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Wimbledon e Olimpiadi, il dilemma dei big: "Decisivi i tempi di adattamento"

Roland Garros, Wimbledon, Olimpiadi (di nuovo a Parigi). Come stanno reagendo, i campioni, all'avvicinarsi di questo impegno così poco usuale? C'è più preoccupazione o più curiosità? Abbiamo raccolto le considerazioni di alcuni big, capendo che la parola chiava sarà 'tempo'

13 giugno 2024

Non è il primo anno olimpico, per il mondo del tennis. Ma un anno così è decisamente particolare. I Giochi tornano su terra battuta 32 anni dopo Barcellona 1992, quando Marc 'Pippo' Rosset si prese il titolo più importante in carriera, superando in una drammatica finale (chiusa per 8-6 al quinto) l'idolo di casa Jordi Arrese. Ma stavolta la terra è decisamente più prestigiosa, trattandosi di quella del Roland Garros. Il punto, tuttavia, è un altro. Il punto è che per la prima volta nella storia si tornerà al Bois de Boulogne, pochi giorni dopo aver concluso Wimbledon. Sull'erba. Un andirivieni tra prati e mattone tritato che metterà a dura prova i giocatori, i loro coach, i preparatori fisici. 

Ma come stanno reagendo, i campioni, all'avvicinarsi di questo impegno così poco usuale? C'è più preoccupazione o più curiosità? Cominciamo con uno che a Parigi rappresenterà se stesso, non potendo rappresentare il suo Paese, Daniil Medvedev: “A Tokyo – spiega il russo – arrivai con una motivazione relativa, come se quello fosse un torneo qualsiasi del Tour. Ma in realtà rimasi molto colpito dall'atmosfera, dal tipo di vita nel villaggio olimpico. E adesso non vedo l'ora di ripetere quell'esperienza. Non sta a me dire se è giusto o no che io partecipi da neutrale, ma andrò ai Giochi per me stesso e per dare il massimo. Il passaggio erba-terra sarà complicato, ma interessante. Bisognerà prendersi tutto il tempo che serve per preparare al meglio l'uno e l'altro, la chiave sarà proprio la tempistica”. 

Parigi 2024 sarà una priorità anche per Novak Djokovic, ammesso che il serbo riesca a recuperare in tempo dall'operazione al ginocchio seguita al problema riscontrato al Roland Garros. “Spero di poterci arrivare in salute e di dare il massimo, perché è un evento che si gioca solamente ogni quattro anni”. Per Nole, in questo caso, il problema Wimbledon difficilmente si porrà, considerati i tempi di recupero per vederlo in campo. Una scelta obbligata per il serbo, una scelta identica – ma ponderata – per Rafa Nadal, che ha deciso di non giocare i Championships per disputare quella che con tutta probabilità sarà la sua ultima Olimpiade, dove peraltro in doppio dovrebbe affiancare Carlos Alcaraz.

A proposito di Alcaraz. Per Carlitos, l'accoppiata Wimbledon-Parigi sarà: “Qualcosa di complicato da gestire, immagino. Se dovessi scegliere un solo titolo, tuttavia, per stavolta sceglierei di prendermi l'Oro olimpico”. Non è più una sorpresa, ormai, ascoltare questo tipo di dichiarazioni da parte dei giocatori, che ai Giochi sono tornati a riservare un'attenzione speciale, al pari (o superiore, in alcuni casi) a quella dedicata agli Slam. Qualcosa di molto diverso da quell'edizione di Barcellona 1992, quando i big c'erano, ma finirono presto eliminati a favore degli outsider. Del resto, all'epoca, il tennis era rientrato ufficialmente nel giro olimpico da appena 4 anni, e il feeling tra racchetta e cinque cerchi non era ancora decollato.

Due che alle Olimpiadi cercheranno una medaglia sono le azzurre Sara Errani e Jasmine Paolini. Jas, anche in singolare, mentre insieme andranno a caccia del metallo più prezioso in doppio. Tanto più che alcune delle coppie migliori al mondo, formate da giocatrici di Paesi diversi, si dovranno giocoforza dividere. “Si tratta di un obiettivo chiaro – conferma Sara – a cui stiamo pensando da tempo. Affrontare questa annata così particolare è stimolante ma Parigi sarà una sfida. Sarà diverso rispetto al Roland Garros, ma sapremo adattarci e sarà emozionante”. Restando in casa Italia, ci sono anche Simone Bolelli e Andrea Vavassori che sono nella medesima posizione: finalisti Slam e attesi dai Giochi per uno step ulteriore: “Bisognerà mantenere alta l'attenzione – suggerisce Bolelli – e concentrarsi su una cosa alla volta. Prima Wimbledon, poi Parigi. Pensare troppo al futuro non aiuta”.

Un concetto chiaro che emerge è proprio questo, il tempo sarà decisivo. Fatta eccezione per coloro che dovranno (o vorranno) scegliere solamente uno dei due eventi (pure Andy Murray è in dubbio per le Olimpiadi), per tutti gli altri bisognerà fare un passo alla volta, cercando la condizione nel tempo più breve possibile. “Non giocherò a Berlino per recuperare energie – ha detto Iga Swiatek – ma spero di essere pronta per gli eventi che seguiranno, anche perché di recente ho dimostrato di sapermi adattare rapidamente alle superfici diverse. Spero sarà così pure questa volta”. 


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