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Napolitano, impresa senza coach: "Ma il percorso è ancora lungo"

Il piemontese si gode una vittoria importante, più dei punti che lo avvicinano ai top 100. “Ricevere una wild card per le qualificazioni non era stata una delusione – sottolinea Stefano – ma è chiaro che quando vieni proiettato nel main draw ti senti una maggiore responsabilità addosso"

09 maggio 2024

Dalle qualificazioni (evitate) alla wild card in main draw, dalla possibile partita contro Matteo Berrettini alla sfida (vinta) contro Wolf. Stefano Napolitano è al secondo turno degli Internazionali BNL d'Italia per la prima volta in carriera. Ed è senza dubbio nel miglior momento della sua storia sportiva, a 29 anni, con un passato fatto di tanti anni complicati a causa di problemi fisici che lo hanno condizionato a lungo. Oggi il piemontese si gode una vittoria importante, più di quei punti che gli garantisce e che lo avvicinano ai top 100.

“Ricevere una wild card per le qualificazioni non era stata una delusione – sottolinea Stefano – ma è chiaro che quando vieni proiettato nel main draw ti senti una maggiore responsabilità addosso. Per questo sono felice di come ho giocato e di come mi sento. Soprattutto pensando a dove ero un anno fa: sono passati 12 mesi ma in mezzo ci sono state tante cose. Sono orgoglioso di poter riprendere il filo. Mi dispiace solo di non aver potuto giocare con Matteo, sarebbe stata una bella esperienza per me”.

Le sfide più complesse, per Stefano, sono state quelle poste dal fisico. “Non è un segreto che il mio staff, e in particolare Flavio Di Giorgio alla Magnitudo Training di Verona, sia una delle ragioni per cui sono ancora qui a giocare a tennis, nonostante tutte le difficoltà che ho avuto. Devo a questo team il fatto di potermi giocare questa seconda chance ad alto livello, visto che quando ho cominciato a lavorare con loro le mie condizioni erano decisamente peggiori”.

Tra la gioia e la (relativa) sorpresa di questo secondo turno al Foro Italico, c'è anche una novità sostanziale rispetto al recente passato: “Tecnicamente, per adesso faccio da solo. Da qualche giorno abbiamo chiuso la collaborazione con Giacomo Oradini, che è stato comunque molto importante nell'ultimo anno. Con Jack siamo anche amici, c'è stato un ottimo rapporto ma ho sentito la necessità di andare oltre. Ovviamente lo devo ringraziare perché è stato fondamentale nel percorso degli ultimi mesi, per farmi arrivare dove sono oggi. Sono anche consapevole di dover integrare il mio staff con una persona che mi dia una mano sotto l'aspetto tecnico, vedremo in futuro”.

Intanto, Napolitano si gode Roma, torneo che non è comparabile con niente altro nel circuito. “Un anno fa, anche solo per giocare le pre-qualificazioni avevo fatto di tutto. Ma onestamente, a Roma giocherei pure in un torneo di terza categoria, tanto è il fascino di questo luogo. Un anno fa ero iscritto a Monastir in un torneo Itf, ma sono realista: non basta un anno di tempo per riuscire a raggiungere e mantenere un livello da top 100. Si tratta di qualcosa che si deve stabilizzare nel tempo, soprattutto dopo quattro anni molto difficili. Questa di Roma la vedo come una bellissima parentesi ma il lavoro è ancora molto lungo e complesso”.

Stefano è rimasto l'ultimo, del quartetto con Quinzi, Baldi e Donati, a gareggiare nel circuito pro. Una generazione poco fortunata, nella quale il piemontese potrebbe rappresentare la piacevole eccezione. “Ognuno ha il suo percorso. Non voglio paragonare la mia storia con quella degli altri perché ognuno, se ha mollato, ha avuto il suo buon motivo per farlo. Non mi sento un sopravvissuto, mi sento uno che ha preso delle decisioni anche difficili a volte, cercando di mantenere viva la speranza di costruire qualcosa”.

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