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Sinner coi piedi per terra: storia e prospettive

Se Novak Djokovic - che pure ha vinto 3 volte al Roland Garros - aveva Rafael Nadal come muro da abbattere, per l'altoatesino il problema si chiamerà Carlos Alcaraz. Ma in fondo, 'Jan' è abituato a cercare soluzioni per ogni tipo di problema. Anche sulla terra

di | 02 aprile 2024

Ma è proprio vero che sia la terra battuta l'ultimo ostacolo reale tra Jannik Sinner e la grandezza assoluta? O meglio, tra Jannik Sinner e il numero 1 del mondo? La stagione sul mattone tritato potrà essere un problema, per l'altoatesino, o un'opportunità? A queste domande, adesso, i tifosi cercano di trovare risposte per capire quanto manca all'aggancio a Novak Djokovic, considerato anche che il serbo non sembra (più) mettere il ranking in cima ai propri pensieri.

Partiamo dai numeri. La carriera di Jannik, tra 2015 e 2018, è sostanzialmente cominciata sul rosso, semplicemente perché era più comodo costruire un mini-calendario di ingresso nel circuito su quella superficie. Due tornei per ogni annata fra 2015 e 2017, poi ben 12 nel 2018, contro 11 sugli hardcourt. Difficile entrare nei dettagli di quel Sinner, diamante grezzo in formazione e dunque ancora lontano dal capire quali fossero esattamente le sue attitudini. Era già chiaro, tuttavia, quello che l'altoatesino voleva diventare: un giocatore completo e ambizioso. Ecco perché, in ogni caso, l'obiettivo era fare esperienze su ogni superficie, cercando di trarre il massimo degli insegnamenti da situazioni diverse.

Quando le caratteristiche tecniche del ragazzo sono emerse con prepotenza, è risultato chiaro abbastanza in fretta che il tennis di Jannik avrebbe pagato maggiori dividendi sul duro. Cosa che puntualmente sta accadendo. Questo, però, non vuol dire che sulla terra si debba parlare di debolezze. Una prova? Sinner e Alcaraz, colui che presumibilmente sarà il principale rivale dell'azzurro sul mattone tritato, si sono incrociati nel 2022 nella finale del 250 di Umag, terra lenta e umida. Dunque – in teoria – l'ideale per il campione di Murcia. Senonché, a vincere, fu 'Jan', rimontando un set e dominando secondo e terzo (6-7 6-1 6-1). 

Umag non è Parigi e dal 2022 ne è passata di acqua sotto i ponti. Ma quella partita resta sintomatica delle possibilità – in ogni caso straordinarie – di Jannik sulla superficie della fatica. Quando si parla di terra battuta, peraltro, oggi si parla del nulla. O meglio, di mille possibili variazioni sul tema. A prescindere dalle palline che vengono usate (e che poi, si vede, fanno tutta la differenza del mondo), ogni torneo e persino ogni campo ha la propria vita, la propria tradizione, la propria natura. Provate a chiedere a qualsiasi professionista che mette piede al Foro Italico se è la stessa cosa giocare sul Centrale o sul Pietrangeli. O provate a chiedere allo stesso professionista se è uguale giocare sul Centrale o sul Campo dei Principi di Monte-Carlo, sullo Chatrier o sul Suzanne Lenglen a Parigi. La risposta è banale: no, non è affatto uguale.

E allora la terra – che in totale può assegnare 5000 punti solo tra Slam e Masters 1000 – diventa non soltanto la superficie della fatica, ma anche la superficie dove c'è una maggiore componente di aleatorietà, rispetto agli altri terreni. Un trend, però, è evidente ormai da anni: tutto il circuito sul rosso ha lavorato nella direzione di rendere le condizioni di gioco più veloci. Una regola non scritta che ha coinvolto in realtà tutto il Tour, avvicinando di parecchio quelle che una volta erano distanze siderali.

Una prova più recente delle grandi possibilità di Sinner sul rosso arrivò a Monte-Carlo, giusto dodici mesi fa. Jannik non era certo nello stato di grazia attuale, ma riuscì a battere Hurkacz e Musetti, prima di perdere un match quasi vinto contro Holger Rune. Il quale poi, in finale, sarebbe andato a un passo dal successo contro Andrey Rublev. In sostanza, non si dice una stupidaggine azzardando che, solo per una manciata di punti girati male, il primo 'Mille' di Sinner non sia giunto proprio sulla terra.

Ultimo dato da tenere a mente: Djokovic. Spesso e volentieri, negli ultimi tempi, il gioco di Jannik viene messo in relazione con quello del miglior Nole. E anche se i due hanno diverse differenze sotto il profilo tecnico, il paragone grosso modo è accettabile. Bene: il serbo a Parigi ha vinto tre volte, con quattro finali a contorno. C'è da scommettere che Sinner ci metterebbe la firma, per un bilancio del genere. E se Nole aveva Rafael Nadal come muro da abbattere, per l'altoatesino il problema si chiamerà Carlos Alcaraz. Ma in fondo, 'Jan' è abituato a cercare soluzioni per ogni tipo di problema. Ed è abituato a restare coi piedi per terra.

I TORNEI DI SINNER SU TERRA, ANNO PER ANNO

2015: 2

2016: 2

2017: 2

2018: 12 (prima finale Futures in Val Gardena)

2019: 8

2020: 3 (quarti al Roland Garros)

2021: 6 (semifinale a Barcellona, ottavi al Roland Garros)

2022: 5 (quarti a Monte-Carlo e a Roma, ottavi al Roland Garros, vittoria a Umag Atp 250)

2023: 4 (semifinale a Monte-Carlo)

 

I TESTA A TESTA SU TERRA

Sinner vs Alcaraz 1-1

Sinner vs Djokovic 0-1

Sinner vs Nadal 0-3

Sinner vs Medvedev 0-0

Sinner vs Rublev 2-1

Sinner vs Tsitsipas 1-3

Sinner vs Rune 0-1

Sinner vs Zverev 1-1

Sinner vs Hurkacz 1-0

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