Chiudi
E' l'anno della prima doppietta di Bjorn Borg, campione al Roland Garros e a Wimbledon. Ma è anche l'anno di Jimmy Connors che vince per la terza volta l'Open degli Stati Uniti su 3 superfici differenti: erba, terra e cemento.
di Luca Marianantoni | 10 ottobre 2023
Il vero padrone del "rosso" rimane l'Orso svedese che torna a giocare gli Internazionali. Il torneo vive la triste esperienza del clamoroso ritiro di Higueras in semifinale a causa delle monetine lanciate dal pubblico durante il match contro Adriano Panatta. Lo vince Borg sconfiggendo due avversari altrettanto difficili: prima un calabrone che lo "batte" nel primo set, poi l'idolo di Roma, sempre Adriano Panatta che finisce per arrendersi, al termine di una partita altalenante, 6-3 al quinto. Subito dopo, al Roland Garros l'Orso è intoccabile e ingiocabile. Vince senza perdere set, concedendo ai sette rivali appena 32 game. Però non ha neanche il tempo di festeggiare il terzo titolo a Parigi che deve tornare in campo per la sfida di Davis con la Jugoslavia e poi l'assalto al terzo Wimbledon. Anche se nessuno ha vinto i Championships per tre anni di fila dai tempi di Fred Perry (erano gli anni trenta) e dopo Laver nessuno ha mai più completato mezzo Slam, per Borg il tris nel Tempio è un gioco da ragazzi. Anche se si fa sorprendere al primo turno e portare al quinto set dalle bombe di servizio di Victor Amaya che sfrutta l'arte del gioco da erba su una superficie immacolata, lo svedese di ghiaccio vola verso la finale dove lo attende Connors. Che desidera ardentemente vendicare la sconfitta in cinque set dell'anno prima. Ma Borg mette in mostra il suo miglior tennis da erba travolgendolo e lasciandogli appena sette game. Lo svedese gioca un servizio-volée come mai fatto prima e in più utilizza una nuova arma che destabilizza il povero Connors: il rovescio slice bimane. Cosicché Fred Perry è il primo, dei grandi campioni del passato, a elogiare dai microfoni della Bbc il capolavoro dello svedese. Borg, mai sazio, allunga ancora la serie con altri due successi in coppa Davis contro la Spagna, poi vince Bastad e al terzo turno di Flushing Meadows pareggia il record dei 46 successi di fila di Guillermo Vilas.
Intanto in agosto, dopo la disfatta di Davis a Budapest contro il modesto Peter Szoke, che nella vita fa il cameriere di ristorante, i due alfieri azzurri Corrado Barazzutti e Adriano Panatta danno ancora spettacolo. Corrado raggiunge la sua miglior classifica mondiale toccando la posizione numero 7, Adriano gioca il match più bello di tutta la carriera sballottando per cinque set Jimmy Connors negli ottavi dell'Open degli Stati Uniti. L'azzurro sale 5-3 al quinto, sul 5-4 si porta a due punti dalla vittoria, ma Connors riemerge dalle tenebre. Panatta ha ancora un sussulto, annulla 4 match point, ma sul quinto, dopo un meraviglioso passante di rovescio di Jimbo, è costretto alla resa. Dopo il pericolo contro l'italiano, Connors non perde più set infilando Gottfried, McEnroe e l'imbattibile Borg in finale: Jimbo diventa il primo e unico giocatore a vincere tre Open degli Stati Uniti su tre superfici differenti. La serie dello svedese intanto si ferma a 49 successi consecutivi e a 43 vittorie di fila in incontri al meglio dei cinque set (dalla finale dell'US Open del 1976).
La stagione volge al termine ma ci sono ancora alcuni episodi curiosi: il 24 settembre a Hartford, il 19enne John McEnroe, piccolo genio ribelle, vince il primo titolo della carriera imponendosi in finale sul sudafricano Johan Kriek. L'11 novembre a Stoccolma si disputa il primo duello della rivalità tra Bjorn Borg e John McEnroe: i due si affrontano in semifinale e l'americano vince per 6-3 6-4. E' la prima sconfitta in carriera per Borg contro un giocatore più giovane.
Il 10 dicembre, sul cemento di Rancho Mirage in California, John McEnroe soffia ad Arthur Ashe il posto di singolarista per la finale di coppa Davis che gli americani alzano al cielo superando per 4-1 la Gran Bretagna. Il mancino firma il primo punto della sfida e poi mette il sigillo conquistando il punto della vittoria ai danni di Buster Mottram.
Il 17 dicembre Ilie Nastase vince l'ultimo torneo della carriera trionfando nella Challenge Cup su Peter Fleming, poi Guillermo Vilas rimpolpa la collezione Slam sbancando l'Open d'Australia e infine McEnroe domina il primo grande torneo conquistando, nella sua New York, il Masters Grand Prix in finale su Arthur Ashe.
Al via, con 6 statunitensi e un messicano, c'è anche Corrado Barazzutti, finito nono in classifica, ma in gara per la rinuncia di Borg. L'italiano si batte come un leone su una superficie a lui non congeniale ma rimedia tre inevitabili sconfitte in un girone nemmeno proibitivo con Dibbs, Gottfried e Ramirez. Nell'altro raggruppamento svettano Connors, campione uscente, e McEnroe. Ma Jimbo, dopo aver battuto Solomon, si infortuna durante il match con SuperMac e abbandona quando la gara è ampiamente compromessa (7-5 3-0 per il rivale). A beneficiare del ritiro è Ashe che non dovrebbe neppure essere in gara (decimo in classifica) se, dopo Borg, non mancasse all'appello anche Vilas (come lo svedese, in disaccordo con il regolamento che impone l'abbandono del Masters in caso di match non concluso). Così, senza perdere set, McEnroe si qualifica per la finale dove lo attende Ashe, già battuto nel round robin. E Mac si ripete, ma non prima di aver annullato un doppio match point.
Non ci sono commenti