

Dopo la prova maiuscola di Jannik contro Monfils, stanotte la semifinale contro l’americano rilanciato dal coach di Courier che si esalta proprio sul cemento veloce come Toronto ed è ringalluzzito dal successo su Alcaraz. Nel ricordo dei precedenti contro l’italiano…
di Vincenzo Martucci | 12 agosto 2023
Impressionati. Un po’ anche dalla bellezza della natura, dal magico sincronismo della notte che diventava giorno alle 5 del mattino. Impressionati mentre si alzava anche l’alba di Jannik Sinner che imponeva il fisico dei 21 anni e la regolarità di un atleta sempre più cosante e maturo alla più intrigante cicala del tennis, il quasi 37enne Gael Monfils. Impressionati dal livello sempre molto alto del match equilibratissimo. Impressionati dagli scambi, dalla precisione e dalla potenza dei servizi e delle risposte. Soprattutto impressionati, ecco, dalla tenuta nervosa del ragazzo altoatesino che sembra un veterano e che solo a metà terzo set, dopo l’ennesima quasi rimonta del fenomeno francese, ha avuto un gesto di stizza forse verso i raccattapalle davvero frastornati (eufemismo) e quasi verso se stesso per un dolorino muscolare (un normale indurimento dopo due ore e 20 di battaglia).
Impressionati perché era il primo gesto di stizza dopo che per due ore piene ci aveva ricordato, anche per i colori in viso, un certo Bjorn Borg che non batteva ciglio mai. Impressionati. Ieri notte, come del resto al test d’esordio a Toronto contro Matteo Berrettini - che aspettava solo un aiutino per scalare un’altra marcia dopo il miracoloso ritorno di Wimbledon -, siamo curiosissimi di vedere come si comporterà stanotte il profeta del nuovo tennis italiano. Nel segno di un tennis sempre più duro ed anarchico, contro il superincontrista che ha eliminato per il secondo anno di fila Carlos Alcaraz al Masters 1000 del Canada. Dopo avergli annullato un match point 12 mesi fa a Montreal.
VELOCITA’
Oggi il tennis è iper-veloce e iper-fisico, come un video game, come il flipper, la luce si accende e si spegne, e la tecnica viene schiacciata. Così come le famose variazioni che Sinner sta imparando dalla copiati coach Vagnozzi-Cahill ma che nel bim-bum-bam contro Monfils non riesce ad attuare perché la palla gli torna addosso troppo in fretta e perché sul piano del talento tennistico, soprattutto su un campo rapido come quello di Toronto, “la Pantera” (copyright Nadal) si esalta.
Sarà così - pur su un piano tattico differente - anche stanotte contro Tommy Paul, una delle grandi promesse del tennis Usa che proprio non sbocciava.
“Ho dovuto prenderlo a schiaffi, era indisciplinato”, ha rivelato agli Australian Open di gennaio la sua guida, Brad Stine (che ha portato Jim Courier alla pari dei primi della classe yankee, Agassi e Sampras), dopo le semifinali contro Djokovic rilanciando le qualità fisiche e tecniche del 26enne che bussa alle porte dei top 10 (da 14). Qualità che erano state a lungo soffocate dalla proverbiale discontinuità, a dispetto di 3 anni di lavoro insieme. “Quando si gioca a tennis va tutto bene: si diverte, gli piace e si impegna, ma il problema con Paul non è il tennis”. La svolta è avvenuta agli Us Open dell’anno scorso, quando il tecnico - secondo quanto dichiarato al giornale The Age - ha urlato a brutto muso all’allievo: “Ehi, ho bisogno di Tommy Paul. Dov'è Tommy Paul? Questo ragazzo che è qui in questo momento non è Tommy Paul”.
Il ragazzo ha reagito ma è tornato presto ai vecchi lapsus di attenzione anche a Melbourne, con Stine che l’ha ripreso ancora per i capelli: “Devi essere più sciolto, devi essere quel ragazzo che conosciamo, perché quando giochi il miglior tennis, gestisci la pressione molto bene ma se vuoi cambiare qualcosa nella tua vita devi farlo ogni giorno fino a quando non diventa la norma. Devi essere più concentrato e più intenso, sempre, se vuoi per tradurlo poi, sempre, anche sul campo, in partita”.
PRECEDENTI
Dopo la finale persa ad Acapulco, con De Minaur, “il ragazzo” figlio del “corri e tira” del cemento, ha battuto Struff e Hurkacz a Indian Wells e quindi Fokina a Miami, s’è eclissato sulla terra rossa, s’è ripresentato sull’erba con la finale di Eastbourne contro Cerundolo e i 5 set di terzo turno di Wimbledon contro Lehecka, poi è sparito dietro i due anonimi secondi turni a Newport e Los Cabos, per rilanciarsi alla grande a Toronto coi successi su Schwartzman, Cerundolo, Giron e soprattutto contro il numero 1 del mondo, Alcaraz, cui ha fatto perdere la pazienza.
E ora sfida di nuovo Sinner in una semifinale che si preannuncia estremamente equilibrata, partendo dall’1-1 dell’anno scorso, con l’americano che mette sul tappeto velocità, completezza e corsa, ma meno soluzioni perentorie di Monfils. Sulla terra in altura di Madrid, Jannik l’aveva spuntata per 6-7 7-6 6-3, ma ce l’aveva fatta solo dopo tre ore di batti e ribatti, subendo la rimonta da 5-2 nel primo set, perdendolo poi al tie-break, e annullando 3 match point nel secondo, con l’americano avanti 5-3, ricorrendo infine anche a un medical time-out. E poi sull’erba di Eastbourne era stato Paul a prevalere, sempre in tre set per 6-3 3-6 6-3. Rieccoci alla “bella” in una partita-svolta per entrambe.
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