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Ashleigh (166 centimetri) è la prima australiana a firmare il Roland Garros 46 anni dopo Margareth Court. In una finale tra esordienti assolute a livello Slam la 23enne di Ipswich ha sconfitto per 61 63 la ceca Marketa Vondrousova. Da lunedì sarà numero 2 del ranking
di Tiziana Tricarico | 08 giugno 2019
Entrambe alla vigilia avevano detto che avrebbero cercato di rilassarsi senza pensare troppo alla finale: evidentemente Ashleigh ci è riuscita molto meglio di Marketa. Perché in campo è scesa la versione migliore della Barty contro una brutta copia di quella Vondrousova capace di approdare all’ultimo atto senza aver ceduto nemmeno un set. L’australiana ha sfoderato il suo gran servizio - ottimo nonostante non sia esattamente una valchiria - ed il miglior rovescio slice del circuito: ma soprattutto non si è fatta quasi mai sorprendere dagli imprevedibili drop-shot della sua avversaria che tante “vittime” avevano fatto in queste due settimane. La 19enne mancina di Sokolov ha incassato in men che non si dica un doppio break ritrovandosi subito sotto 4-0: è riuscita ad interrompere l’emorragia conquistando un game, peraltro proprio con la 23enne di Ipswich al servizio ma è stato un fuoco di paglia, visto che poi ha incassato un parziale negativo ancora di quattro giochi che le è costato il primo set e la partenza ad handicap nel secondo (2-0). Da lì in avanti c’è stato un certo equilibrio con Ashleigh che ha amministrato con disinvoltura il vantaggio archiviando la pratica con un altro break al nono game e chiudendo al primo match-point con un comodo smash (propiziato da un micidiale diritto incrociato atterrato praticamente sulla riga). Bello l’abbraccio tra le due protagoniste ed ancora più bello il sorriso con il quale Vondrousova ha accettato la sconfitta mentre Ashleigh si raggomitolava sul “Philippe Chatrier”, quasi incredula per l’impresa appena compiuta.
Ashleigh ha già due vite tennistiche: prima baby-prodigio, poi - dopo una crisi personale (non ne poteva più della vita del circuito) sfociata in una pausa di riflessione impiegata giocando a cricket peraltro con ottimi risultati - eccola campionessa matura e completa (“Ho cambiato atteggiamento, sento di non avere più nulla da dimostrare”, diceva qualche mese dopo la decisione di tornare). Questo 2019 si sta dimostrando davvero il suo anno. Nelle cinque precedenti partecipazioni allo Slam francese la Barty non era mai andata oltre il secondo turno (ma era stata finalista in doppio nel 2017): quest’anno si è invece improvvisamente riscoperta amante del “rosso”, lei che prima liquidava ogni settimana passata a giocare sulla terra rappresentava una tappa di avvicinamento alla stagione sull’erba….. Dopo un’ottima stagione sul cemento culminata con il successo nel Premier Mandatory di Miami e l’ingresso in top ten (l’australiana è l’unica giocatrice nell’élite mondiale sia in singolare che in doppio), quest’anno “Ash” ha fatto le cose per bene: prove generali a Madrid, dove si è fermata nei quarti contro la Halep, poi Roma, dove è incappata al secondo turno in una Mladenovic in giornata di grazia mentre un risentimento al braccio destro le ha fatto saggiamente decidere di rinunciare a scendere in campo a Strasburgo. Risultato: all’ombra della Tour Eiffel ha giocato un tennis incredibile ed in sette partite ha ceduto solo due set (negli ottavi con Kenin ed in semi con Anisimova, dove si è trovata sotto un set e 3-0) salendo a quota 31 match vinti in questo 2019, più di tutte le altre. Adesso arriva la stagione sull’erba, che sembra fatta apposta per esaltare il suo tennis brillante. Ma in tanto almeno per qualche giorno può pensare soltanto al suo meraviglioso trofeo parigino. Se lo merita.