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Prima Jannik, poi Garfia e Brandon... i teenager dimostrano sul campo che si può ancora vincere da giovanissimi. Ma i grandi exploit restano complicati da raggiungere. Pat Cash, che lavora con lo statunitense, è impressionato “Ha grande mentalità”. Un punto in comune per tutti e tre
di Alessandro Mastroluca | 20 febbraio 2020
Negli ultimi dieci anni sembrava diventato un regno solo per vecchi (i trentenni, per intenderci): invece nel tennis si può cominciare a vincere da giovanissimi. Come ai tempi di Borg, poi di Becker, poi di Chang e Nadal. Certo, resta difficile vedere un teenager conquistare un grande torneo, ma l'impatto precoce sul circuito regala di nuovo soddisfazioni, sempre meno sporadiche.
In queste ultime settimane, Jannik Sinner ha battuto il suo primo top 10 a Rotterdam, il sedicenne Carlos Alcaraz Garfia ha sconfitto a Rio Albert Ramos, il primo giocatore in top 100 che abbia mai incontrato.
A Delray Beach, poi, il 18enne Usa Brandon Nakashima, che ha annunciato l'intenzione di lasciare il college dopo il primo anno e diventare professionista, al suo primo torneo ATP ha raggiunto subito i quarti di finale.
Cash sta cercando di aggiungere componenti al suo gioco, che si basa su servizio e rovescio, anche nel corso del torneo. Non è così usuale, ma Pat è convinto che la fase di sviluppo del gioco, soprattutto per un giocatore giovane, non vada concentrata solo nelle sessioni di allenamento.
"Il mio compito è venire qui con un piano e migliorare il suo tennis - ha detto l'australiano. - Brandon ha grandi margini di miglioramento, una buona tecnica, è solido da fondo. Gli manca un colpo definitivo, ha bisogno di aggiungere di potenza, di essere fisicamente più forte perché ci sono tanti che giocano come lui là fuori. Perciò deve trovare qualcosa di speciale in lui".
Cash ritrae un giovane con un approccio già da professionista. Ed è questa la vera chiave per realizzare al meglio il potenziale e non ritrovarsi con più rimpianti che rimorsi una volta passato il treno per la gloria. Guardare i big, riuscire a conservare un approccio alla vita da atleta serio e senza deviazioni oggi è indispensabile, ad ogni età.
È questo che rende difficile per un teenager vincere un Masters 1000 o uno Slam come era piuttosto comune vedere negli anni Ottanta e Novanta. Il successo richiede una specializzazione atletica, fisica, tecnica, mentale non semplice da raggiungere a quell'età. Per raggiungerla, però, iniziare presto a prendere la strada giusta, senza smettere di guardare il quadro d'insieme, rappresenta la vera sfida.
Chi la vince, può diventare un grande giocatore, e chissà magari anche un campione.