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Campioni internazionali

Haddad Maia, una stella mancina dal passato. Nel nome di… Rafa!

La chiamavano “la Sharapova brasiliana” ma dopo quattro operazioni, uno stop per doping e mille problemi Beatriz Haddad Maia ha ricominciato a volare col suo bel tennis offensivo

di | 13 agosto 2022

Tutta la grinta di Beatriz Haddad Maia (foto Getty Images)

Il tennis di vertice delle donne è talmente fluido da convincere per tre anni Serena Williams a rimandare l’addio che è virtualmente avvenuto quand’ha fallito la doppia finale consecutive Wimbledon-US Open 2018-2019, dopo la tragica ferita contro Roberta Vinci nelle semifinali di New York 2015.

Nessuna più ha poi saputo imporsi da vera regina: per motivi fisici, tecnici o caratteriali. Le ultime due promesse, Iga Swiatek e Elena Rybakina, non convincono come star di ritorno, Halep, e quella di domani, Gauff. Dal caos rimettono fuori la testa qua e là Bencic e Garcia, Muguruza e Sakkari, Kasatkina e Pliskova, mentre Raducanu e Ostapenko si confermano sfavillanti chimere come Fernandez e Krejicikova.

Ecco allora rispuntare ragazze acciaccate dal destino come Badosa, Azarenka, Jabeur, Kontaveit e, questa settimana, a Toronto, la 26enne Beatriz Haddad Maia, prima brasiliana a battere una numero 1, Iga Swiatek (dopo 20 successi consecutivi sul cemento), sulle ali di 15 match vinti da giugno, con due titoli WTA Tour (Nottingham e Birmingham di fila) e due semifinali, prima del suo Paese ad arrivare in un quarto di finale WTA 1000, per poi proseguire con la rimonta contro l’altra grande promessa, Belinda Bencic, allieva di mamma Hingis, con la quale Beatriz battagliava da pari a pari al vertice, da junior. Ora con la vittoria su Karolina Pliskova è la prima brasiliana in finale a un WTA 1000.

Beatriz Haddad Maia al servizio (foto Getty Images)

FANTASIA E DESTINO
Nel panorama delle ragazze troppo giovani che spesso tirano anche troppo senza pensare troppo, la 26enne numero 24 del mondo di San Paolo ha l’arma in più dei mancini e un tennis dal sapore antico che le viene da mamma e nonna che le hanno messo la racchetta in mano a 5 anni dopo essere state protagoniste in patria. Alta, bionda e potente, con un servizio importante e colpi definitivi da fondo, era stato subito etichettata come “La Sharapova brasiliana” dai media di casa, ma già a 15 si faceva male alla spalla cadendo sul campo da tennis, poi, strada facendo, si è operata tre volte di ernia del disco, dopo di che è scivolata banalmente in casa e s’è rotta tre vertebre.

“La transizione dal mondo juniores a quello pro è stata particolarmente difficoltoso, avevo bisogno di lavorare molto, ma passavo da un infortunio a uno stop prolungato”. Nel 2017, sembrava aver ingranato,   sfiorava la top 50, grazie alla finale di Seul, spiegava: “Finalmente ho i mezzi per girare per i tornei col mio coach e anche col fisioterapista. Non devo più pensare che devo vincere per far soldi e finanziarmi. Sono più rilassata e questo mi aiuta a essere felice quando gioco”. Ma l’ennesima operazione chirurgica le faceva perdere mezza stagione. Al rientro, nel 2019, saltava due test antidoping e veniva squalificata per aver assunto integratori contaminati da steroidi, convinceva gli inquirenti sulla sua buona fede ma veniva comunque sospesa per 10 mesi. Poi faceva appena in tempo a ricominciare la scalata dai tornei minori che si bloccava per la pandemia, ripartiva ancora ma doveva rioperarsi per un tumore alla cartilagine. Insomma, solo nel 2020 la bella brasiliana di 1.85 ha ricominciato la carriera. E’ rientrata il 22 maggio, ha vinto 4 tornei ITF, con lo straordinario record di 27-2 a fine stagione. Pronta per l’esplosione di questo’anno.

Beatriz Haddad Maia colpisce di rovescio (foto Getty Images)

DOPPIO SALVIFICO
Sin dai tempi junior Beatriz ha sempre frequentato anche il doppio, affinando servizio, risposta e volée, armi decisive contro le moocordi avversarie. A gennaio è stata anche finalista agli Australian Open che le ha dato fiducia per il titolo nel 125mila dollari sulla terra di Saint Malo e quindi i due primi titoli maggiori, sull’erba di Nottingham e Birmingham, prima di questa nuova fiammata sul cemento americano. A conferma di grandi qualità tecniche e fisiche che la fanno emergere su tutte le superfici e la portano per la prima volta alle porte delle top 20: “Dopo l’ultimo stop, puntavo alle prime 100, sapevo di avere le possibilità ma ricominciare da zero è stato molto difficile. E’ anche una questione mentale importante: se sei già stata top 100 tornare ad affrontare giocatrici tra 800 e 1000 del mondo è complicato. Ho pensato solo a lavorare duro e pensare un passo dietro l’altro. Chissà che altro potrò fare di più, sono la più curiosa di tutte sul mio futuro”.

FILOSOFIA
Beatriz viene da lontano: “Ho avuto molti momenti difficili nella carriera. Ho solo 26 anni ma ho già avuto quattro interventi chirurgici. Quindi, quando ho momenti speciali, cerco di godermeli. Perché a volte pensiamo: 'Oh, no, non sono così felice'. Invece bisogna cogliere l’attimo che segue i momenti difficili. La verità è che lavoro da circa 15 anni per vivere questi momenti, per vivere questo sogno”. Col pubblico che l’ha subito adotta peer il suo gioco spumeggiante, offensivo, diverso. “Soprattutto mi esaltano i miei compatrioti, ovunque vada c’è una bandiera brasiliana che sventola e questo mi rende orgogliosa”. Non è un caso se, per battere la Swiatek ha avuto come alleato il vento: “Nelle difficoltà ormai mi esalto”. Con l’allenatore, Rafael Paciarone, che lei cita continuamente come maestro di vita e di tennis: “Rafa qui, Rafa lì, Rafa mi ha detto questo, Rafa insiste sempre su quest’altro”. 
Rafa, una coincidenza, un altro scherzo del destino.

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