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Il 20enne giordano, dopo la scuola da Nadal e l’università della Florida (con l’esperienza da Shelton), batte a sorpresa il più quotato Michelsen e chiama a raccolta i tifosi, soprattutto i ragazzi del suo mondo
di Vincenzo Martucci | 30 novembre 2023
Come Ons Jabeur, la tunisina geniale che auto-eletta “ministro della felicità” e ha toccato le punte più alte del tennis di tutto il mondo arabo. Come prima di lei il giocoliere persiano Mansour Bahrami, il prestigiatore marocchino Hicham Arazi e il magico cipriota Marcos Baghdatis.
Ecco, alle NextGen Finals nella casbah di Gedda - piena di chiasso e di bambini indisciplinati e festanti -, quando abbiamo visto per la prima volta il 20enne giordano Abdullah Shelbayh, abbiamo ritrovato quella magica scintilla. Certo, è disordinata e instabile ma per questo ancora più affascinante, con quell’uno-due smorzata-lob, le improvvise accelerazioni di dritto e di rovescio, le curve mancine cariche d’effetto. Fantasia. Varietà. Imprevedibilità. E sorriso.
Ecco, questo ragazzo di 1.80 appena - limite grave nel tennis moderno - , ci ha ricordato le spezie, i colori, le musiche, che solo una certa parte del mondo sa aggiungere al tennis, dandogli un sapore unico. Non farà del ragazzo di Amman un campione di prima fascia ma dall’anno prossimo, già alle porte, aggiungerà un personaggio diverso al campionario ATP Tour.
Del resto, pur costretto da titolare dell'Accademia a suo nome dove il giordano di allena dai 14 anni, se Rafa Nadal spende più di una parola su un allievo c’è da prestargli attenzione. Soprattutto se il mitico mancino, rincuorato anche dal successo in doppio a Wimbledon juniores di Shelbayh, dice: “Abdullah ha talento innato, è capace di inventarsi cose che la maggior parte dei giocatori non riuscirebbe a fare, col suo stile riesce a mettere in difficoltà molti tennisti e lo so bene perché spesso mi sono allenato con lui. Inoltre, nell’ultimo anno e mezzo, dopo l’esperienza nel college in Florida, ha subito fatto un passo importante nel mondo professionistico e si impegna molto”.
Rafa è sicuramente influenzato dall’autentica idolatria che Shelbayh nutre per lui, al punto di trasformarsi da destro a mancino (anche se nel calcio tifa Barcellona e non Real Madrid). Ma il ragazzo ha preso qualcosa anche dall’esperienza in America con la famiglia Shelton, papà-ex giocatore-allenatore, Brian, e la rivelazione dell’anno, Ben, col quale si è allenato. E quindi dal “corri e tira” della scuola sul cemento USA, con anticipo e chiara propensione offensiva, a partire dl servizio. Anche se deve ancora lavorare tantissimo sul gioco al volo, e ha bisogno di fare tanta esperienza per esaltare le sue doti.
TRAINO
Abdullah ha comunque un significato altissimo per tutto il mondo arabo. Nello specifico, nel quadro del famoso sport washing, l’Arabia Saudita sta investendo tantissimo anche nel tennis, e per gli under 21 delle NextGen di Gedda - che dopo la fantastica esperienza di Milano non trovava ospitalità di livello - mette in palio 2 milioni di montepremi, più tutti gli oneri dell’organizzazione, da qui al 2027.
Ma è fondamentale che il giordano, promosso grazie a una wild-card a un livello di competizione più alto del suo attuale numero 185 ATP, diventi il traino dei bambini rumorosi e distratti che oggi affollano più che altro per curiosità le tribune di Gedda senza conoscere regole e abitudini delle racchette. Ma che domani magari vorranno misurarsi su un campo da tennis, anche solo per uscire della loro realtà e scoprire il mondo.
Shelbayh ne è ben conscio e, subito dopo aver disinnescato con la fantasia la potenza dello statunitense Alex Michelsen, firmando la prima affermazione contro un top 100, ha dichiarato: “Non potevo chiedere di chiudere l’anno in un modo migliore che giocare qui. Da sempre, ma ancor di più dall’inizio di questo torneo, ricevo il supporto di tutto il mondo arabo. Anche se in molti dei nostri paesi il tennis non è così sviluppato, per me, come giordano e come arabo, è un onore poter giocare in un torneo così speciale. E’ un bel modo di mostrare al mondo - quello arabo e quello totale - che anche noi abbiamo del talento e possiamo mostrare dei giocatori speciali”.
L’obiettivo è chiaro e sembra non pesare sulle sue spalle: “Spero di ispirare molti ragazzi arabi a giocare questo sport, vorrei motivarli e fargli esprime al massimo delle loro potenzialità. So che abbiamo portato molti talenti nel corso degli anni e spero che in futuro avremo molti più giocatori del mondo arabo che gareggeranno a un livello così alto”. E, dopo il colpaccio contro Michelsen suona la grancassa: “Per me è esaltante e speciale vedere i tifosi arabi guardarmi giocare. Sono l’unico giocatore del Medio Oriente a partecipare all’evento. Venite a vedere che cosa succederà e fino a che punto mi spingerò”. Ecco la nuova frontiera, ecco, la nuova sfida dei NextGen.
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