

Jannik è atteso da una stagione a stelle e strisce con aspettative importanti e cambiali ridotte. Se è vero che nel 2023 arrivò il successo canadese, è altrettanto vero che ci furono anche una sconfitta all'esordio a Cincinnati e un ottavo a New York
04 agosto 2024
Olimpiadi, tonsilliti, polemiche varie. Tutto alle spalle. Jannik Sinner guarda avanti e lo fa dal Canada, per il primo dei due Masters 1000 americani in preparazione agli Us Open. Un torneo speciale, per Jannik, che lo scorso anno trionfò a Toronto (in finale su Alex De Minaur, primo 1000 in carriera) e che stavolta torna a Montreal (l'altra città che, in alternanza, ospita un anno il maschile e uno il femminile), dove sarà nettamente favorito.
Un po' per il suo status di numero 1 del mondo, un po' perché mancheranno i primi inseguitori: dopo il forfait di Carlos Alcaraz è giunto anche quello di Novak Djokovic, frutto di Olimpiadi su una superficie diversa e troppo vicine all'evento nordamericano per non incidere sull'entry list.
Detto questo, il Masters 1000 canadese ha sempre avuto una storia particolare, soprattutto prima dell'avvento dei Big 3, in questo caso dei Fab 4. Se dal 2004 al 2013 i titoli se li sono spartiti Federer, Nadal, Djokovic e Murray, in precedenza c'era stato spazio per diverse sorprese. La più grande di tutte nel 1997, quando l'americano Chris Woodruff superò in finale Guga Kuerten. Ma non da meno sono i trionfi dello svedese Mikael Pernfors nel 1993, oppure ancora del rumeno Pavel e dell'argentino Canas tra 2001 e 2002. In tempi più recenti, nel 2022 si impose Pablo Carreno Busta (peraltro subito dopo aver giocato l'esibizione più pazza del mondo, sulla spiaggia di Luanco, nelle Asturie). Mentre nel 2014 fu Tsonga a vincere, una sorpresa soprattutto pensando allo sconfitto nel match decisivo, Roger Federer.
Tutto questo per dire che quando si parla di Canada non c'è nulla di scontato. Il torneo paga una distanza temporale ancora piuttosto importante rispetto agli Us Open, ed è normale che i migliori non ci arrivino con le batterie cariche al cento per cento. Questo, tuttavia, è l'anno olimpico, e curiosamente è proprio negli anni olimpici che il 1000 di Toronto/Montreal ha trovato una certa regolarità di risultati. I nomi in trionfo? Medvedev, Djokovic (2 volte), Nadal, Federer, Safin, Ferreira, Agassi, Lendl. Se togliamo Wayne Ferreira, comunque top 10 all'epoca, parliamo di vertice assoluto. Un dato curioso, che tuttavia non sorprende più di tanto, pensando al fatto che non tutti i campioni sono stati così attratti, in passato, dall'evento a Cinque Cerchi. E mentre gli avversari si dannavano per una medaglia, c'era chi trovava riposo per partire in quinta sugli hardcourt americani.
Quello che, in modo forzato a causa della tonsillite, è capitato quest'anno a Sinner. Atteso da una stagione a stelle e strisce con aspettative importanti e cambiali ridotte. Se è vero che nel 2023 arrivò il successo canadese, è altrettanto vero che ci furono anche una sconfitta all'esordio a Cincinnati (contro Dusan Lajovic) e un ottavo a New York (al tappeto in cinque set contro Zverev).
L'obiettivo di fare meglio, dunque, pare decisamente alla portata, a patto che l'allievo di Simone Vagnozzi e Darren Cahill si presenti in buone condizioni di salute. I primi allenamenti sul cemento nordamericano sembrano dare indicazioni positive in tal senso, dunque ci sono buoni motivi per essere ottimisti. Anche perché poi di cambiali, post Us Open, ce ne saranno parecchie, con le vittorie nei 500 di Pechino e Vienna, oltre alla finale di Torino, da difendere.
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