-
Campioni internazionali

Evans, il bad boy dal bel tennis

Il castigatore a sorpresa di Djokovic ha una storia travagliata che passa dallo top di un anno per cocaina e tanti alito e bassi. Compreso uno strano litigio con baby Musetti

di | 16 aprile 2021

Tutta la grinta di Daniel Evans (foto Getty Images)

Tutta la grinta di Daniel Evans (foto Getty Images)

Il tennista che ha sconvolto Montecarlo eliminando Novak Djokovic non è uno qualsiasi. Anche se, sulla terra rossa, Dan Evans da Birmingham, Inghilterra, non vinceva da addirittura quattro anni e un avversario di così alto lignaggio non l’aveva battuto mai. Peraltro, è stato chiaramente agevolato dai 45 errori gratuiti del numero 1 del mondo e dal fatto che il campione di gomma era sceso male dal letto dopo lo sforzo insolito d’esordio contro baby Jannik Sinner, e il torneo del Principato lo gioca perché proprio non può farne a meno, da residente privilegiato.

La caratteristica saliente dell’ultimo 007 di Sua Maestà - chiamato subito a una delicatissima prova del 9 contro David Goffin - è che gioca bene a tennis. Anomalo già dalla stazza, è alto appena 1.75, colpisce per i colpi “old style”, col servizio che apre all’opzione volée, il rovescio a una mano che affetta la palla con lo slice, la voglia matta di inventare sempre qualcosa di nuovo, e una chiara attitudine a frastornare gli ordinatissimi e potenti picchiatori moderni. Non a caso uno dei suoi migliori amici sul circuito è Roger Federer, anche perché tutti e due hanno una residenza a Dubai e si divertono a sfoderare il proprio tennis creativo. Dan ha allenato Roger nell’ultimo rientro alle gare del Magnifico per poi inchinarsi al ritorno ufficiale dello svizzero a Doha.

Quella del trentenne Evans è un’arte difficile da gestire, tanto da essere oggetto di studio di ben quattordici coach diversi. Un’arte che ha comunque avuto bisogno della maturazione completa e della completa dedizione umana del protagonista, che è stato troppo a lungo recalcitrante davanti agli impegni dello sport professionistico, soprattutto perché viziato dal talento.

Come dice la grande capacità di “Evo” in tutti gli sport con la palla, a cominciare dallo squash che praticava con papà per continuare col golf. Già a 13 anni ha lasciato casa per allenarsi alla Università della Federtennis britannica a Loughborough: “A 14-15 anni ero uno dei peggiori, ero più piccolo e ci mettevo di più a imparare degli altri, ma mi ero convinto di essere il migliore e alla fine l’ho dimostrato”.

Fino al 2010 è rimasto sotto l’ala federale, con tante convocazioni come partner anche di Coppa Davis e buoni piazzamenti nei tornei junior internazionali ma sempre col marchio del bad boy: nel 2006 è stato espulso dal torneo di Wimbledon juniores per “inaccettabile comportamento in campo”, due anni dopo è stato sospeso per quattro mesi dalla LTA per essere stato paparazzato in un night club alle prime ore del mattino, e due anni dopo ancora, nel 2010, è stato proprio escluso dai contributi federali per “scarso rendimento”.

Il suo via vai dall’alveo LTA è proseguito alternando  ottimi risultati in coppa Davis e discontinuità di rendimento sul circuito ATP. Frustrato e ormai schiavo del proprio personaggio alternativo e ribelle, Dan è scivolato verso le droghe ed è incappato nella squalifica di dodici mesi per aver assunto cocaina. Quand’è riapparso nel tennis, a 27 anni, ha recitato il mea culpa, col capo coperto di cenere: “E’ la cosa peggiore che abbia mai fatto. Ha portato una cattiva stampa nel nostro sport. La cocaina rovina la vita. E’ sicuro che non ci cascherò mai più. Sorry: ho deluso tanti”.

Un recupero di Daniel Evans (foto Getty Images)

La risalita, dal numero 41 che era al momento della sospensione, è stata lunga e difficoltosa. Nel maggio 2018 ha toccato il fondo al numero 1195 della classifica: a marzo 2019 è risorto grazie alla magica finale di Delray Beach, dov’è partito dalle qualificazioni e ha infilato Koepfer, Young, Tiafoe, Lloyd Harris, Seppi, e Isner per poi arrendersi solo ad Albot sotto il traguardo, cui ha aggiunto le semifinali di Indian Wells. Quindi ha vinto un paio di tornei Challenger a casa sua, Surbiton e Nottingham. E, cinque mesi dopo, quand’ha ricominciato a superare con continuità le qualificazioni dei tornei ATP, è riapparso fra i “top 50” per stabilizzarsi fra i 30 dove si trova attualmente.

Quando raccontava i giorni di clausura che aveva trascorso a Cheltenham, Cotswolds, novanta miglia a nord di Londra, faceva commuovere i colleghi: per dieci mesi gli erano stati vietati anche gli allenamenti ai circoli affiliati con la Lawn Tennis Association, giocava a golf, guardava a tv, rifiutava qualsiasi informazione sul circuito ATP, a volte non aveva nemmeno la forza di uscire di casa. 

Daniel Evans (foto Getty Images)

Ascoltare il suo messaggio può aiutare molti giovani colleghi: “E’ stato un momento davvero doloroso della mia vita, ma soprattutto ho fatto soffrire tante persone che mi amano e certe sensazioni negative te le porti dietro a lungo". 

"Ci sono così tante persone quando che aiutano nel tennis, non solo quelle che sono ai tornei giorno dopo giorno, ci sono quelle che supportano, quelle che mandano un messaggio dopo ogni partita e quelle che rimangono sveglie quando giochi in America e il giorno dopo vanno al lavoro comunque. C’è la mia ragazza, i suoi genitori che vivono momenti imbarazzanti per quello che ho fatto tu. Senza pensare a quello che hanno dovuto sopportare mia madre e mia sorella al lavoro”.

Pian pianino, Evans ha ritrovato se stesso e “il rispetto degli altri”, che tanto gli premeva. Il tennis ce l’aveva dentro, doveva solo ritrovare fiducia. Il 2020 gli ha comunque ridato un po’ di risultati solidi con qualche quarto di finale e due semifinali e a febbraio ha firmato il primo torneo ATP, il “250“ di Melbourne battendo in finale Felix Auger Aliassime.

Dopo di che si è aggiudicato appena un match in cinque tornei. Con un’attitudine un po’ diversa dal solito nei confronti della terra rossa, così come diversa è diventata la sua posizione col tramonto di Andy Murray e i problemi fisici di Edmund che l’hanno promosso numero 1 brit: “Penso di averci giocato abbastanza bene l’anno scorso, il che mi ha aperto un po’ gli occhi. Ho accettato l’idea che giocare su questa superficie può essere un po’ diverso per me. 

Il rovescio di Daniel Evans (foto Getty Images)

L'exploit di Evans a Monte-Carlo: Djokovic ko (foto Getty Images)

Anche se, fedele al suo personaggio, ha specificato: “Non fraintendetemi, preferirei avere una stagione sul cemento più lunga e saltare la terra, ma questo è quello che è ora e devo cercare di fare del mio meglio”. Per auto-costringersi ad accettare l’amara medicina 'terra rossa', a Montecarlo, Dan s’è iscritto anche in doppio e, con sua grande sorpresa, in coppia con lo specialista Neal Skupski è arrivato ai quarti eliminando la ben più quotata coppia Dodig-Polasek.

Poi certo, c’è la polemica con baby Lorenzo Musetti che l’ha eliminato a Cagliari: dalle immagini tv sembra che sia stato piuttosto Dan, irritato dal talento dell’italiano e dalla piega che stava prendendo il match, oltre che dal vento e dalla poco amata terra rossa, che ha cercato di influenzare, di mestiere, il più giovane avversario. E si sa, l’etichetta di bad boy non aiuta.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti