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Campioni internazionali

Safiullin, Pervolarakis & Co: l'ATP Cup come vetrina dei secondi

Non ci sono soltanto le stelle. A Sydney, la formula particolare dell'ATP Cup permette di dare grande visibilità a quelle 'spalle' che normalmente si vedono poco o nulla durante l'anno. Da un Safiullin che vuole emergere a un nipote d'arte che ha già accantonato i propri sogni, ecco quattro personaggi in cerca d'autore

di | 04 gennaio 2022

Per come è stata concepita, l'ATP Cup si presta a essere una vetrina per i 'numeri due' non così abituati al circuito maggiore. Il regolamento del torneo a squadre di inizio stagione prevede la presenza dei vari team nazionali sulla base della posizione del numero 1. Ma ci sono Paesi che - oltre al loro miglior giocatore - hanno poco altro da offrire ad altissimo livello. In questa edizione, a Sydney, abbiamo visto alcuni personaggi che nei tabelloni principali del Tour si sono affacciati poco, o addirittura mai. E che possono finalmente vivere il loro quarto d'ora di gloria.

ROMAN SAFIULLIN (RUSSIA, 167 ATP)

Nel 2014, al Tc Milano Alberto Bonacossa, vinceva il Trofeo Bonfiglio battendo in finale – per giunta in maniera piuttosto netta – il connazionale Andrey Rublev. E giocando un tennis che univa pressione, geometrie e precisione, al punto che sembrava lui, tra i due russi, il più vicino a sfondare nel circuito. Sempre nel 2014 si arrampicò fino al numero 2 del ranking Under 18, mentre nel 2015 vinse il titolo Juniores degli Australian Open.

Poi, però, Roman Safiullin ha avuto un lungo momento di incertezza, nel passaggio al professionismo. Complice una serie di infortuni, ha perso il treno buono e si è staccato dal gruppo di Medvedev, Rublev, Khachanov. Anche se le potenzialità non erano affatto distanti, tanto che tutti e tre, da Under, finirono al tappeto sotto i colpi di Roman.

Oggi il nativo di Podolsk (nei dintorni di Mosca) sta provando quella scalata che in passato non gli era riuscita, accanto a una moglie che adora, Liudmyla Smolanova (“Perché non ti ho incontrato prima?”, ha scritto sui social), e con una fiducia rinnovata. Tanto che Medvedev ha parlato di lui come della nuova 'arma segreta' della Russia per questo 2022. Che l'allievo di coach Mikhail Bril sia il Karatsev della stagione appena cominciata?

MICHAIL PERVOLARAKIS (GRECIA, 399 ATP)

Nato a Cipro 25 anni fa, passato per il College americano a Portland, la spalla greca di Stefanos Tsitsipas non è ancora andato vicino al suo sogno, quello di sfondare il muro dei top 100 Atp. Ma proprio in ATP Cup, grazie al collega ben più famoso, sta raccogliendo esperienze importanti che gli potranno tornare utili in futuro. Michail ha vinto due 15 mila dollari sul cemento di Heraklion, nel 2019, ma il circuito maggiore lo ha visto solo da lontano.

Così il suo contatto con il tennis di vertice è confinato all'inizio della stagione: da quando l'ATP Cup è nata, ossia dal 2020, non è mai mancato. E ha saputo farsi notare, pur senza mai vincere un singolare. Nella prima edizione ha portato al tie-break del terzo John Millman, lasciando strada invece in due set a Struff e Auger-Aliassime. Nel 2021 ha ritrovato Millman e ha ceduto più nettamente, ma per lunghi tratti ha giocato alla pari con Pablo Carreno Busta. Quest'anno ha vissuto probabilmente la più grande soddisfazione della sua carriera, vincendo il doppio con la Polonia accanto a Tsitsipas, contro Hurkacz e Zielinski.

Poco importa che la Grecia abbia perso comunque, lui potrà sempre dire di aver fatto il suo dovere come spalla di uno degli sportivi più popolari di sempre nel suo Paese. Immaginare un suo decollo è difficile, ma il quarto di finale raccolto nel Challenger di Forlì a fine 2021 battendo Potenza e Baldi – suo miglior risultato in carriera – gli può aver dato fiducia per crescere ancora.

VIKTOR DURASOVIC (NORVEGIA, 345 ATP)

Un'altra spalla semi-sconosciuta di un top 10 la troviamo in Norvegia. Accanto a Casper Ruud c'è Viktor Durasovic, che però al contrario di Pervolarakis si era costruito una carriera Juniores interessante e degna di attenzione. Al massimo, arrivò al numero 32 del ranking Under 18, ma con vittorie di prestigio contro personaggi come Tsitsipas, Hurkacz, Molcan, Harris. Anche lui, nel passaggio al professionismo non è riuscito a confermarsi, ma il bagaglio tecnico è di ottimo livello.

Cresciuto al caldo di Barcellona (dove vive e si allena dall'età di 14 anni), insieme al coach Bruno Alcala, Durasovic unisce la solidità della scuola spagnola a un po' di spregiudicatezza del Nord Europa. In realtà ha molto in comune con Casper Ruud, anche se la crescita dei due è stata ben diversa, soprattutto negli ultimi anni. Un suo problema, mai risolto, è sempre stato legato alla continuità ad alti livelli, anche all'interno di una singola partita.

ALEKSANDRE METREVELI (GEORGIA, 570 ATP)

Per il tennis sovietico, Metreveli era un cognome importante. Negli anni Settanta Alexander Irakliyevich Metreveli detto Alex, nato a Tbilisi, attuale Georgia, raggiunse la finale a Wimbledon, le semifinali agli Australian Open e al Roland Garros e i quarti agli Us Open di New York. Vinse nove titoli del circuito e chiuse la carriera con un best ranking di numero 9 al mondo, posizione raggiunta nel 1974. Questo Metreveli, Aleksandre, di quel Metreveli è il nipote.

E tutto sommato sta mostrando che le attitudini di famiglia non sono del tutto evaporate con gli anni. Mentre il nonno ha 77 primavere e lo segue con grande curiosità, lui va verso i 30 (è nato il 10 agosto del 1993) con la stessa voglia di sfondare che aveva all'inizio della carriera. Non è mai andato oltre il numero 264 (nel 2016) ma qualche piccola soddisfazione se l'è tolta: sette titoli del circuito Itf, qualche apparizione in Davis con alcune vittorie significative. Niente a che vedere con il nonno, ma abbastanza per consentirgli di vivere col tennis.

Anche lui, come Pervolarakis, è un habitué dell'ATP Cup, dove nel 2020 colse la prima vittoria nel circuito maggiore, ai danni dell'uruguaiano Franco Roncadelli. Poco importa che poi, al cospetto di Bautista Agut, sia arrivato un pesante 6-0 6-0. Aver tolto un set a Hurkacz per un attimo gli ha fatto riprovare i brividi di inizio carriera, quando pensava davvero di poter imitare nonno Alex e avere una carriera sfolgorante. Oggi è una possibile spalla dell'estroso Nikoloz Basilashvili, ha messo via parecchi sogni, ma quando arriverà un'altra edizione dell'ATP Cup c'è da giurare che si farà sempre trovare preparato.


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