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Campioni internazionali

In due anni dal numero 4 al 130: che è successo a Sofia Kenin?

Ascesa troppo veloce, eccessive aspettative, rapporto col solito padre-padrone, crollo di fiducia, infortuni, Covid: la regina degli Australian Open 2020 è andata in crisi e a Indian Wells è disperata…

di | 09 marzo 2022

Il diritto di Sofia Kenin (foto Getty Images)

Il mega-torneo di Indian Wells donne è intrigante già dai primi turni e si prospetta equilibratissimo, con almeno dieci giocatrici candidate al successo finale. E tante che, già disperate, sfidano sul cemento della California le tantissime paure di un futuro anche più nero. Fra queste, spicca Sofia Kenin che, al primo turno affronta Haddad Maya e al secondo una delle ragazze prodigio più temibili, Clara Tauson, ma non è nelle condizioni ideali di spirito e di forma per tentare un colpaccio. E’ stata infatti inserita nel tabellone principale solo grazie a una wild card degli organizzatori perché, perdendo i 280 punti in classifica della vittoria di Lione 2020, è scesa addirittura di altri 41 posto nel ranking WTA fino a scivolare fuori dalle ”top hundred”, addirittura al numero 130. Lei che il 9 marzo 2020 era arrivata al 4.

PROBLEMI DI CRESCITA La piccola attaccante da fondocampo (alta 1.70) è nata 23 anni fa a Mosca ma è stata allevata negli Usa dove i genitori sono emigrati con papà Alexander che aveva in tasca una dote di appena 286 dollari, meno ancora di quella del papà di Maria Sharapova, il pioniere della filiera russa nel l’Eldorado delle racchette, che è il punto di riferimento di mister Kenin così come la divina Sharapova è l’idolo di Sofia. Ovvio che anche questo legame parentale sia stato molto forte, e pieno di chiaro-scuri, tanto che la biondina dagli irresistibili forcing e dalle sagaci variazioni di ritmo, con smorzate al curaro, sulla scia del trionfo agli Australian Open 2020, è salita al vertice ma, dopo la finale del Roland Garros di qualche mese dopo, non è più riuscita ad esprimersi allo stesso livello.

Sofia Kenin colpisce di rovescio (foto Getty Images)

CATARSI
L’anno scorso, si è visto subito che la ragazza era in crisi esistenziale già dal ko al secondo turno a Melbourne contro Kaia Kanepi, accusando il secondo ko più precoce nel primo Slam dell’anno, guarda caso dopo l’eliminazione all’esordio nel 2003 della connazionale Jennifer Capriati, arrivata anche lei troppo in fretta e troppo giovane al vertice.

Sofia ammetteva subito, in lacrime, di non aver retto alla pressione da campionessa uscente, talmente sconvolta dalla situazione da perdere subito dopo, al secondo turno del Phillip Island Trophy, sempre a Melbourne, contro addirittura la numero 988 del mondo, Olivia Gadecki. Per poi riparare in clinica in fretta e furia per operarsi di appendicite.

I problemi con mister Kenin, che non la lasciava mai un attimo da sola, alternandosi fra il ruolo di allenatore e quello di padre, talmente opprimente e sopra le righe anche per le colleghe, sono esplosi a maggio, quando Sofia ha annunciato sui social di far coppia con coach Max Wenders e di tagliare nel contempo il cordone ombelicale con il famoso genitore. Erano veri o presunti gli infortuni che l’hanno poi bloccata fino a Wimbledon?

Di certo ne ha pagato subito il prezzo, in campo, quando si è presentata i Championships visibilmente sfiduciata, dopo le sconfitte al secondo turno di Miami contro Jabeur, al primo di Charleston contro Lauren Davis, all’esordio a Stoccarda contro Kontaveit e a Roma contro Krejcikova, sconfitte non compensate col quarto turno raggiunto a Parigi, fino allo stop con la Sakkari. 

Così, sull’erba  ha perso al secondo turno contro Madison Brengle, entrando nel Guinness dei primati in negativo con addirittura 41 errori non forzati in appena 45 minuti. Chiudendo lì la stagione per un problema al piede e poi il Covid,  per ripresentarsi in pubblico solo a novembre per annunciare il ritorno in squadra di papà Alexander.

DIFFICILE RIPRESA
L’anno nuovo le ha restituito il sorriso col terzo turno ad Adelaide contro la numero 1 WTA, Barty, ma gliel’ha subito spento ancora con le successive eliminazioni immediate in Australia, quella troppo netta (6-4 6-0) di Sydney contro Kasatkina e quella molto più lottata (7-6 7-5) degli Australian Open contro Keys.

Una autentica batosta che, dopo aver congelato per la pandemia i punti in classifica ed aver mascherato la crisi, l’ha scaraventata di botto dal numero 13 al 95 della classifica, anche se Sofia ha cercato di fare buon viso a cattivo gioco: “E’ solo un numero, rimango la stessa persona che tutti stimano tantissimo, certo non è una bella notizia, ma sono sicura di poter tornare dov’ero”.

Pur avvertendo prepotente l’atteggiamento negativo degli altri: “A volte ho l’impressione che le persone si siano dimenticate di me”. Tanto che tra Adelaide, Sydney ed Australian Open non è stata richiesta in conferenza stampa e, dopo aver perso la Top Five Management (“Per le difficoltà con l’ambiente che circonda l’atleta…”), è stata abbandonata anche dallo sponsor d’abbigliamento e quindi dal sacro fuoco che l’alimentava due anni fa quand’è esplosa ai massimi livelli. La rivedremo così in alto?

 

Sofia Kenin lascia il campo sfiduciata (foto Getty Images)

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