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Campioni internazionali

“Il sistema ATP è guasto”. Isner contesta i premi a Miami…

L’ex top ten protesta per i sacrifici imposti ai giocatori e chiede di valutare le reali perdite degli organizzatori e ridistribuire gli introiti dei tornei

di | 25 febbraio 2021

John Isner polemico

John Isner polemico

“Il sistema ATP è guasto. I giocatori e i tornei, da 'partner', devono lavorare insieme ma il taglio generale del 60% dei montepremi e dell’80% per i vinciotori in uno dei nostri più grandi eventi che ha introiti da tv, sponsorizzazioni e entrate del gioco d’azzardo appena approvati e intatti, non è affatto una partnership”. John Isner spara a zero sull’ATP: i sensibili tagli al montepremi del torneo di Miami di quest’anno non gli piacciono.

Così, il 35enne statunitense, già top ten, con 15 titoli ATP vinti, 20 milioni di dollari incassati di soli premi e una fama assicurata dal super-servizio e dalla storica partita-maratona di Wimbledon 2010 - 11 ore e 5 minuti spalmati in tre giorni contro Nicolas Mahut -, mette il dito sulla ferita mentre il mondo arranca per il Covid e l’ATP cerca disperatamente di dare continuità e credibilità al circuito di tornei, e anche l’indispensabile sostegno finanziario ai giocatori.

Qualcuno lo applaude pure per questo attacco al Masters 1000 di Miami, il torneo dei giocatori, organizzato direttamente proprio dal sindacato che gestisce il circuito dei tornei al di fuori del Grande Slam.

E, come sempre, nella miriade di pareri che suscita una polemica, le opinioni sono tante e variegate. Isner, che ha una buona formazione scolastica, riceve critiche, anche aspre. 

Soprattutto quando sciorina le cifre esatte a supposto della sua protesta: montepremi totale 2021, 6.68 milioni di dollari (3.34 per uomini e donne), con un ribasso di 16.7 milioni rispetto al 2019; premio al vincitore dl singolare 300,110 (1.35 milioni rispetto a due anni, con una diminuzione superiore 80%), finalista 93,000, chi arriva ai quarti 65,000, agli ottavi 40,000, al terzo turno 26,000, al secondo turno 16,000, chi perde al primo turno 10,000 dollari. Mentre i premi del 2019 erano: vincitore 1,354,010, finalista 686,000, semifinalisti 354,000, ai quarti 182,000, ottavi 91,205, terzo turno 48,775, secondo turno 26,430, primo turno 6,425. 

La gente legge, pensa ai propri problemi quotidiani e non gli dimostra solidarietà, anzi: “Isner ha una piattaforma ideale per denunciare 'il fallimento del sistema ATP', dopo aver ricevuto nel 2018 dal torneo di Miami un assegno di 1,340,860 dollari. Allora non ha detto una parola. Attaccare i tornei ora che hanno perso i ricavi dei biglietti e delle suite degli sponsor è una scelta audace”.

Isner glissa sul fatto che l’anno scorso il torneo non si è disputato, e che quest’anno ancora non è precisato quanto pubblico potrà assistere (e quindi quanti biglietti si potranno vendere ai botteghini, al memento è sicuro appena il 20% della capienza).

John Isner in allenamento

John Isner (foto Getty Images)

Sorvola anche sul dettaglio che, a differenza degli Australia Open, non è prevista quarantena per i giocatori che dovranno comunque aver fatto il test e dovranno garantire di non essere affetti da Covid. E tanta gente gli ricorda che la Florida è uno degli stati degli Stati Uniti con percentuali più preoccupanti di Covid.

Peraltro, Isner dimentica anche di dire che è uno dei ignori amici di Justin Gimelstob, ex collega e poi coach, che è stato espulso dall’ATP per una serie di gravi conflitti di interesse ma secondo alcuni continua ad orchestrare le sue trame politiche dietro le quinte. Infatti, guarda caso, uno dei punti fermi della scissione nel sindacato tennisti professionisti e della nascita del PTPA è proprio legato a una totale ridistribuzione degli introiti dei tornei, sulla falsariga di quanto avviene nelle grandi leghe pro americane.

“Che ne dite di un vero audit per vedere quanti soldi i tornei stanno perdendo effettivamente e quindi creare un nuovo sistema per ristrutturare e ripartire i montepremi? Il nostro sport è pieno di controlli di interessi e non è trasparente. Non ha senso”. E insiste: “Gli organizzatori possiedono grandi risorse ed hanno infinite possibilità di monetizzarle mentre i giocatori hanno un breve periodo di tempo per massimizzare i propri talenti. Questo sistema è gusto”.

Isner manca un altro sasso nello stagno mai quieto dell’ATP che ha appena avvicendato al vertice del consiglio dei giocatori Novak Djokovic con Kevin Anderson. Che è intervenuto gettando acqua sul fuoco: “Noi capiamo che questi tornei perdono grosse entrate fra botteghino e sponsor quando si gioca senza pubblico. E’ giusto negoziare per far disputare l’evento. Ridefinire il montepremi in base alla quantità di pubblico ammesso è un’opzione, anche se non fa felici tutti”.

La discussione si allargherà. Un leone da tastiera mette la parola fine al primo round: “Isner, hai pure votato per Trump, che cosa vuoi?”.


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