-
Campioni internazionali

Medvedev-Schwartzman, la storia della vita: la cicala e la formica

Così diversi come esseri umani, fisico e tecnica, il, russo e l’argentino fanno scintille comunque. E a Brisbane a gennaio sono andati oltre…

di | 06 novembre 2020

Daniil Medvedev e Diego Schwartzman ATP Cup 2020 (foto Getty Images)

Daniil Medvedev e Diego Schwartzman ATP Cup 2020 (foto Getty Images)

Il protagonista della seconda metà del 2019 contro il protagonista della seconda metà del 2020. Parigi val bene una messa, cioé lo stuzzicante derby fra Daniil Medvedev e Diego Schwartzman che rilancia lo spirito democratico del tennis, fotografa cioé la possibilità di tutto di esprimersi secondo le proprie possibilità fisiche e tecniche, aumentando il coefficiente di difficoltà cambiando superficie. Come accade a fine stagione sul veloce indoor europeo, al palasport di Bercy.

In prospettiva ATP Finals, cioé promozione fra i migliori 8 della sciagurata stagione Covid che si daranno battaglia nell’ultima edizione alla O2 Arena di Londra prima del trasloco dal prossim’anno al PalaAlpitour di Torino. Per cui la motivazione del piccolo argentino, con in palio ancora l’ultimo posto utile nel Super8, era molto superiore a quella del lungaggine russo, già qualificato. O forse no, forse non può mai mancare la scintilla fra due personaggi di personalità così diversi, come tennisti e come esseri umani, che già hanno avuto le loro scintille.

Diego Schwartzman (foto Getty Images)

Daniil Medvedev (foto Getty Images)

Diego è un tenace pedalatore, costretto a sudarsi ogni “15” col rischio continuo di veder distruggere tutte le ragnatele costruite da fondocampo con una semplice unghiata dell’avversario.

Daniil è un gatto pigro e furbissimo, che sonnecchia, spessissimo per tutto il primo set e poi anche durante la partita, per poi destarsi all’improvviso, annoiato dalla insistente Titti dei cartoon che gli ballonzola davanti, per arpionarla, cattivo, coi suoi micidiali artigli.

Qualche volta Davide batte Golia, guadagnandosi sempre e comunque applausi e riconoscimenti di stima, qualche volta il talento ha il sopravvento e regala fiammate uniche, talmente inimitabili, da risultare anche troppo saltuarie, finendo spesso per risultare antipatico con quel suo atteggiamento un po’ strafottente.

Guarda l’anno scorso la trionfale cavalcata agli Us Open, conclusa solo in finale contro l’extraterrestre Rafa Nadal, cavalcata che è stata accompagnata dall’odio, autentico odio, profondo del pubblico yankee che l’ineffabile Medvedev a fine partita non mancava di ringraziare: “Senza di voi non avrei trovato la carica per reagire e vincere”. Facendolo arrabbiare ancora di più. 

Da questo contrasto di stili fra un con la faccia da buono e i modi da buono, amato dai più, che predica umiltà, e un altro con la faccia di chi se ne frega altamente degli altri e va avanti per la sua strada convinto di essere una star (“Sono molto vicino a Federer, Nadal e Djokovic”), fra uno alto 1.70 che pesa 64 chili e un altro alto 1.98 che ne pesa 83, fra uno che non ha colpi risolutivi e un altro che ne ha troppi, dal servizio al rovescio e ora anche alla volée molto ma molto migliorata viene comunque fuori uno spettacolo coi fiocchi.

Anche perché la superficie annulla un po’ la propensione dei due a creare il punto con qualche scambio da fondo e spinge a soluzioni rapide persino il re dei difensori, Rafa Nadal. E la fiducia acquisita da Schwartzman best’anno svilisce il peso del 3-0 per Medvedev nei tre precedenti, uno l’anno, da due anni in qua. L’ultimo, all’alba del 2020, nell’ATP Cup in Australia, quando Daniil è ricaduto nel vizietto di perdere la testa che ha contraddistinto la prima parte della sua carriera e che, ahilui, rispunta fuori qua e là anche adesso quando le cose gli vanno male.

Nei quarti di Brisbane, i due discussero animatamente (eufemismo) all’uscita dal campo, insieme, dopo il primo set, costringendo addirittura l’arbitro Mohamed Lahyani a scendere dalla sedia per sedare gli animi e poi capitan Marat Safin a chiedere scusa per il comportamento del suo giocatore. Daniil fu ammonito ufficialmente per comportamento non regolamentare perché, deliberatamente e platealmente, festeggiava i punti mostrando il pugno ed urlando direttamente in faccia all’avversario di là del net. E poi perse anche un punto direttamente per aver picchiato con violenza contro la sedia dell’arbitro. 

“Penso che all’epoca lui abbia sbagliato e forse l’ha capito. Oggi abbiamo la normale relazione che può esserci fra due che frequentano il Tour: ci diciamo ciao, ci siamo allenati insieme un paio di volte al Roland Garros e in altri posti. Niente di più. Siamo due persone differenti che vengono da due differenti parti del mondo”, racconta Diego.

“Se vi riguardate il match vedrete che nel secondo e nel terzo set ho spesso applaudito i suoi punti. Capisco i motivi per cui lui era arrabbiato con me e perché può esserlo ancora. Ma non ho problemi con lui, non ci conosciamo, quindi, zero problemi. E’ lui che ha problemi con me, ma non ci litigo e vedo che i nostri rapporti vanno di bene in meglio”, sostiene l’altro in modo molto più criptico. 

Diego Schwartzman (foto Getty Images)

Daniil Medvedev (foto Getty Images)

Con postilla politica: “A dire la verità mi sentivo di mer…, l’aereo era stato dirottato su Melbourne per pioggia, ho dormito solo cinque ore, dopo pochi punti mi sono detto: 'OK, non riesco a fare niente sono troppo stanco e Diego sta giocano alla grande'. Sapevo che l’unica chance era continuare a lottare”.

Chi è più forte fra il protagonista della sonda metà del 2019 e quello della seconda metà del 2020? Sulla carta, fra Medvedev e Schwartzman ci sono più degli appena quattro posti nella classifica mondiale (n. 5 contro 9), ma Daniil è capace di tutto e del suo contrario e può dirsi fortunato per questa stagione ridotta dal Covid nella quale avrebbe dovuto confermarsi a livello altissimo. Invece, si è distratto spesso e volentieri proprio contro i giocatori contro i quali non dovrebbe più perdere, cioé fra gli over 30 della classifica. Invece gli è capitato ben sei volte, anche la settimana settimana nei quarti di Vienna contro Kevin Anderson.

Se mettiamo a paragone lo stesso periodo dell’anno, agosto-inizio ottobre, nel 2019, s’è aggiudicato 29 partite su 32 (91%), con finale a Washington e Montreal, vittoria Cincinnati, finale Us Open, successo a San Pietroburgo e nel Masters 1000 di Shanghai, quest’anno, è 10-6 con l’acme della semifinale di New York. Mentre Schwartman, dopo il lockdown, ha battuto Nadal sulla terra agli Internazionali BNL d’Italia, cedendo in finale solo a Djokovic, ha domato Thiem al Roland Garros arrendendosi solo a Nadal in semifinale,  e ha perso in finale a Colonia, sul cemento.

Poi, sul veloce-saponetta di Parigi Bercy, contro Medvedev, ha rilanciato nel condizioni peggiori la disputa della formica contro la cicala, l’uomo qualunque che cerca nella volontà gli antidoti contro il talento.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti