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La difesa di Djokovic: esenzione per COVID-19. Udienza in streaming

Novak Djokovic sceglie il low profile. I suoi avvocati hanno tempo fino a stasera, ora di Melbourne, per presentare memoria difensiva e documentazione a sostegno della sua esenzione. Voracova, che si è vista revocare il visto ed è stata al Park Hotel con il serbo, ha detto: "Sembrava di essere in prigione"

di | 09 gennaio 2022

Novak Djokovic con il trofeo dell'Australian Open

Novak Djokovic con il trofeo dell'Australian Open

Novak Djokovic ha contratto il COVID-19 un mese fa, senza avvertire sintomi, e ha ricevuto prima di partire l'autorizzazione scritta per entrare in Australia senza un periodo di quarantena obbligatorio. Questi gli elementi della difesa del numero 1 del mondo che i suoi avvocati hanno presentato ai giudici nell'ambito del procedimento avviato con il suo ricorso contro la cancellazione del visto. L'udienza sarà discussa lunedì mattina alle 10 ora di Melbourne, con possibilità di seguirla in streaming. La difesa avrà due ore per esporre le sue posizioni. Dalle 15, poi, lo stesso tempo sarà concesso ai rappresentanti del Ministero dell'Interno che hanno chiesto un'ulteriore rinvio a mercoledì 12. Richiesta respinta anche perché Tennis Australia ha chiesto di conoscere se Nole potrà giocare o no il torneo entro martedì.

 

Djokovic ha dichiarato di essere risultato positivo al test per il coronavirus il 16 dicembre 2021. Quattordici giorni dopo il test avrebbe attestato di non aver avuto febbre o problemi respiratori nelle precedenti 72 ore. Nelle 35 pagine di memoria difensiva presentata al giudice Anthony Kelly del Federal Circuit Court, il serbo ha dichiarato di aver ricevuto una una conferma scritta da parte del Department of Home Affairs che gli riconosceva di "corrispondere ai requisiti per entrare in Australia senza obbligo di quarantena".

Agli agenti che l'hanno bloccato all'aeroporto Tullamarine di Melbourne, Djokovic ha "spiegato di aver contratto il COVID a dicembre 2021 e di aver ricevuto su questa base un'esenzione in accordo con le regole e le linee guida del governo australiano", come si legge in un estratto del documento presentato al giudice. Ha detto anche agli ufficiali dell'Australian Border Force (ABF) che aveva "correttamente compilato la Australian Travel Declaration" e di essere dunque "pienamente in regola per poter entrare nel Paese con il mio visto".

Ma l'ABF, la polizia di frontiera che ha l'ultima parola sulla concessione dei visti d'ingresso nel territorio nazionale, non ha ritenuto sufficiente la documentazione presentata per l'esenzione. Il serbo ha presentato ricorso contro la revoca del visto e ottenuto il rinvio del rimpatrio inizialmente previsto per giovedì. L'udienza è in programma lunedì. 

Ci sono almeno due aspetti da considerare. Innanzitutto il documento inviato da Tennis Australia ai giocatori indicava come data ultima per richiedere le esenzioni il 10 dicembre, ovvero sei giorni prima del contagio di Djokovic. Inoltre Djokovic lo stesso 16 dicembre partecipava a un convegno organizzato dalla sua fondazione insieme, tra gli altri, a un'icona serba del basket come Zeljko Obradovic. Il 17 invece prendeva parte a un evento con i bambini al Novak Tennis centre.

In quei giorni, come abbiamo raccontato, il Servizio postale nazionale lo omaggiava con un francobollo speciale, il primo dedicato in Serbia a uno sportivo.

Finora il numero 1 del mondo ha mantenuto un profilo basso. Il serbo ha trascorso il terzo giorno al Park Hotel di Melbourne, dove alloggiano decine di richiedenti asilo in attesa del visto per entrare in Australia, che alcuni aspettano anche da anni. L'attenzione sulla sua vicenda ha spinto manifestanti per i diritti umani a recarsi sotto l'hotel per chiedere la liberazione dei rifugiati, unendosi così a tifosi serbi e no-vax che inneggiano al numero 1 del mondo.

A parte un messaggio Instagram per ringraziare i tifosi, non ci sono dichiarazioni pubbliche di Djokovic che secondo i media australiani avrebbe chiesto un colloquio con lo chef dell'hotel e la possibilità di accedere a un campo da tennis. Entrambe le richieste sarebbero state negate.

VORACOVA: SEMBRAVA UN FILM

Ieri l'ABF ha condotto nello stesso hotel anche la ceca Renata Voracova, che non solo era entrata in Australia ma aveva anche già giocato un turno in doppio al Melbourne Summer Set in coppia con la polacca Katarzyna Piter (hanno perso contro l'australiana Arina Rodionova e l'olandese Lesley Pattinama Kerkhove).

"Non ero preparata a tutto questo, sembrava di essere in un film d'azione" ha detto la ceca, che non ha presentato ricorso, in un'intervista pubblicata su idnes.cz, come riporta l'agenzia di stampa Reuters.

"La sensazione peggiore l'ho avuta quando mi hanno detto che mi avevano cancellato il visto. Anche il mio avvocato sosteneva che i miei documenti erano in ordine. La quarantena non è certo piacevole, sembra di stare un po' come in prigione" ha detto Voracova, che ha spiegato di essere rimasta piantonata in camera, con le finestre chiuse.

La 38enne, numero 81 del mondo in doppio, ha dichiarato di aver ottenuto l'esenzione in quanto è guarita dal COVID-19 prima di Natale.

TENNIS AUSTRALIA RESPINGE LE ACCUSE

Proprio questo aspetto, ovvero la concessione di un'esenzione per poter entrare in Australia senza mettersi in quarantena per non vaccinati che hanno contratto il COVID negli ultimi mesi, è al centro della disputa politica tra l'Australian Border Force da un lato, lo Stato di Victoria e Tennis Australia dall'altra. 

L'Herald Sun ha pubblicato un documento, indicandolo come la lettera inviata ai giocatori il 7 dicembre nella quale si spiegano le linee guida nazionali per essere inseriti nel registro immunizzati e dunque non fare la quarantena se non si sono ricevute due dosi dei vaccini riconosciuti in Australia, o l'unica se si tratta di Johnson&Johnson.

Chi chiede l'esenzione sulla base di un recente contagio deve inviare anche prova del test molecolare, del livello di anticorpi, prove di una vaccinazione precedente al contagio se effettuata, eventuale dichiarazione di un medico che attesti perché non il richiedente non abbia ricevuto una vaccinazione completa. 

Ma una precedente lettera inviata a Tennis Australia dal governo australiano indicava chiaramente che aver contratto il COVID-19 negli ultimi mesi non è considerata di per sé una ragione sufficiente per rientrare nel registro immunizzati.

Per la burocrazia australiana, l'esenzione medica concessa dagli specialisti nominati dallo Stato di Victoria da sola non basta a entrare nel territorio nazionale. Ogni viaggiatore non vaccinato che voglia entrare in Australia deve infatti ottenere sia un'esenzione sia un visto di ingresso. 

L'esenzione, scrive Willis su Twitter, "è inquadrata stranamente. Non è prevista per permettere alle persone di aggirare l'obbligo di vaccinarsi, ma per permettere l'ingresso in Australia anche se hanno contratto il COVID in un momento tale da impedire loro di vaccinarsi. Il governo australiano su questo è stato chiaro: chi la richiede deve dimostrare perché non è stato vaccinato e perché non gli è stato possibile vaccinarsi".

Tennis Australia respinge le accuse di aver intenzionalmente messo i giocatori su una cattiva strada. "Abbiamo sempre detto a tutti che vaccinarsi era la cosa migliore da fare per se stessi e per gli altri, e l'azione migliore per essere sicuri di poter arrivare in Australia" si legge in un comunicato.

Il CEO Craig Tiley ha difeso l'organizzazione, come emerge da un video pubblicato dall'Herald Sun e dalle altre testate del gruppo News Corp in Australia. "Ci piacerebbe condividere tutte le informazioni su questa vicenda, e lo faremo - ha detto -. Abbiamo scelto di non farlo finora semplicemente perché c'è [il procedimento di Djokovic] in corso. Quando il giudice avrà preso la sua decisione, allora potremo dire di più. In tanti ci hanno puntato il dito contro, ma posso garantire che il nostro team ha fatto tutto il possibile in base a tutte le istruzioni che abbiamo ricevuto"

I documenti della difesa

Le 35 pagine della memoria difensiva, pubblicata sul sito del tribunale forniscono una linea temporale.

Djokovic ha ricevuto, sostiene, un visto temporaneo per entrare in Australia il 18 novembre. Il 30 dicembre Tennis Australia gli ha riconosciuto l'esenzione medica dall'obbligo di vaccinazione sulla base del test molecolare registrato il 16 dicembre da cui risultava avesse contratto il virus. A Capodanno, Djokovic dichiara anche di aver ricevuto un documento dal Department of Home Affairs a proposito della sua Australian travel declaration. Nella risposta, si legge che la dichiarazione è stata processata e che Djokovic "possiede i requisiti per entrare in Australia senza sottoporsi a un periodo di quarantena”.

Djokovic atterra a Melbourne alle 23,30 del 5 gennaio. Dalle 00.21 del 6 gennaio un delegato del Ministero dell'Interno lo interroga. Djokovic chiede più volte di parlare con i suoi avvocati, gli agenti, i rappresentanti di Tennis Australia. Alle 5,20 chiede di fermare tutto e ricominciare alle otto o alle otto e trenta. Ma dopo una mezz'ora i supervisori gli mettono pressione, dichiara, per accelerare la conclusione e arrivare alla decisione finale sul visto.

I legali contestano la decisione di revocarlo sulla base di una serie di vizi di forma e sostanza basati su come il delegato avrebbe interpretato le norme in vigore, compreso il Biosecurity Act del 2015, e le linee guida dellAustralian Technical Advisory Group on Immunisation (“ATAGI”) sulla base delle quali i due panel di medici indipendenti gli avevano concesso l'esenzione medica per disputare l'Australian Open senza doversi mettere in quarantena.

Restano alcune domande senza risposta:

-Il Ministro dell'Interno Karen Andrews ha dichiarato che "una persona non vaccinata deve dimostrare che non ha potuto vaccinarsi per un problema di salute per poter entrare in Australia senza la quarantena". In base alle linee guida ATAGI, "una passata infezione da SARS-CoV-2 non è una contro-indicazione alla vaccinazione" e dunque non è una ragione valida per chiedere l'esenzione, ma "un'infezione negli ultimi sei mesi sì". Bisogna dimostrare perché non ci si è vaccinati in passato? Djokovic non ha potuto vaccinarsi o non ha voluto prima e poi è stato contagiato per una seconda volta? La risposta a questa domanda ha un peso?

-La data del 16 dicembre è quella in cui il tampone è stato effettuato o in cui il verdetto è stato registrato? Quando ha partecipato agli eventi pubblici del 16 e 17 sapeva di essere positivo? Quelle partecipazioni sono tenute in considerazione nel giudizio finale?

-La data limite del 10 dicembre per presentare le domande è legalmente vincolante o solo un'indicazione di massima?

 

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