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Il 20enne di Bradenton al “Miami Open” ha vinto il suo primo match del circuito maggiore battendo il cinese Zhang e ripagando gli organizzatori per la wild card concessagli. Ora lo attende il derby con il connazionale Paul. Scopriamo chi è il nuovo Isner, capace da junior di battere due volte su due “Carlitos” Alcaraz
di Tiziana Tricarico | 22 marzo 2024
Mancino, 95 chili distribuiti su 203 centimetri d’altezza, con una mobilità in campo insolita per un atleta di queste dimensioni. E pure “figlio d’arte”: papà Martin Damm senior, doppista più che singolarista ceco, ha conquistato il trofeo di specialità allo Us Open del 2006 dopo essere stato finalista nello stesso anno anche a Melbourne, sempre in coppia con l’indiano Leander Paes.
Entrato in tabellone al “Miami Open” grazie ad una wild card, Martin Damm, 20enne di Bradenton, Florida, ha vinto il suo primo match di main draw nel circuito maggiore, per giunta battendo un top 50 come il cinese Zhizhen Zhang, n.49 ATP, lui che è appena 204 del ranking (che è anche il suo “best”). Soprattutto in precedenza aveva tentato per tre volte la strada delle qualificazioni senza mai riuscire a superarle (Miami 2022 e 2023 e Marsiglia lo scorso febbraio) e vincendo uno solo dei quattro match giocati. Ora lo attende un derby made in Usa con il connazionale Tommy Paul, n.14 del ranking e 13 del seeding, mai affrontato in carriera.
Damm BURSTS onto the scene ??
— Tennis TV (@TennisTV) March 20, 2024
World No. 204 @Martin__Damm defeats Zhang 7-6 7-6 for his first ever ATP win!#MiamiOpen pic.twitter.com/0EY4DgNkif
Damm aveva iniziato la stagione esattamente come aveva concluso quella precedente: giocando un Challenger dopo l’altro, con l’intermezzo delle qualificazioni non superate nell’ATP di Marsiglia.
Ha perso la sua prima finale di categoria in quel di Oeiras 2, fermato dall’elvetico Riedi, ma è stato battuto anche da un paio di giocatori italiani: a Koblenza è stato stoppato nei quarti da Travaglia mentre a Tenerife 2 è stato Maestrelli a batterlo, sempre nei quarti.
Non tutti diventano grandi nello stesso momento. Martin, che è stato n.3 junior, ha fatto un bel po’ di fatica nel passaggio al mondo pro. E così mentre Alcaraz, di cinque mesi più grande, vinceva tra l’altro due Slam e diventava numero uno del mondo, la carriera di Damm stentava a decollare.
L’esempio di “Carlitos” ha una ragione specifica: lo statunitense ha incontrato due volte lo spagnolo da junior ed altrettante volte lo ha sconfitto: nelle semifinali del J1 sulla terra di Porto Alegre nel 2018 e nei quarti di Wimbledon 2019, su quella stessa erba dove quattro anni più tardi il talento di El Palmar avrebbe vinto una storica finale contro Djokovic.
Rotto il ghiaccio in Florida si vedrà quale sarà il futuro di questo erede naturale di John Isner, con uno dei servizi più letali visti tra i giovani emergenti, oltretutto pure mancino.
“È chiaro che devo basare il mio tennis sulla battuta, ma quando ero più giovane cercavo di colpire più palle del necessario - dice Damm -. Mi è servito un po' di tempo per abituarmi ad essere molto aggressivo, a cercare costantemente il vincente con il diritto e ad andare a rete il più spesso possibile. Adesso mi trovo più a mio agio con questa tattica. Alcaraz? Non avrei mai pensato che sarebbe diventato così bravo: sapevo che se Ferrero era il suo allenatore già a quell’età è perché aveva visto qualcosa di importante in lui, ma non potevo prevedere che avrebbe raggiunto la vetta così velocemente. La nostra generazione è molto forte perché ci sono tennisti come Musetti, Rune, Cobolli, Medjedovic…”.
I ragazzi fanno grandi sogni e Martin non è diverso: “Tutti vogliamo essere il numero uno del mondo e vincere gli Slam, ma solo poche persone nella storia ci riescono. Per il momento mi concentro sul raggiungere la top-100 e poi superare il miglior ranking di mio padre (n.42 in singolare, mentre il doppio è arrivato fino al n.5; ndr). Questo mi farebbe emozionare perché mi dedico a questo sport per lui. Sento che far parte dei migliori cinquanta al mondo è un'impresa incredibile. Il mio idolo da bambino era Nadal, mi identificavo in lui perché eravamo entrambi mancini e mio padre mi comprava sempre gli stessi completi che indossava lui…. La verità è che mi piacerebbe affrontare Rafa sulla terra battuta e pure Nole, anche se mi piacerebbe ancora di più misurarmi con Rune e Alcaraz, per valutare qual'è il mio livello rispetto a loro in questo momento e capire cosa devo fare per arrivare dove sono loro adesso”. L’entusiasmo non gli manca di certo, si vedrà.
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