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Nardi alle Next Gen ATP Finals: l'amico di Alcaraz e Rune sogna coi piedi per terra

Tra i migliori amici di Nardi ci sono sia Carlos Alcaraz, sia Holger Rune, che con il pesarese condividono l'anno di nascita, ma che a un certo punto del loro percorso si sono involati per approdare fra i top 10 (e oltre) lasciando i coetanei a lottare nei Challenger e per un posto nei 100

17 novembre 2023

Luca Nardi (foto Sposito)

Luca Nardi (foto Sposito)

Gli è bastato raggiungere i quarti di finale nell'ultimo torneo, il Challenger di Kobe, per avere la certezza di qualificarsi. Alle prossime Finals Next Gen, in quel di Jeddah, ci saranno dunque due giocatori italiani. Uno, il romano Flavio Cobolli, qualificato già da tempo; l'altro, il pesarese Luca Nardi, capace di sprintare nelle ultime due settimane, durante le quali ha recuperato il terreno perduto rispetto agli altri in precedenza.

La curiosità è che fino alla scorsa settimana, c'erano ugualmente due italiani promossi in Arabia Saudita, ma il secondo non era Nardi bensì Luciano Darderi. L'italo-argentino, impegnato a Montevideo, ha però ceduto al primo turno dopo una battaglia di 3 ore e 13 minuti contro l'ecuadoriano Alvaro Guillen Meza, compromettendo dunque il gran risultato di domenica scorsa, quando aveva trionfato in quel di Lima (superando in finale Mariano Navone). 

La Race che qualifica a Jeddah si chiude lunedì, e ci sono un paio di punti da chiarire per interpretare il ranking. Il primo: non ci saranno i migliori quattro, ormai troppo in alto nella graduatoria Atp. Parliamo dei top 10 Carlos Alcaraz e Holger Rune, ma pure di Ben Shelton e di Lorenzo Musetti. Il secondo punto riguarda invece la presenza di una wild card, che è andata al giordano Abdullah Shelbayh, attualmente numero 25 della lista Next Gen, ma decisamente promettente se pensiamo che ha solamente 19 anni. 

Luca Nardi

Tornando a Nardi, vedere il 20enne marchigiano qualificato non rappresenta certo una sorpresa. Per lui il 2023 è stato un anno di alti e bassi, con un avvio difficile e un primo risultato importante giunto in marzo, con la finale del Challenger 100 di Pune, in India (sconfitta contro Max Purcell). Gioie e dolori a Monte-Carlo, con la qualificazione nel Masters 1000 monegasco e una bella scoppola al secondo turno contro Lorenzo Musetti, un doppio 6-0 tutto sommato digerito con filosofia dal tennista pesarese, naif in campo e in un certo senso pure fuori, almeno in rapporto a certi professionisti che non si permettono cedimenti emotivi o distrazione. Anche Luca è esigente con se stesso, sia chiaro, ma per lui il tennis è gioco e divertimento, non certo dramma. Anche se parliamo di sconfitte severe. 

A inizio agosto, nel 125 di Porto, il successo in finale sul locale Joao Sousa gli ha ridato punti e fiducia, concretizzatasi poi negli ultimi due mesi, con la semifinale a Bratislava e il successo a Matsuyama di qualche giorno fa. In mezzo, anche qualche rimpianto per un match perso d'un soffio contro Dominic Thiem, in questo momento decisamente alla portata del marchigiano. Ma sono errori di gioventù, ci possono stare e ancora una volta non è il caso di trarre conclusioni o fare drammi.

Al contrario, la forza di Luca Nardi in questo momento appare proprio il suo bel carattere solare, la capacità di non prendersi eccessivamente sul serio anche quando poi si lavora duramente. Un apparente paradosso che nasconde una natura timida e giocosa, quella di un ragazzo dotato di un talento non comune, che durante l'anno si è avvalso – oltre che dei coach storici Sani e Costantini – anche del supporto di Stefano Pescosolido.

Luca Nardi colpisce di diritto

Luca - che dopo essere passato da Tirrenia vive e si allena a Pesaro, ("la città dove mi trovo meglio") - sta facendo il suo percorso, a prescindere dalle attenzioni sugli altri. Che siano gli altri italiani della sua generazione – magari già arrivati dove vorrebbe arrivare lui – o che siano gli stranieri della sua età che hanno sorpreso il mondo arrivando in vetta intorno ai 20 anni. Tra i migliori amici di Nardi ci sono sia Carlos Alcaraz, sia Holger Rune, che con il pesarese condividono l'anno di nascita, ma che a un certo punto del loro percorso si sono involati per approdare fra i top 10 (e oltre) lasciando i coetanei a lottare nei Challenger e per un posto nei 100.

Sia Carlos che Holger non mancano mai di fare i complimenti al marchigiano per le sue vittorie, e lui ricambia, spesso ricordando i tempi dei tornei giovanili. Che poi a ben guardare sono giusto l'altroieri. Tempi in cui Nardi, Alcaraz e Rune se la giocavano alla pari, sognando quel mondo dorato che adesso due hanno raggiunto, e un altro sta per raggiungere (facendo tutti gli scongiuri del caso).

In tutto questo, la caratteristica migliore dell'azzurro è quella di non aver mai perso di vista la realtà e la serenità. Certo, gli altri li vede, li segue, li ammira. Ma sa bene che ogni percorso è diverso, ogni vita fa il suo giro e se i tempi non coincidono in partenza, non vuol dire che si sia destinati a un futuro così diverso, così lontano. E anche se fosse, non sarebbe la fine del mondo. Luca Nardi, già adesso, è un piacere per gli occhi di coloro che nel tennis vogliono vedere bellezza. Un po' come accaduto con Lorenzo Musetti quando è arrivato nel circuito. I risultati sono (e saranno) una logica conseguenza del fatto che lui stesso si diverta e goda di ciò che fa. 

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