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Dici Darderi e non puoi scindere Luciano junior, Luli, dal senior. Che racconta l’ultima favola del tennis azzurro
di Vincenzo Martucci | 12 maggio 2024
Papà Darderi racconta il figlio Luciano, che si è ritagliato un ruolo da protagonista in quest'edizione degli Internazionali BNL d'Italia. "Luli" stasera chiuderà il programma sul Centrale affrontando al terzo turno il tedesco Alexander Zverev, terza testa di serie e campione a Roma nel 2017.
Che storia ha avuto da tennista Darderi senior?
“Ho 57 anni, ho smesso nel’ 93, ero fra i primi 30 in Argentina, non avevo i soldi per attività ATP, stavo a Buenos Aires, Costa Atlantica, vicino Mar del Plata. Poi, a 18 anni, sono venuto in Europa, sono stato a Roma per 25 anni dal CT Eur al Forma Center ora Villa York, ho battuto giocatori anche al numero 200 ATP, come Martin Rodriguez, del Rio, Pastura”.
Che tipo di giocatore era?
“Ero uno che giocava servizio e dritto forte: i miei figli hanno preso da me, Luli è tanto meglio in tutto, è me, ma tutto potenziato. E Vito, il mio figlio più piccolo, più o meno gioca alla stessa maniera”.
Perché la chiamano tutti Gino?
“Perché all’epoca in Argentina non era permesso chiamarmi con quel nome: volevano solo nomi comuni, come appunto Luciano, che era di famiglia”.
Perché i suoi figli che sono nati in Argentina giocano per l’Italia?
“Io dopo l’esperienza in Italia sono tornato in Argentina dove ho due alberghi. Poi è nato Luciano e gli ho fatto fare lo sport che più mi piaceva, perché è sano. Lui a 7-8 anni ha cominciato a giocare benino, ha fatto i campionati giovanili, under 16 per Italia, quindi i campionati Europei, ha cominciato a lavorare sodo. In Italia mi hanno sempre trattato bene, sin dall’inizio: è un paese molto interessato al tennis, ho tanti amici italiani, e ho fatto i primi contratti per i miei figli in Italia e tutti e due si sono trovati bene con le prime convocazioni in nazionale. Coì hanno tutti e due doppio passaporto e sono giocatori italiani a tutti gli effetti, giocano sotto la bandiera italiana da 12 anni. Mio padre era italiano ed era emigrato in Argentina dopo la guerra, e Luciano è sempre stato molto vicino al nonno di Fano che andavamo a trovare d’estate. Siamo vicini come paesi, diciamo che in generale i sudamericani sono più disordinati rispetto all’Italia”.
Come spiega quest’esplosione di Luli?
“Ho sempre visto in lui la grande voglia di giocare, se continua, le possibilità ci sono: già un anno fa aveva qualità da 40 del mondo, doveva solo avere l’occasione e vincere, per dimostrarlo”.
Qual è stata la partita-chiave che le ha fatto capire le possibilità di suo figlio?
“Per me è esploso con Baez nella semifinale di Cordoba, ha battuto il numero 20 al mondo e ho visto che Luli poteva giocarci alla pari. Non pensavo che ce l’avrebbe fatta: ha giocato un tennis fuori del comune e l’ha battuto”.
E’ rimasto sorpreso del successo contro Navone?
“Sì, perché quest’anno Mariano ha perso solo 3 partite: 2 con Luli e una con Rune. E’ stato bravo, ha fatto quello che doveva, non gli ha dato ritmo. Era fondamentale contro un giocatore che non sbaglia contro il quale devi chiudere due volte il punto: ha tirato e ha messo in campo tanta varietà, non l’ha fatto esprimere”.
Può ancora migliorare?
“Ora deve lavorare su servizio, fiducia, e soluzioni: deve insistere, vediamo che succede alzando il livello: ora deve giocare con uno dei top 5. Come livello può giocare contro tutti: ha la palla che va forte e può vincere, speriamo trovi una atmosfera che gli conviene contro uno che batte molto forte come Zverev”.
Non c’è fretta...
“Luciano ha appena 22 anni, abbiamo tutto il tempo per poter crescere, stando attenti a infortuni e quindi lavorando al meglio sotto il profilo fisico. Io nel team ho due preparatori atletici e due fisio, uno per ogni figlio. Sono il direttore del progetto e pago le spese, ma ora con quello che guadagna Luciano possiamo finanziarci bene. Gli alberghi in Argentina? No, col cambio della moneta quei soldi bastano per girare qualche mese, ma non per un team costoso come il mio”.
Casa è Argentina o Fano?
“Casa per un tennista professionista è in tanti posti. Ora c’è il circuito in Asia poi in America, quindi Umago, gli Slam… Io ho una casa Fano, ma ora andiamo a Torino, poi Lione e il Roland Garros. Organizziamo tutto col mio amico-manager Luca del Federico”.
Un consiglio: sorrida più spesso!
“Ma… in campo devi fare sempre guerra, non bisogna mollare, devo trasmettere un po’ di grinta. Fuori sorrido”.
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