

Nadal è entrato tra i primi 10 del ranking mondiale il 25 aprile del 2005. E non ne è più uscito, nonostante i mille infortuni, collezionando nel frattempo 21 titoli del Grande Slam. Qualcosa di sovrumano
di Enzo Anderloni | 26 aprile 2022
La constatazione lascia a bocca aperta anche gli addetti ai lavori più avvezzi a maneggiare i numeri: con il ranking ATP pubblicato ieri Rafael Nadal, attuale n.4 del mondo, è ufficialmente nella Top 10 mondiale da 17 anni consecutivi. Lo ha sottolineato il guru della “match-analysis” Craig O’Shannessy, aggiungendo un dato statistico: il campionissimo di Manacor è il giocatore che ha la miglior percentuale di punti vinti durante le 1.258 partite giocate (1048 vittorie, 210 sconfitte): 54,54% dei “quindici” disputati. Il totale di questi singoli punti supera quota 100.000.
Pensare a tutto quello che è successo nel mondo del tennis (e tutto intorno) in questi 17 anni e provare a visualizzare queste 100mila e più volte in cui Rafa ha caricato la palla di spin, cercato la profondità e l’angolazione giusta, pressato l’avversario facendolo sbagliare o lasciandolo lontano dalla palla, dilata tempo e spazio, evoca l’eterno. Qualcosa che più di altro esprime la grandezza.
Nei giorni in cui sui social sta girando la prima immagine dello spagnolo che si allena dopo la frattura da stress a una costola che lo ha costretto allo stop dopo un inizio di stagione eccezionale (21 partite, una sola sconfitta), andarsi a riguardare il ranking del 25 aprile 2005, quella Top 10 in cui per la prima volta compare Rafael Nadal (al n.7), fa davvero impressione.
?? @RafaelNadal ?? VAMOS?? pic.twitter.com/AgR1iIek7W
— Rafa Nadal Academy by Movistar (@rnadalacademy) April 21, 2022
In cima, è vero, compare un nome ancora attuale: il n.1 è Roger Federer, che ufficialmente è ancora un giocatore in attività anche se non mette piede in campo dal luglio dello scorso anno, quando perse nei quarti a Wimbledon contro il polacco Hurkacz. Ma scorriamola tutta.
1) Roger Federer (Svi), 2) Lleyton Hewitt (Aus), 3) Andy Roddick (Usa), 4) Marat Safin (Rus), 5) Gaston Gaudio (Arg), 6) Tim Henman (Gb), 7) Rafael Nadal (Spa), 8) Andre Agassi (Usa), 9) Carlos Moya (Spa), 10) David Nalbandian (Arg).
Degli allora presenti, tolti Roger e Rafa, non solo nessuno più gioca, ma tutti fanno un altro mestiere. Molti sono diventati coach: Lleyton Hewitt guida la Davis australiana, David Nalbandian è nel box di Kecmanovic e Carlos Moya allena… proprio Nadal. C’è chi fa il commentatore tv (Tim Henman), chi è ancora protagonista del dibattito tennistico sui social o fa grandi comparsate in giro per il circuito portando il giro la sua storia e il suo carisma (Andy Roddick, Marat Safin, Andre Agassi). Hanno tutti in comune una caratteristica: hanno la ‘faccia da ex’. Spesso con classe ma hanno cambiato aspetto. Rafa ha perso qualche capello, è vero, ma è ancora lì. Marmoreo n.4 del mondo che ancora sculaccia i coetanei e i diciottenni mulinando la sua Babolat Pure Aero, come faceva nel 2005.
Aveva già dato il senso della sua grandezza nella stagione precedente, il 2004, battendo Federer (già n.1) a Miami, vincendo il primo titolo ATP, a 18 anni, a Sopot (terra battuta polacca) e guidando la Spagna alla conquista della Coppa Davis (vittoria in finale su Andy Roddick, n.2 del mondo).
L’avvio di 2005 avrebbe però portato i titoli sulla terra battuta di Costa do Sauipe, Acapulco e Montecarlo (con in mezzo la finale sul ‘duro’ a Miami persa di un soffio con Federer), prima del torneo di casa a Barcellona.
Dopo Gilles Muller, Dominik Hrbaty, Agustin Calleri e Radek Stepanek, in finale Rafa superò in tre set Juan Carlos Ferrero, che è oggi maestro e mentore di quello che è indicato come suo erede, Carlos Alcaraz, 18 anni. Lo sbarbato che Nadal ha battuto a Miami in semifinale un mese fa.
Il successo in Catalogna lo proiettò al n.7. Poi sarebbero arrivati il primo titolo a Roma, il primo Slam a Parigi e il n.2 a fine stagione. L’inizio della lotta per il primato con Federer. Una storia infinita. E bellissima.
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