Matteo sa di poter trovare un ambiente favorevole, che lo ha già visto trionfare nel 2019. La wild card concessagli dagli organizzatori riporterà dunque a Phoenix per questo Challenger 175 il primo italiano di sempre a giocare una finale di Wimbledon. È la terza partecipazione per Matteo che, ad attenderlo, non troverà certo un tabellone al miele
10 marzo 2024
Aveva salutato il circuito negli Stati Uniti e proprio da quella che una volta era la terrà delle opportunità ha deciso di ricominciare la sua avventura. In mezzo, per Matteo Berrettini, ci sono sei mesi di stop, neanche a dirlo, per infortunio. Una caduta durante il match di secondo turno allo Us Open contro il francese Arthur Rinderknech fermò la rincorsa del talento azzurro, una rincorsa che riparte adesso con un team tutto nuovo e una rinnovata fiducia.
Oggi n.154 del ranking Atp, il 27enne romano ha infatti scelto l'Arizona Tennis Classic - il Challenger di Phoenix - per provare a ricostruire una classifica (e una carriera) che, nel gennaio del 2022, aveva toccato la sesta posizione mondiale. L’appuntamento per questo attesissimo ritorno è proprio per questa settimana, dal 12 al 17 marzo.
Non un caso, forse, se il torneo scelto da Matteo per il suo comeback è quello di Phoenix, che tradotto nella lingua di Dante significa “fenice”, l’uccello mitologico capace di risorgere a vita nuova dalle proprie ceneri e da sempre il simbolo della rinascita. Una rinascita che tutti si augurano per questo ragazzo che ha già abbondantemente pagato dazio alla malasorte.
La grinta di Matteo Berrettini (foto Getty Images)
Del resto qui, Berrettini sa di poter trovare un ambiente favorevole, che lo ha già visto trionfare nel 2019. La wild card concessagli dagli organizzatori riporterà dunque a Phoenix per questo Challenger 175 il primo italiano di sempre a giocare una finale di Wimbledon. È la terza partecipazione per Matteo che, ad attenderlo, non troverà certo un tabellone al miele, visto che già a una rapida occhiata dell’entry list si possono scorgere ostacoli del calibro del tre volte campione Slam Andy Murray o del tedesco Jan-Lennard Struff (25 Atp), senza contare tutti i fuoriusciti dai primi turni del Masters 1000 di Indian Wells che vorranno percorrere i circa 400 km che separano i due tornei per tenersi “caldi” in vista di Miami.
Tra gli altri, ci sarà anche il kazako Alexander Shevchenko che, lo scorso anno, proprio in Arizona lo sconfisse nei quarti di finale. Questo per dire che, se è lecito augurarsi una buona prova dall’azzurro, è altrettanto evidente che Matteo avrà bisogno di tempo e di partite per metabolizzare tutti i cambiamenti che hanno caratterizzato questi ultimi mesi.
“Ha un’energia diversa - ha recentemente raccontato il fratello Jacopo - e l’ho visto molto meglio rispetto a qualche settimana fa. Ha scelto un percorso nuovo che sicuramente gli sta dando tante motivazioni. Ha una gran voglia di fare bene. C’è ancora qualche piccola ombra, come è normale, ma finalmente vede la luce”.
“La qualità che esprime in campo - ha spiegato il fratello minore che con Matteo ha condiviso alcune settimane di allenamento - è già molto alta. L’ho visto davvero in palla. C’eravamo allenati insieme anche nella prima settimana dell’anno, prima che lui partisse per l’Australia, e lì era più incerto. Ho proprio visto un grosso cambiamento in queste ultime settimane”.
Anche l’amico di sempre Marco Gulisano (attuale coach del 22enne Gigante) conferma che: “Matteo sta facendo le scelte giuste per ripartire”. Berrettini, come noto, ha salutato coach Vincenzo Santopadre e il suo team (di cui Gulisano faceva parte) per approdare tra le esperte mani di Francisco Roig, il coach catalano già parte del team di Rafael Nadal per più di quindici anni.
“Mi sono preso - ha raccontato Matteo in una recente conferenza stampa - il tempo necessario per rientrare al top. Sto bene, ho in mente di fare una bella annata e mi sto concentrando, forse come mai prima, per tornare a divertirmi e far divertire tutti i miei tifosi. Sono stati mesi complicati in cui non ho potuto fare ciò che più amo, cioè competere, e per questo ho sofferto parecchio”.
Nonostante l’impegno sempre al massimo, in questi sei mesi lontani dal campo Berrettini ha confessato di essersi trovato più in difficoltà rispetto ai precedenti stop: “Non ho accettato questa situazione ed ho passato un momento davvero difficile che, per fortuna, mi sento di aver superato. Mentalmente e fisicamente sto bene. Ho tantissimi stimoli e tanta voglia di tornare sul tour. Sento una bella energia nell’aria”.
L'augurio è che i giorni migliori per Matteo tornino presto. Magari proprio a partire dalla città della fenice dove potremmo festeggiare la rinascita di un campione amatissimo, fondamentale negli anni passati per il nostro movimento. In fondo, da scartare (dallo scorso anno) ci sono appena 32 punti. Mentre il Challenger americano ne mette in palio 175. Arrivare in fondo, significherebbe mettere i top 100 di nuovo nel mirino, ma in sostanza si tratta di un primo test: per fare i conti, c'è tempo.