-
Campioni internazionali

Grazie, Chicchi: la finale di Sydney rilancia la coppia Bolelli-Fognini

Campioni agli Australian Open 2015, gli azzuri hanno ottenuto un risultato che cementa l'amicizia fra i due e conforta anche in chiave Coppa Davis

di | 14 gennaio 2022

Grazie. Grazie davvero, cari “Chicchi”, “for ever young” azzurri, due talenti puri, due amici veri, due belli, con lo stesso sorrisetto e con la stessa faccia da italiani sciupa-femmine, due che tengono alto il vessillo del tennis, due che se sono concentrati e si impegnano possono giocare ad alto livello per almeno due anni e prendersi belle soddisfazioni oltre a rimpinguare il conto in banca. 

A dispetto dell’anagrafe, dei 34 anni di Fabio Fognini e dei 36 di Simone Bolelli. Perché andare in finale a Sydney è un bellissimo risultato, al di là del responso conclusivo contro la forte coppia di specialisti Peers-Polasek. 

E’ un risultato importante soprattutto per San fiducia, per cementare un rapporto già fantastico umanamente e tennisticamente fra i due che si conoscono da una vita e hanno vissuto tante vicende assieme, senza mai staccarsi completamente l’uno dall’altro.

Ed è un risultato più che confortante in chiave nazionale perché conferma che, se sono in condizione, se sono motivati, se davvero credono nell’obiettivo comune costituiscono la coppia ideale di cui l’Italia ha fortissimamente bisogno con la nuova formula sia della cosa Davis che dell’ATP Cup.

CHICCHI  

Durante il discorso post-premiazione degli Australian Open 2015 quando hanno conquistato il loro Slam, Fabio si lasciò andare con quel suo fare scanzonato: “Chicco, abbiamo vinto uno Slam, cazzo!“. Cui si doveva aggiungere poco dopo la semifinale del Roland Garros, persa contro i fratelli Bryan, quattro anni dopo quella degli Us Open. A conferma della bontà di una coppia di buoni risponditori, con Simone che batte meglio di Fabio, ma Fabio che a rete trova soluzioni decisive, con piedi e mani dolci e la naturale rapidità da gatto.

I due si completano, anche caratterialmente, perché è chiaro che Fognini ha una personalità più spiccata e anche una autorevolezza maggiore, in virtù della migliore carriera da singolarista, ma è anche vero che Bolelli il buono ha un forte ascendente sull’amico, e riesce quindi a scuoterlo più di altri nei suoi momenti di “pigrizia” (come li definisce lui), tirandogli fuori il meglio.

STORIA

L’alchimia di una coppia nel tennis come nella vita è spesso qualcosa di impalpabile, anche inspiegabile. Ma lo storico è sempre molto importante. Infatti, anche se nell’ultima avventura insieme, due anni fa a Roma, i due doppisti azzurri avevano perso nel primo turno, fra loro è molto più vivo il ricordo dei tre titoli vinti in tandem e la qualificazione al Masters di Londra 2015, così com’è sempre fortissima la stima professionale.

Bolelli, sfortunatissimo con gli infortuni, aveva un gran bel braccio e, anche se ha abbandonato il singolare, e si è specializzato in doppio facendo spesso coppia con l’argentino Maximo Gonzalez, Fognini che ha vinto anche in coppia con Berrettini sa che il doppio può essergli molto d’aiuto, e di si diverte, gli piace, lo gioca volentieri, ancor di più con accanto un amico. Anche in prospettiva nazionale.

Perché, sicuramente, conoscendolo, dopo essere stato protagonista azzurro per tanti anni, vuole ancora lasciare il segno, dimostrando di essere competitivo e, soprattutto, contribuendo in modo importante a riportare la Davis. Ora che, dopo anni di penuria di giocatori di alto livello ci sono due singolaristi fortissimi come Berrettini e Sinner. Per riuscirci, dovrà ritagliarsi uno spazio importante nella programmazione stagionale per giocare i tornei di doppio accanto allo stesso compagno italiano, appunto Bolelli, così da convincere il capitano, Filippo Volandri, a scegliere i due specialisti. Gli intramontabili Chicchi. Così che noi possiamo ringraziarli ancora.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti