La Race to Torino dopo il Roland Garros vede Novak Djokovic al numero 10, e data l’assenza a Wimbledon il campione serbo perderà altro terreno. Da quando è arrivato fra i grandi ha sempre giocato le Finals tranne una volta, per infortunio. Buona parte delle sue speranze di arrivare a Torino passeranno dallo Us Open, per il secondo anno live in chiaro su SuperTennis
15 giugno 2024
Lo scenario resta improbabile, perché Novak Djokovic è Novak Djokovic anche se sta vincendo meno rispetto ai suoi standard e si trova costretto a fare i conti con un infortunio al menisco che l’ha costretto al forfait al Roland Garros e gli farà saltare anche Wimbledon. Tuttavia, classifica Race alla mano, il campione di Belgrado rischia di mancare per la seconda volta in carriera la qualificazione per le Nitto ATP Finals, disputate per la prima volta nel lontano 2007 a Shanghai e vinte per la cifra record di 7 volte, le ultime due – consecutive – alla Inalpi Arena di Torino fra 2022 e 2023.
Oggi, infatti, “Nole” si trova al numero 10 della Race to Torino e in virtù dell’assenza ai Championhips londinesi (non ha annunciato ufficialmente il forfait, ma ci sono ben pochi dubbi) perderà ulteriore terreno. Considerando il fatto che a 37 anni compiuti gioca meno tornei rispetto agli altri, che al rientro in campo avrà bisogno di un periodo di recupero e che quest’anno dovrà anche dedicare tempo ai Giochi Olimpici, pare scontato che la gran parte delle sue speranze di conquistare le Finals per la diciassettesima volta in carriera passeranno dallo Us Open.
Una buona notizia per gli appassionati italiani, i quali per il secondo anno consecutivo potranno vederlo in diretta in chiaro e in esclusiva su SuperTennis, un po’ meno per il diretto interessato che col torneo di New York ha sempre avuto un rapporto contrastante. È quello che nel 2023 gli ha regalato la cifra record di 24 titoli Slam, ma anche il Major lontano dalla terra vinto meno volte (quattro: contro 10 Aus Open e 7 Wimbledon), quello che nel 2021 l’ha visto fallire all’ultimo match il progetto Grande Slam e anche quello salutato – l’anno precedente – a causa di una discussa squalifica, causa pallata (involontaria) a una giudice di linea.
In sostanza, se c’è uno Slam dal quale Djokovic preferirebbe non dipendere quello è sicuramente l’appuntamento di Flushing Meadows. Tuttavia, i punti in palio sono talmente tanti che per assicurarsi (o quasi) un posto a Torino potrebbe bastargli un piazzamento nelle fasi finali, da difendere poi in una parte finale di stagione che gli ha spesso regalato grandi soddisfazioni. Il pubblico di Torino lo aspetta e continua ad avere buone chance di vederlo, anche secondo le statistiche. Dal 2007, infatti, Djokovic ha mancato la qualificazione per il Master di fine anno solamente nella stagione 2017, quando si fermò dopo Wimbledon a causa di un infortunio al gomito destro, sin qui l’unico davvero grave della sua carriera, decidendo di chiudere anzitempo la stagione per dedicarsi a intervento e riabilitazione.
Una ricordo che può fungere da monito per la situazione attuale: è vero che sulla carta d’identità del serbo ci sono sette anni in più rispetto al 2017 e la nuova generazione attuale è molto più credibile di quella di allora, ma anche all’epoca si pensava che il meglio di Djokovic fosse alle spalle, specialmente quando al rientro faticò enormemente a ritrovare un briciolo di competitività.
Come è andata a finire? “Nole” ha avuto ancora tempo di raddoppiare il numero di tornei del Grande Slam vinti (aggiungendone alla collezione altri dodici) e di guidare la classifica mondiale per altre 205 settimane, più di quattro anni. Tradotto: anche quando sembra ormai finito, sa ancora stupire. Motivo per il quale è giusto che una delle otto poltrone per Torino resti riservata a suo nome. Deve solo andare a prendersela ma avrà tempo e spazio per riuscirci, da New York in avanti.