Un quarto di finale Challenger non è di per sé un'impresa straordinaria, ma diventa rilevante se alle spalle c'è un periodo nero. Le vittorie sui locali Alexis Galarneau (in lotta) e Gabriel Diallo (numero 8, dominato in due set) rappresentano un nuovo punto di partenza per il varesino che nel 2022 aveva guadagnato oltre 500 posizioni
20 agosto 2023
Il 2022 era stato il suo anno: aveva cominciato la stagione da numero 681 Atp, l'aveva terminata al numero 153. Una progressione straordinaria e imprevedibile, arrivata grazie a tanti risultati di valore nel circuito Itf e pure in quello Challenger: sette titoli in totale (cinque più due), tra cui quelli di Saint Tropez e di Vilnius. All'inizio di quest'anno, Mattia Bellucci ha trovato la sua prima partecipazione Slam (in Australia, dove è passato dalle qualificazioni prima di lottare contro Bonzi) e il best ranking (142 al mondo). Poi il calo, una serie di risultati altalenanti che erano pressoché inevitabili visto l'impatto – duro come per chiunque – con il mondo dei big.
Così è accaduto che nei primi sei mesi del 2023 siano arrivate solamente tre partite vinte, con diverse eliminazioni al primo turno. Frutto di una fiducia al ribasso, ma anche di una programmazione ambiziosa, che ha puntato all'esperienza nel circuito maggiore. Mattia ci ha provato a Delray Beach, Indian Wells, Miami, Banja Luka, Roma e Roland Garros. Non è andata bene, ma si trattava di un tentativo doveroso: quando si vince nei Challenger, l'obiettivo non può che spostarsi un pochino più in alto.
L'erba aveva cominciato a dargli un po' di respiro, con qualche match incamerato e un terzo turno nelle quali di Wimbledon. Ma è stato nel Challenger canadese di Winnipeg (80 mila dollari, cemento) che il mancino lombardo ha ritrovato lo smalto dei tempi migliori. Un quarto di finale non è di per sé un'impresa straordinaria, ma diventa rilevante se alle spalle c'è un periodo nero. Le vittorie sui locali Alexis Galarneau (in lotta) e Gabriel Diallo (numero 8, dominato in due set) rappresentano un nuovo punto di partenza. Con un po' di amaro in bocca per il match perduto in tre set di fronte allo svizzero Leandro Riedi, poi finalista.
Bellucci, al suo arrivo nel circuito ad alto livello, aveva impressionato non soltanto per i risultati, ma anche per la capacità di giocare un tennis offensivo e decisamente non omologato, con una buona mano e una propensione verso la rete non comune, unita a un approccio istintivo che gli garantiva le simpatie del pubblico di ogni torneo. Il problema in questi casi è trovare equilibrio, e così pure la capacità di vincere anche nei momenti in cui tutto non va per il verso giusto. Un momento positivo di questo 2023 è arrivato a Cagliari, con un successo su Diego Schwartzman che aveva riportato Bellucci in prima pagina: “L'ho studiato per anni – diceva il lombardo dopo quel successo – e questo mi è servito per capire come affrontarlo”.
La volée di diritto di Mattia Bellucci
Del resto la voglia di studiare tennis non è mai mancata al mancino della MXP Academy, seguito da coach Fabio Chiappini. Da Castellanza (provincia di Varese) alla conquista dei tornei negli angoli più sperduti, quello che è sempre piaciuto di Mattia e delle persone che lavorano insieme a lui è il coraggio di non porsi limiti, arrivando nel giro di un lasso di tempo molto breve a scalare il ranking come pochi altri italiani sono riusciti a fare.
Oggi, a 22 anni, Bellucci resta uno degli azzurri più interessanti da veder giocare, su ogni superficie. Sul possibile approdo tra i 100, che cambierebbe le prospettive, c'è ancora da lavorare, ma il tempo sta dalla sua parte. Intanto il ranking Atp dice 198, ma la Race lo colloca al numero 313: sarà un finale di stagione da giocare in rincorsa, ma c'è da stare sicuri che Mattia non risparmierà energie.