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Brooksby, per qualche dollaro in meno perde 18 mesi: l'analisi della sentenza

La sentenza con cui i giudici hanno squalificato Brooksby per 18 mesi delinea una serie di superficialità e leggerezze da parte del giocatore che, sottolinea sui social, non è mai risultato positivo ai test antidoping

di | 28 ottobre 2023

Janson Brooksby in azione (foto Getty Images)

Janson Brooksby in azione (foto Getty Images)

Per pochi soldi e tanta leggerezza, Jenson Brooksby ha perso diciotto mesi di carriera. Si possono sintetizzare così le 22 pagine di sentenza dei tre giudici del Tribunale Indipendente Carol Roberts, Erika Riedl e Kwadjo Adjepong che hanno squalificato lo statunitense per aver mancato tre test anti-doping. I giudici hanno evidenziato "un livello elevato di colpa" da parte del giocatore. In un messaggio su Instagram, Brooksby ha ammesso le sue leggerezze e ha contestato solo la seconda delle tre violazioni. 

Inoltre, ha scritto su Instagram dopo l'annuncio della squalifica, "mi hanno controllato poche ore dopo la sentenza di squalifica. E' il mio quinto test anti-doping da marzo 2023, compreso uno al di fuori dello slot di 60 minuti. E non sono mai risultato positivo".

Come funzionano i controlli

Il prologo di questa vicenda ha una data precisa, il 9 dicembre 2021. Quel giorno l'ITF comunica a Brooksby che sarebbe stato inserito dal primo gennaio 2022 nell'International Registered Testing Pool. Dunque che avrà il dovere di comunicare attraverso l'ADAMS (Anti-Doping Administration and Management System) tutti i suoi spostamenti, comprese le sedi degli allenamenti o degli alberghi. Inoltre deve indicare uno specifico intervallo di 60 minuti tra le 5 e le 23 ogni giorno in cui rendersi disponibile per test antidoping. Ogni giocatore nel programma ha la responsabilità di comunicare le informazioni su base trimestrale, e ogni eventuale modifica, per consentire al responsabile dei controlli antidoping di rintracciarlo anche al di fuori dello slot da 60 minuti indicato. Non essere rintracciato per tre volte comporta una squalifica.

Brooksby ha ammesso di aver ricevuto la lettera, ma ha confessato di non averla mai letta perché ha affidato sempre il compito di eseguire le procedure necessarie all'agente Amrit Narasimhan. Brooksby ha ammesso di non aver mai effettuato nemmeno le procedure di log-in nella piattaforma ADAMS.

Il primo test mancato

La prima violazione risale al 19 aprile 2022. Brooksby avrebbe dovuto trovarsi nel club dove di solito si allenava quando non impegnato in tornei. Ma nello slot di 60 minuti che aveva indicato Brooksby non era lì dove aveva scritto, attraverso il suo agente, in ADAMS. Cinque minuti prima dello scadere dei 60 minuti, il responsabile dell'ITIA inviato per il controllo chiama il giocatore, e alla fine riesce a parlare con l'agente.

Scopre così che Brooksby ha deciso di andarsi ad allenare da un'altra parte, ma non ha aggiornato i dati nel sistema. Brooksby ha spiegato ai giudici che era convinto che il coach avesse comunicato il cambiamento all'agente perché aggiornasse la comunicazione sui suoi spostamenti. Ma non è andata così. Secondo quanto scrivono i giudici, avrebbe chiesto all'agente, che si occupa anche di prenotare voli e alberghi, di mandargli foto delle informazioni via via inserite in ADAMS.

Il secondo test

Proprio la prenotazione di un hotel per il torneo di 's-Hertogenbosch, in Olanda, che Brooksby ha concluso con una sconfitta al secondo turno, è al centro del secondo mancato controllo. E' questo l'episodio per cui Brooksby nel suo messaggio sui social dopo la squalifica contesta la definizione di violazione del protocollo.

Secondo quanto riporta la sentenza, alle 6 del mattino del 4 giugno 2022 Enrique Gonzalez Martinez, incaricato di raccogliere i campioni per i test, si presenta nella hall dell'hotel dove lo staff di Brooksby aveva comunicato che il giocatore si sarebbe trovato quel giorno. Lo staff dell'hotel, e il direttore, contattato vista l'importanza della questione, gli dicono che Brooksby non ha ancora effettuato il check-in, e che sarebbe arrivato più tardi perché la prenotazione a suo nome della camera parte proprio dal 4 giugno. Gli mostrano anche la schermata del computer con i dati della prenotazione. Non gli spiegano però cosa significhi l'indicazione 515 né perché ci sia scritto "camera doppia".

Gonzalez Maetinez rimane nella hall per circa un'ora, poi alle 6.56 chiama Brooksby al cellulare per cinque volte. Nessuno risponde. Dopo l'ultimo tentativo, risponde una voce registrata: "il numero della persona chiamata potrebbe essere spento o non raggiungibile". Come da istruzioni dell'ITIA, Gonzalez Martinez non lascia messaggi alla casella vocale.

L'8 giugno 2022 l'ITIA notifica a Brooksby il secondo mancato controllo, e gli ricorda i rischi di un terzo mancato controllo in un periodo di 12 mesi. Brooksby ha tempo fino al 22 giugno 2022 per contestare la violazione, ma non lo fa. Il 23 gli comunicano che ha due mancati controlli. Brooksby ha comunque diritto a una "Administrative Review", un appello e lo richiede il 24 giugno perché in quell'hotel, e nella camera 515, alle sei del mattino del 4 giugno 2022 Brooksby c'era.

Solo che la stanza 515 dal 31 maggio al 4 giugno 2022 era prenotata a nome del fisioterapista, Paul Kinney: era una camera doppia, come da indicazione nella schermata dell'hotel, dove i due alloggiavano insieme. Poi dal 4 era prenotata a nome di Brooksby. 

Il 23 marzo 2023, dopo il terzo mancato controllo prima di assegnare il caso all'Independent Review Board, il tribunale indipendente che poi lo avrebbe squalificato per 18 mesi, l'ITIA ha chiesto ulteriori informazioni a Brooksby. Lo statunitense ha risposto che aveva cancellato la prenotazione fatta inizialmente a suo nome attraverso il sistema interno riservato a giocatori, UNO. Kinney, infatti, attraverso un'applicazione esterna era riuscito a strappare un prezzo più conveniente.

Kinney ha confermato, testimoniando di aver prenotato attraverso un diverso circuito due camere, una a suo nome per lui e Brooksby e una per il coach. Al momento del check in, Kinney hon ha chiesto allo staff dell'hotel di aggiungere il nome del giocatore alla prenotazione della camera 515, "anche se avrebbe potuto - notano i giudici nella sentenza -, ma non ha pensato che fosse importante per il giocatore". Il suo agente sapeva della prenotazione a nome del fisioterapista almeno dal 29 o 30 maggio, testimonia Brooksby.

Occhio a Brooksby, aspirante guastafeste

Brooksby ha anche detto, si legge nella sentenza, di essersi offerto di lasciare il suo passaporto alla reception quando, ma gli era stato risposto che non era necessario. Nel commentare la sentenza sui social, però, ha scritto che il documento lo aveva effettivamente lasciato alla reception in quei giorni.

Non solo. Il primo, o il 2 giugno (nella sentenza non viene specificato, ma cambia poco) Brooksby ha perso la chiave della stanza, e ne ha chiesto una nuova in sostituzione. Qui in effetti, come ha scritto su Instagram, un elemento si pone all'attenzione. "Ho lasciato il mio passaporto alla reception per avere la nuova chiave, altrimenti non me l'avrebbero data" ha scritto su Instagram. E' vero, qualcuno nello staff dell'hotel sapeva della sua presenza nella stanza 515 da prima del 4 giugno, ma non è detto che fossero i membri dello staff presenti proprio a quell'ora, in quei 60 minuti.

Quando ha chiesto la nuova chiave, ha dichiarato ai giudici, Brooksby ha anche domandato che il suo nome fosse aggiunto come occupante della stanza 515. Lo staff dell'hotel gli ha risposto, però, che non si poteva modificare elettronicamente il registro. Allora Brooksy, questa la sua testimonianza ai giudici del Tribunale Indipendente riportata nella sentenza, ha lasciato un biglietto scritto alla reception sottolineando che era molto importante nel caso fosse arrivato l'ufficiale per il controllo antidoping. Brooksby ha anche confermato che tra le 6 e le 7 del mattino del 4 giugno era nella stanza 515, e di non aver risposto al telefono perché impostato in modalità silenziosa.

Il terzo mancato controllo

A gennaio 2023, l'ufficiale per i controlli antidoping si presenta dove Brooksby aveva comunicato che si sarebbe trovato. Ma nell'hotel indicato nel sistema ADAMS non c'è. Cinque minuti prima della scadenza dei 60 minuti dello slot in cui il giocatore aveva comunicato di essere disponibile per i controlli quel giorno, l'ufficiale contatta telefonicamente l'agente di Brooksby. E l'agente gli risponde che ha cambiato piani, che in quel momento è in California e sarebbe tornato in Florida quella sera.

Brooksby, il 4 febbraio 2023, ha spiegato che era andato a Los Angeles per parlare con un possibile nuovo coach dopo aver comunicato al suo storico allenatore l'intenzione di interrompere la collaborazione. Inizialmente avrebbe dovuto rientrare lo stesso giorno, ma ha cambiato idea e l'ha detto al suo agente, almeno così ha testimoniato, ma nessuno ha aggiornato né modificato le informazioni nel sistema ADAMS. Così il 9 febbraio l'ITIA gli contesta il terzo mancato controllo.

La sentenza

I giudici lo ritengono colpevole di negligenza. Brooksby non lo contesta per quanto riguarda il primo e il terzo mancato controllo, come detto, ma solo per il secondo, quello in hotel a 's-Hertogenbosch. "Il giocatore - scrivono i giudici - ha il dovere di fornire sufficienti informazioni all'ufficiale per il controllo antidoping perché possa rintracciarlo senza particolari difficoltà. L'ufficiale dipende dalle informazioni fornite dal giocatore, e il giocatore ha il dovere di ridurre le potenziali difficoltà". In questo caso Brooksby ha detto di essere nell'hotel indicato, ma ha ammesso di non aver specificato che sarebbe stato nella camera 515 anche se prenotata a nome Kinney prima del 4 giugno 2022 e di non aver chiesto a Kinney che il suo nome fosse incluso nella prenotazione come occupante della stanza anche nel periodo 31 maggio-4 giugno.

Il tribunale ha tenuto conto di diversi fattori nella sentenza:

  • "Il giocatore ha 22 anni ed è un tennista di alto livello;
  • E' stato incluso nell'International Registered Testing Pool dal primo gennaio 2022;
  • Era consapevole degli obblighi per i tennisti nell'IRTP;
  • Nonostante ripetute ripetute occasioni in cui è stato istruito, ha delegato le responsabilità sull'accuratezza della comunicazione dei suoi spostamenti al suo agente;
  • Il primo mancato controllo è avvenuto il 19 aprile 2022, tre mesi e mezzo dopo la sua inclusione nell'IRTP. Il giocatore ha ammesso la sua responsabilità e sviluppato con il suo agente un protocollo per aggiornare le comunicazioni sui suoi spostamenti;
  • Il giocatore sapeva, il 4 giugno 2022, di alloggiare in una camera non prenotata a suo nome;
  • Non ha chiesto a Kinney di assicurarsi che il suo nome fosse incluso nella prenotazione;
  • Non ha verificato che nelle comunicazioni suoi spostamenti fossero inclusi dettagli come il numero della camera, non essendo per quel giorno prenotata a suo nome;
  • Non ha sentito le chiamate dell'ufficiale nei 60 minuti dello slot in cui aveva detto per quel giorno di essere disponibile per i test perché aveva impostato la modalità silenziosa"

Infine, scrivono i giudici, "dopo due test mancati, il giocatore dovrebbe essere in uno stato di massima allerta per evitare di mancarne un terzo. Invece, dopo due violazioni, pur consapevole dei rischi di un terzo mancato controllo, il 4 febbraio 2023 ha di nuovo fallito l'aggiornamento della comunicazione dei suoi spostamenti, un'accusa che peraltro ha ammesso". Ecco perché il tribunale ritiene elevato il suo grado di colpa.


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