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Campioni internazionali

Karatsev: anche la Russia ringrazia l’effetto domino

La rivelazione del torneo, 27 anni, numero 114 del mondo, dopo aver superato per la prima volte le qualificazioni di uno Slam è anche appena il quinto giocatore in 21 anni ad arrivare agli ottavi. Ha perso appena 20 games ed ha schiacciato Schwartzman sotto 50 vincenti

di | 13 febbraio 2021

Effetto domino o effetto scia? Chiamatelo come preferite, ogni qualvolta un paese ottiene risultati sportivi eclatanti ne aggiunge altri, di protagonisti diversi, più o meno giovani, più o meno attesi. E’ successo a tutti, anche all’Italia campione di Davis nel 1976, alla Svezia di Borg negli anni 80, alla Germania sull’eco di Bum Bum Becker, e oggi si replica in Serbia e in Russia, coi nipotini di Novak Djokovic e gli emuli della generazione dorata di Medvedev, Rublev e Khachanov.

Così, per la Serbia, spuntano fuori Dusan Lajovic che a 30 anni arriva al numero 27 del mondo e agli Australian Open sfida Sascha Zverev negli ottavi, Filip Krajinovic che a 28 tocca il 33 e nel terzo turno costringe a sorpresa Daniil Medvedev al quinto set, il 21enne Kecmanovic che è 41, e il 25enne Lslo Djere a quota 56. Solo per citare i top 100 che sono germogliati nel solco tracciato dal dio dello sport serbo, il re della classifica mondiale, Djokovic. Il fenomeno-Russia è ancor più di vertice e promette di migliorare il passaggio di consegne fra i numeri 1 Evgeny Kafelnikov e Marat Safin di fine anni 90, col corollario dei validissimi Davydenko, Volkov, Chesnokov e Cherkasov.

Noi italiani siamo stati particolarmente fortunati alle NextGen Finals di Milano: abbiamo potuto infatti gustare come primizie questi gioielli del nuovo corso russo quand’erano ancora grezzi, bizzosi, acerbi.

Oggi il 24enne Daniil Medvedev, l’anno scorso finalista agli US Open e campione alle ATP Finals, è numero 4 del mondo ed avanza nel primo Slam stagionale puntando il derby dei quarti contro il 23enne Andrey Rublev (8) che ha appena chiuso a corsa di Feliciano Lopez, un derby-eliminazione diretta fra due serissimi candidati al titolo di Melbourne che hanno appena vinto l’ATP Cup battendo in finale l’Italia di Matteo Berrettini e Fabio Fognini. 

In panchina, insieme al capitano-giocatore Evgeny Donskoy (30 anni, 123 ATP), c’era come terzo uomo il 27enne Aslan Karatesev, 114 del mondo, mentre il 23enne Roman Safiullin (n. 183) faceva il tifo col gruppo, in attesa di superare il primo turno del tabellone principale degli Australian Open dov’è entrato passando per le qualificazioni. 

La volée di rovescio di Aslan Karatsev (foto Getty Images)

Aslan Karatsev elimina Diego Schwartzman e vola negli ottavi agli Australian Open (foto Getty Images)

Anche Karatsev ha superato le qualificazioni, peraltro per la prima volta nei Majors dopo nove bocciature, quindi ha insistito superando l’italiano Gianluca Mager, quindi Gerasimov e facendo il colpaccio contro Diego Schwartzman, numero 9 della classifica e protagonista l’anno scorso sulla terra rossa con la finale di Roma battendo Nadal e la semifinale del Roland Garros battendo Thiem.

Per il solido russo cresciuto come doppista sotto l’ala di Tursunov, che ha lasciato appena 20 games agli avversari di Melbourne, è stato appena il sedicesimo match sul tour (con soltanto tre vittorie), il primo contro un top ten ma questo non gli ha impedito di certo di sparare 50 vincenti per imporsi in appena tre set e conquistare il diritto a sfidare il talento canadese Felix Auger Aliassime. 

Perché vediamo soltanto ora Karatsev a questi livelli? “Quattro anni fa ho avuto un brutto infortunio a un ginocchio, sono rimasto sei mesi fuori, da quel momento è stato un lungo viaggio per arrivare fino a qui, ci ho messo dentro tanto lavoro per ritrovare la fiducia e sentire ancora il mio gioco. Non è stato facile”, spiega questa macchina da guerra che sbaglia pochissimo, impatta benissimo la palla ed è freddissimo, come dicono le 10 palle break su 11 che ha salvato contro il temibile pedalatore argentino. 

A marzo dell’anno scorso, Karatsve che è cresciuto sognando di diventare Andre Agassi, era ancora 250 del mondo poi ha vinto gli ultimi 18 match su 20 del Challenger Tour e oggi è appena il quinto qualificato in 21 anni che arriva al quarto turno di uno Slam.

Tutta la grinta di Aslan Karatsev (foto Getty Images)

“Ho giocato bene in tre Challenger di fila nella Repubblica Ceca: vincere ti porta fiducia e ti fa rilassare quando vai in campo - dice -. E’ stato bellissimo qualificarmi a Melbourne, è stato fantastico essere convocato in nazionale: come prima cosa è stata una fantastica atmosfera, eppoi vedi come giocavano i grandi, campioni come Medvedev e Rublev. Prendi un altro po’ di fiducia e fai le cose che fanno loro, vedi le differenze… Sono esperienze che aiutano molto”.

Karatsev s’è talmente integrato col gruppo che Medvedev, scherzando sul suo ruolo, l’ha definito “la nostra arma segreta del doppio”, lanciandolo intanto fra i top 100 che toccherà appena finiti gli Australian Open con l’etichetta di rivelazione del torneo

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