inizio autunno causa pandemia, con freddo, pioggia e vento a volontà, ecco la svolta.
Nella corsa verso la vittoria ha battuto la ceca Vondrousova, 15esima testa di serie e finalista lo scorso anno, Hsieh di Taipei, la canadese Bouchard, la rumena Halep, prima favorita del seeding (alla quale ha concesso appena tre giochi), nei quarti l’azzurra Martina Trevisan, proveniente dalle qualificazioni, ed in semifinale un’altra qualificata, l’argentina Podoroska. In finale Swiatek, n.54 del ranking, ha sconfitto 64 61 la statunitense Sofia Kenin, n.6 WTA e quarta testa di serie, dal secondo set menomata da un infortunio alla coscia sinistra, diventando la prima rappresentante del suo Paese - uomo o donna - a conquistare un trofeo Slam e la seconda giocatrice non compresa tra le teste di serie nell’Era Open a fare centro pieno a Parigi dopo Jelena Ostapenko (2017). E giusto per completare il quadro ha centrato l’ingresso in top 20 firmando un best ranking, n.17, di tutto rispetto.
Quasi incredula Swiatek, durante la premiazione non si è lasciata andare più di tanto ma alle note dell’inno polacco ha faticato a trattenere le lacrime. “Sono orgogliosa di me stessa. Ho fatto un gran lavoro nelle ultime due settimane. Non mi aspettavo di vincere questo trofeo, e chiaramente per me è fantastico. E’ un’esperienza che ti cambia la vita, mi sento come una che in qualche modo ha fatto la storia”, ha poi detto in conferenza stampa.
Ha dimostrato la tranquillità e la lucidità di una veterana Iga, probabilmente anche per merito di Daria Abramowicz, la psicologa che l’accompagna in giro per il tour da un paio di stagioni. Doti che sono andate ad aggiungersi a quel diritto degno della migliore Graf, alla capacità di posizionarsi sempre benissimo con le gambe e di ottenere tanti, ma proprio tanti punti anche con la seconda di servizio.
La 19enne di Varsavia ha lo sport nel dna (papà Tomasz è stato olimpionico di canottaggio nel quattro di coppia ai Giochi di Seoul 1988): il suo coach, Piotr Sierzputowski (premiato come il migliore della stagione dalla WTA), la definisce un “animale da competizione”.
Per lei era solo la seconda partecipazione allo Slam francese: lo scorso anno era uscita negli ottavi per mano della Halep. Non ha perso un set in sette partite (l’ultima tennista a fare percorso netto era stata Henin nel 2007), è diventata la più giovane regina di Parigi dai tempi di Seles, e la più dominante da quelli di Graf (Steffi perse solo 20 game nel 1988, Iga 28).
“Prima di questo torneo avevo sempre fatto tutto il contrario di quello che mi diceva il mio coach, stavolta ho seguito fino in fondo tutte le sue indicazioni”, ha ammesso. Trionfando a Parigi Swiatek ha raggiunto un obiettivo mai realizzato nemmeno da Aga Radwanska: essere la prima polacca a vincere uno Slam.
Appassionata della serie Mad Men e dei grandi classici del rock, è una grande tifosa di Nadal: "Guardavo il Roland Garros in televisione solo poco tempo fa, guardavo vincere Rafa…ed ora sono qui con il trofeo in mano”. Se chi ben comincia è a metà dell’opera, Iga lo ha fatto vincendo uno Slam come primo titolo e tutto sembra fuorché un caso….
2020 RELOADED - GUARDA LA DICIANNOVESIMA PUNTATA: Swiatek e Kenin, le nuove regine Slam
IL TEMA DEL GIORNO
"2020 Reloaded" vi consentirà di ripercorrere con cadenza quotidiana i momenti chiave della stagione appena conclusa: dalle imprese azzurre ai record di Djokovic e Nadal, dal ritorno di Azarenka alle sfide di Osaka, dall’assenza di Federer alla crescita di Sinner.
Trentadue racconti testuali al mattino sul nostro sito, trentadue appuntamenti televisivi, ogni sera alle 21 a partire da lunedì 30 novembre per approfondire, riflettere, rivivere con SuperTennis le grandi emozioni di questo anno unico e, a suo modo, indimenticabile.
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