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Campioni internazionali

Andy Murray sarà vecchio ma è molto saggio. E vacinado…

Lo scozzese ha detto la sua sulla paradossale situazione per cui gli spettatori agli US Open hanno l’obbligo di essere vaccinati contro il Covid-19 e i giocatori no. E ancora una volta ha parlato da leader e da persona di grande buon senso in un tour dove meno del 50% dei protagonisti si è sottoposto a vaccinazione. Gilles Simon, non vaccinato, ha dovuto dare forfait perchè il suo coach è risultato positivo a New York

di | 29 agosto 2021

Andy Murray alla conferenza stampa pre-torneo degli Us Open 2021

Andy Murray alla conferenza stampa pre-torneo degli Us Open 2021

I tributi di stima si stanno moltiplicando, a tutti i livelli: ci voleva la solita saggia franchezza di Andy Murray a rompere il rumoroso silenzio che stava crescendo intorno alla questione “vax o no vax” all’interno del circuito professionistico del tennis. Un tema sul quale il n.1 sportivo e sindacale del mondo della racchetta, Novak Djokovic, tentenna pericolosamente. E anche un giovane ambizioso e carismatico come Stefanos Tsitsipas esita e farfuglia.

Nella conferenza stampa pre-Us Open, lo scozzese, ex n.1 pure lui, non ha invece avuto esitazioni a rispondere alla più logica delle domande: pensi che sia sostenibile una situazione in cui agli spettatori del torneo è fatto obbligo di vaccinarsi e ai giocatori no? E nemmeno si sa chi di loro è vaccinato e chi no?

Sir Andy, che è impegnatissimo a cercare di recuperare la condizione migliore (ieri si è allenato con Djokovic, domani aprirà il torneo maschile sull'Arthur Ashe nel match di cartello proprio contro Stefanos Tsitsipas) ma non perde mai di vista il mondo che lo circonda (e ha imparato nella lunga e fulgida carriera a non perdere mai di vista il vero senso delle cose), ha dato un sintetico quadro della situazione e fatto le sue considerazioni.

Penso che nei prossimi mesi le cose dovranno cambiare – ha affermato - So che è già aperta la discussione riguardo ai prossimi Australian Open e qualche decisione è già stata presa. I giocatori che si sono vaccinati sono destinati ad avere condizioni diverse rispetto a quelli non vaccinati. Posso immaginare che questo sarà il tema principale dei prossimi mesi. Se il circuito dei tornei andrà avanti e lo farà con un approccio simile agli Open d’Australia, anche se un sacco di gente nel Tour non si è ancora vaccinata, sarà normale che chi lo è già possa allenarsi e muoversi liberamente tra l’hotel e gli impianti e magari non debba nemmeno sottoporsi a quarantena. Ci saranno di sicuro lunghe discussioni, tra chi organizza e i giocatori coinvolti, per trovare una soluzione”.

Già qui a New York per andare in palestra devi essere vaccinato – ha fatto notare con semplicità - Per andare al ristorante ovviamente devi essere vaccinato. Io mi sento di potermi godere una situazione di vita piacevolmente normale ma per altri giocatori che non sono vaccinati è diverso. E sicuramente sarà frustrante per loro. In definitiva, immagino che il motivo per cui tutti noi ci stiamo vaccinando sia tenere in considerazione il grande pubblico. Come giocatori professionisti che viaggiano in tutto il mondo abbiamo la responsabilità di prenderci cura anche degli altri. Io sono felice di essermi vaccinato. E spero che più giocatori decidano di farlo nei prossimi mesi”.

Murray ha insomma detto quello che ci si sarebbe aspettato di sentire da un leader carismatico del tour professionistico che avesse visione globale, tenesse davvero conto delle problematiche di tutti, quelli che la pensano come lui e anche gli altri. E tutto l’insieme del suo mondo, che comprende anche organizzatori e, soprattutto, spettatori.

La sue parole sono subito state sottolineate da autorevoli ex-colleghi e giornalisti. “Come al solito Andy Murray è la voce della regionevolezza e della considerazione degli altri” ha commentato James Blake, ex n.4 del mondo.

“Questo è ciò che si intende per leadership” ha chiosato Jon Wertheim, la prima firma tennistica di Sports Illustrated.

Insomma, anche se è solo n. 114 del mondo e, dopo la sconfitta contro Francese Tiafoe a Cincinnati, si è detto deluso dal fatto di avere oggi un livello da “n.50/60 del mondo”, per fortuna che Andy c’è ancora, in questo circuito un po’ schizofrenico nel quale la percentuale dei vaccinati, da indiscrezioni purtroppo attendibili, non è ancora arrivata al 50%.

P.S. E' notizia successiva al momento della stesura di questo articolo il forfait di Gilles Simon, che avrebbe dovuto giocare il suo ultimo US Open. Il francese, non vaccinato perchè la sua filosofia è "ti vaccini se hai paura del Covid e io non ne ho paura", ha dovuto rinunciare al torneo perchè il suo coach è risultato positivo al tampone e lui è conseguentemente in quarantena. Se fosse stato vaccinato, avrebbe potuto giocare.

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