Il tecnico romano torna sull’inatteso ottavo di finale a Wimbledon del suo assistito, su quello che ha lasciato in termini emotivi e di fiducia, e sul lavoro di supporto psicologico svolto dal team nel periodo di pausa. “Ognuno – dice – è stato importante a modo suo”. Matteo ripartirà dall’America: Toronto, Cincinnati e Us Open
29 luglio 2023
Stare in salute, essere allenato, competere. Sono i tre passaggi chiave per il futuro prossimo di Matteo Berrettini, che rivedremo in campo sul cemento americano, prima a Toronto e Cincinnati, poi allo Us Open. A elencarli è coach Vincenzo Santopadre, che dopo la sbornia di (inattese) emozioni di Wimbledon fa il punto della situazione. “Dopo l’erba – spiega il tecnico romano – avevamo l’alternativa di giocare sulla terra in Europa, come fatto nel 2022, ma ha prevalso l’idea di concentrarci sull’allenamento. In questo momento è una priorità: Matteo ha bisogno tanto di allenarsi quanto di giocare partite, visto che nell’ultimo anno ne ha disputate poche. Fortunatamente, è riuscito a giocarne ben quattro a Wimbledon, ottenendo tanto con poco, visto che era poco allenato e non era al top, arrivava da un forfait e aveva qualche fastidio dal punto di vista fisico. Così abbiamo puntato sull’allenamento”.
Le parole di Santopadre confermano la sensazione di tutti: l’ipotesi di arrivare fino alla seconda settimana all’All England Club, battendo tre avversari di spessore prima di fermarsi davanti al futuro campione, non era stata nemmeno contemplata. “È stata una parentesi piacevole e inaspettata – dice ancora –, che ci ha fatto capire come Matteo possa stare a certi livelli anche senza avere troppe partite nelle gambe. Già lo scorso anno, quando al rientro dopo l’intervento alla mano aveva vinto due tornei di fila, ci eravamo accorti che può tornare competitivo in maniera repentina, e ora ne abbiamo avuto la conferma. Ogni stop comporta dei disagi: un giocatore perde l’abitudine ai momenti di tensione, a giocare una palla-break, a gestire la tensione e via dicendo. Aspetti che si possono riacquisire solamente giocando. Eppure, anche senza tutto ciò e pur non essendo al meglio, abbiamo capito che il suo livello è questo. Un passaggio che ci dà fiducia per il futuro”.
Il messaggio che emerge è lampante: se con poco allenamento, poca abitudine a giocare partite e qualche noia fisica, Berrettini sa arrivare agli ottavi in un torneo del Grande Slam, cosa può fare se riesce di nuovo a recuperare il top della condizione? “Dal punto di vista emotivo – dice ancora il coach – un risultato come quello di Wimbledon è il meglio che a Matteo potesse capitare. Si tratta di una fortissima spinta adrenalinica. Ovviamente il risultato va interpretato, altrimenti di rischia l’effetto boomerang. Se interpretato nel modo corretto, spinge a fare ancora di più, a volere ancora di più. Tutto passa dal lavoro, dall’allenamento e dalla voglia di faticare ogni giorno. Ma con la consapevolezza che gli sforzi vengono ripagati”.
Un discorso, quest’ultimo, che vale per il giocatore come per chi gli sta accanto. E vive infortuni e difficoltà in maniera molto simile. “È stato faticoso anche per me – spiega ancora Santopadre –, perché per un allenatore vale lo stesso che per un giocatore: i momenti più difficili sono quando non si gioca. Sarebbe stato meglio discutere di partite perse, piuttosto che di partite non giocate. Anche io ho dentro di me un lato agonistico che mi stimola, e la parte del lavoro che preferisco è stare in campo e girare i tornei, per competere”.
Ma anche il lavoro ai box ha avuto la sua utilità. "Per un atleta è fondamentale avere un team che gli sappia stare accanto nel momento di difficoltà, che sia in grado di capire chi ha di fronte e come aiutarlo. È facile farlo quando è tutto rose e fiori, meno in altre situazioni. Tutti i membri del team, a modo loro, sono stati importanti, per capire come affrontare l’infortunio, come uscirne e come prevenirne di nuovi. Nel complesso, è stato svolto un lavoro di supporto psicologico che si è rivelato molto utile”. Le ragioni della capacità di Berrettini di ripartire subito a razzo sono da ricercare anche lì. O soprattutto lì.