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Parola al campo: Sinner ha già fatto meglio di 9 numeri 1

La lista dei numeri 1 Atp non è poi così lunga, visto che Jannik Sinner è il ventinovesimo della serie. Ma l'azzurro ha già superato - per risultati e presenza al vertice - diversi predecessori: ecco quali

di | 02 ottobre 2024

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Al di là di tutto quello che accade attorno e che – per dirla con le parole di Sinner – non possiamo controllare, è il caso di tornare al campo e ai risultati. Perché le ultime settimane passate in vetta da Jannik hanno già portato in dote alcuni verdetti.

Dei 28 giocatori che lo hanno preceduto al vertice del tennis mondiale, addirittura in 9 sono già stati superati dall'altoatesino, non solo prendendo in considerazione il numero di settimane da leader, ma pure i trionfi Slam. Si tratta di una cifra significativa, perché in pochi mesi l'allievo di Simone Vagnozzi e Darren Cahill si è messo alle spalle circa il 30 per cento della storia di questo sport. Vediamo come.

I campioni già superati da Sinner

I campioni già superati da Sinner

GLI EROI DI UN GIORNO

Consideriamo – in maniera ingenerosa, forse – eroi di un giorno tre personaggi che magari avrebbero meritato più spazio nella storia, ma che a conti fatti sono rimasti un passo indietro rispetto agli altri numeri 1. Eroe di un lunedì è stato Pat Rafter, vincitore di due Us Open sì, ma rimasto al comando del ranking soltanto per una settimana, peraltro nel 1999, anno senza Slam. Eroe di un giorno è stato anche Carlos Moya, due settimane da leader ma un solo Major, il Roland Garros 1998, quando superò in finale il connazionale Alex Corretja.

Eroe di una domenica fu pure Andy Roddick, capace di arpionare il titolo a New York prima che sul tennis si abbattesse il ciclone Roger Federer. Tornando a Rafter, più di quei trionfi americani restano in mente le sconfitte, come quella patita da Ivanisevic nella più folle finale di Wimbledon. E anche Moya e Roddick sono andati incontro a diverse partite amare, nella loro carriera. Carlos, poi al fianco di Rafa Nadal nel ruolo di coach, è stato uno dei primi spagnoli a smarcarsi dall'etichetta di terraiolo, ma poi sul rapido gli è sempre mancato qualcosa (il servizio, per esempio), in un periodo (gli anni 90) in cui in effetti c'era una certa concorrenza. Roddick, oggi apprezzato commentatore, è stato invece il classico prodotto 'Made in Usa', forte forte sì ma troppo lontano dai predecessori per brillare di luce propria. 

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I RE DELLA TERRA

C'è poi il pacchetto dei terraioli. O meglio, di coloro che sul rosso hanno ottenuto i loro risultati migliori. Su tutti, Thomas Muster, il mancino austriaco scampato a un incidente che poteva costargli la carriera e che poi è divenuto icona di resistenza alla fatica. Il mentore dell'attuale presidente Atp Andrea Gaudenzi vinse il Roland Garros del 1995 e divenne numero 1 (per 6 settimane) nel febbraio dell'anno successivo. In carriera vanta 44 titoli Atp, 40 dei quali sul rosso. Con una spiccata apertura al veloce solo nella fase conclusiva, quando aveva meno da perdere e il braccio poteva viaggiare più sciolto.

L'altro re della terra approdato al numero 1 è l'attuale allenatore di Carlos Alcaraz: Juan Carlos Ferrero vinse il Roland Garros del 2003, anche se non è passato alla storia come uno capace di prendersi al volo le occasioni. In quel periodo, inizio del nuovo millennio, era di gran lunga il migliore sul rosso, ma riuscì a concretizzare relativamente poco: vinse 13 tornei sul mattone tritato, ma solo 4 di quelli che oggi chiamiamo Masters 1000: Roma, Monte-Carlo (2 volte) e Madrid. Non fu (solo) un re della terra, ma sul lento si trovava molto bene anche Marcelo Rios, unico di questo gruppo di numeri 1 a non aver mai vinto un Major. Il suo miglior risultato Slam tuttavia arrivò sul cemento degli Australian Open, nel 1998 (quando vinse Petr Korda, padre di Sebastian).

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I RUSSI

Infine, i russi. Sono addirittura tre quelli superati da Sinner in questi mesi. Il primo è Evgeny Kafelnikov, trionfatore a Parigi nel 1996 e poi in Australia nel 1999, numero 1 per 6 settimane. Il Principino non fu un esempio di dedizione, ma era dotato di un talento geometrico con pochi paragoni nella storia. Discorso simile, ma tennis diverso, per Marat Safin, che a chi gli faceva notare un certo spreco di talento rispondeva semplicemente di volersi godere la vita.

Marat vinse gli Us Open del 2000 (su Sampras, giocando un tennis di un livello spaziale) e Melbourne 2005, ma complessivamente rimase in vetta solo per 9 settimane. Un'eresia, per uno che avrebbe potuto dominare il suo sport per anni. Infine, e arriviamo ai tempi attuali, ecco Daniil Medvedev. Col quale è forse ingiusto fare paragoni, visto che siamo a carriere ancora in corso, ma che per il momento rimane dietro a Sinner. Di una settimana se parliamo di leadership, di uno Slam se parliamo di trionfi pesanti. Per uno che all'inizio era considerato come la bestia nera di Jannik, uno smacco non da poco.

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